BARTOLO MASCARELLO, LA TRADIZIONE DI LANGA E IL BAROLO D'ASSEMBLAGGIO. UNA VERTICALE.
di FILIPPO APOLLINARI - 07 gennaio 2020
“La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli; quella dei ricchi dai loro genitori.”
Jean-Jacques Rousseau
Jean-Jacques Rousseau
“Non c’è tradizione che possa privarsi del valore dell’eredità”
F.A.
I BAROLO IN DEGUSTAZIONE: 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015
Maria Teresa Mascarello appartiene a quella generazione di vignaioli nata sotto il segno dell’eredità. Un lascito che porta con sé il peso di una responsabilità stratificata nelle fatiche dei padri; in coloro che hanno vissuto il Novecento delle due guerre e non della ripresa economica degli anni Ottanta, l’alba, non priva di ombre, del settore enologico nazionale.
È in quelle fatiche, volte prima alla sussistenza e poi alla consacrazione del proprio territorio, che Barolo e Barbaresco hanno forgiato il proprio successo odierno. È in quegli uomini e in quelle donne, in zigomi stilizzati dalla fame, in rughe scavate dal lavoro, in mani fibrose come tralci e in occhi opalescenti che non sono mai stati bambini. È qui che affondano le radici della tradizione di Langa.
Una tradizione che per qualche vignaiolo è divenuta dote e per qualcun altro fardello, schiacciato dal peso della responsabilità, vittima di quella malinconia di chi nasce su una barca che sa che non attraccherà mai; senza potervi mai scendere, senza alcuna via di accesso al timone.
In questo inizio di anno brindo a quei vignaioli come Maria Teresa Mascarello, Augusto Cappellano, Luca Roagna, Mario Fontana, Marta e Carlotta Rinaldi, vignaioli che al timone ci sono arrivati, raccogliendo un’eredità preziosa e arricchendola con il proprio talento.
All’azienda Mascarello, vera e propria mecca enologica nel ventre del comune di Barolo, spetta il ruolo di genitrice della figura del vignaiolo artigiano di Langa: un vinificatore che produce il proprio vino dalle uve di proprietà. Un ruolo inedito per la Langa, in antitesi a quello dei commercianti che hanno dominato la scena produttiva fino ai primi anni Ottanta ed il cui Barolo è il risultato di una mediazione di uve.
La costituzione della cantina risale al 1 gennaio 1920 e si deve a Giulio Mascarello (1895-1981), patriarca della famiglia, che, dopo essersi congedato dal servizio militare al termine della Grande Guerra, nel 1919 ritorna nel paese nativo con l’intento di dedicarsi interamente alla produzione di vino. Sono anni in cui il Barolo, prodotto rigorosamente dall’assemblaggio di uve provenienti da più vigne, si vende quasi solo in damigiana.
Nonostante una formazione da autodidatta a Giulio vengono ben presto riconosciute capacità al di sopra della media, sia nella realizzazione dei vini, sia nella gestione della clientela.
Durante gli anni Trenta il piccolo patrimonio viticolo della cantina si amplia attraverso acquisizioni nei Cannubi (due giornate piemontesi), nel San Lorenzo e nel Ruè. Proprietà che si sommano alla porzione di vigneto nel Monrobiolo della Bussia e alle uve delle Rocche dell’Annunziata di La Morra, coltivate a quel tempo da parenti paterni.
Nel secondo dopo guerra Giulio viene affiancato nella conduzione dell’azienda dal figlio Bartolo, a cui si deve il merito di essere riuscito a consacrare la cantina di famiglia come una roccaforte dell’artigianalità oltre i confini regionali, tanto da sovvertire, già a metà degli anni Sessanta, il rapporto tra vino venduto come sfuso e imbottigliato.
Vignaiolo di grande tempra e lungimiranza, con una parte attiva nella resistenza partigiana, Bartolo Mascarello assurge – per usare le parole di Daniele Cernilli - a nume tutelare della denominazione e custode della tradizione del Barolo d’assemblaggio, tradizione a cui la famiglia rimane ancorata anche negli anni a venire, quando in Langa imperversa un “processo di borgognizzazione” volto alla vinificazione per singola vigna.
Dalla scomparsa di Bartolo, avvenuta nel marzo del 2005, le redini aziendali sono nelle mani della figlia Maria Teresa che, vendemmia dopo vendemmia, è riuscita ad apportare un saldo aggiuntivo di sensibilità alla filiera. La continuità nelle tradizioni, la protezione del paesaggio, il rispetto del consumatore sono emblematici di un’etica contadina se possibile ancora più rigida di un tempo.
L’azienda, oggi come allora, conduce meno di sei ettari di vigneto, con epicentro nel comune di Barolo. Di questi, 3,4 ettari sono di nebbiolo da Barolo - 3 dei quali di proprietà - e sono suddivisi nelle quattro vigne che costituiscono l’assemblaggio storico dell’unico Barolo prodotto.
LE VIGNE DELL’ASSEMBLAGGIO STORICO E LE VIGNE DI OGGI NEL DETTAGLIO:
- Rocche dell’Annunziata (MGA di La Morra): 1,2 ettari di nebbiolo da Barolo.
- Cannubi (MGA di Barolo): 1 ettaro di nebbiolo da Barolo.
- Ruè (MGA di Barolo): 5000 mq di nebbiolo da Barolo e 2500 mq di dolcetto.
- San Lorenzo (MGA di Barolo): 3000 mq di nebbiolo da Barolo e 6000 mq di Barbera.
Essendo quest’ultima parcella oggetto di un contratto di affitto avente scadenza nel 2025 (con speranza di rinnovo da parte d Maria Teresa), la vendemmia del 2019 è pertanto la prima annata in cui il Barolo della famiglia Mascarello è ottenuto dall’assemblaggio di cinque vigne.
LA GESTIONE DELLA VIGNA.
Il cambiamento più rilevante nella gestione della vigna si innesca sul finire degli anni Novanta con la scelta di non ricorrere più al diserbo chimico. Le lavorazioni del suolo da questo momento si fanno via via meno invasive e ad appannaggio esclusivo di interventi meccanici e manuali. La gestione dell’apparato fogliare, invece, rimane fedele in linea di massima alla scelta di non cimare.
FERMENTAZIONE.
In cantina, come un tempo, l’esperienza prevale sulla tecnologia e tutto è volto ad assecondare le peculiarità della vendemmia. Le uve, una volta diraspate e senza pigiatura, vengono riposte in due tini di legno da 50 ettolitri e due vasche di cemento da 75 ettolitri. Le diverse vigne sono co-fermentate e nonostante l’ordine di riempimento delle vasche dipenda dall’andamento della stagione vegetativa, statisticamente vede l’esordio di San Lorenzo e Cannubi.
Dai primi anni 2000 le fermentazioni alcoliche sono veicolate da lieviti (BRL97) isolati dall’Università di Torino su piante di nebbiolo di Langa. Durante la fermentazione tumultuosa si eseguono di norma due rimontaggi al giorno e nessuna follatura. Sviluppati gli zuccheri, ogni volta che la qualità delle uve lo consente, si precede alla steccatura del cappello, lasciando quindi gli acini in infusione (il cosiddetto “cappello sommerso”) per un periodo che nel 2010 ha raggiunto i 56 giorni. La malolattica si svolge spontaneamente nella primavera successiva alla vendemmia in tini di rovere di Slavonia di 30/35 ettolitri di Garbellotto, contenitori nei quali il vino riposa successivamente per tre anni. L’imbottigliamento avviene a luglio del quarto anno dalla vendemmia, prima della commercializzazione di novembre.
La tecnologia all’interno delle mura della cantina rimane essenziale e si sostituisce con le tempistiche naturali dettate dall’usura. In quest’ottica nel 2008 la vecchia pompa a pistoni cede il posto a una meno invasiva pompa peristaltica, mentre nel 2015, insieme a una nuova diraspatrice, viene acquistato anche un tavolo di cernita. L’ultimo acquisto effettuato ad oggi è dell’anno successivo e riguarda un nuovo torchio verticale per una più qualitativa selezione del pigiato.
Il processo di rinnovamento dei legni utilizzati in cantina inizia con Bartolo nel 1999 e porta una progressiva sostituzione di botti di legni locali, la maggior parte di castagno e acacia, con botti delle medesime dimensioni ma di rovere di Slavonia. L’unico fornitore è tutt’ora Garbellotto.
La gamma produttiva continua a prevedere un DOLCETTO D’ALBA, un LANGHE FREISA, una BARBERA D’ALBA, un LANGHE NEBBIOLO e un BAROLO “CLASSICO”. A questi si aggiunge un Barolo Chinato carbonaro a disposizione solo per gli amici. La produzione complessiva si aggira mediamente sulle 30/35 mila bottiglie.
LE ANNATE DI BAROLO IN DEGUSTAZIONE
2010: Annata “classica”. Inverno rigido e nevoso, primavera fresca e seconda parte di estate che permette di recuperare un lieve ritardo vegetativo. La raccolta delle uve si svolge senza fretta in giornate piene di sole ed entusiasmo. Maria Teresa Mascarello inizia la vendemmia il 7 ottobre nel San Lorenzo e nei Cannubi, il 9 ottobre prosegue nel Ruè e il giorno dopo la conclude nel Rocche dell’Annunziata. Il vino è un’opera d’arte neoclassica. Convince per tratto e stile, ma soprattutto per profondità e proporzione. Un vino dall’ossatura mascolina e dall’energia a flusso continuo. Ogni componente è al suo posto e definita, compresa una tannicità dolce e di spessore. Potenziale evolutivo senza limiti.
2011: Annata precoce. A un inverno regolare e senza particolari sottolineature, segue un marzo piovoso (in alcune zone si registrano 176mm di pioggia contro i 90mm del 2010) e un aprile con temperature superiori alla media. La fioritura avviene quasi un mese in anticipo. L’inizio dell’estate è umido e caldo, prima di un finale di stagione all’insegna di giornate luminose e soleggiate. La vendemmia parte il 20 settembre nel San Lorenzo e nei Cannubi, continua il 22 nel Ruè e termina il 24 nel Rocche dell’Annunziata. Un vino suadente e predisposto al dialogo fin dagli assaggi immediatamente successivi all’imbottigliamento, mai in chiusura, mai reticente. Solare, aggraziato, sorridente, in piena armonia.
2012: Annata articolata. L’inverno non arriva fino alla cuspide tra gennaio e febbraio, quando porta in dote giornate con temperature ampiamente al di sotto dello zero, con picchi anche di -15 °C. La primavera alterna una prima fase fresca e piovosa a una successiva con temperature superiori alla media. L’estate si caratterizza per temperature medio-alte che crescono fino alla seconda metà di agosto, con massime anche sopra i 38 °C e con precipitazioni scarse. La vendemmia a casa Mascarello esordisce l’1 ottobre nel San Lorenzo, per passare il giorno successivo nei Cannubi. Le uve nel Rocche dell’Annunziata vengono colte il 5 ottobre, mentre l’8 si concludono le operazioni nel Ruè. È un vino in cui Maria Teresa riconosce, con sicurezza materna, eleganza e classicità. Doti che personalmente fatico a scorgere oltre una coltre di nebbia che si dissolve prima di condensarsi nuovamente. Leggo piuttosto un liquido ancora in cerca di una strada da percorrere: né elegante e “soffice” quanto 2011 o 2015, né profondo o mascolino quanto 2010 o 2013. L’energia non manca e per questo non credo si possa escludere uno sviluppo positivo nel tempo. Restiamo in attesa.
2013: Annata tardiva. L’inizio del ciclo vegetativo della vite è inibito da una primavera con temperature al di sotto della media. Un ritardo che continua per via di una prima fase di primavera piovosa. L’estate registra un miglioramento delle condizioni meteorologiche, che dura fino alla raccolta, quando qualche pioggia crea preoccupazione. Maria Teresa inizia la vendemmia l’11 ottobre nel San Lorenzo e nei Cannubi, prosegue il 12 nel Rocche dell’Annunziata e il 18 nel Ruè. Il vino palesa dal primo sorso un’ossatura solida e un carattere spavaldo, esuberante. L’aria lo aiuta a dosare le forze e trovare una maggiore distensione, tra una trama tannica fitta e un’acidità corroborante. È un millesimo che scalpita e non fa nulla per mitigare la propria inebriante e giovanile energia.
2014: Annata delicata. Senza l’esperienza del 2002 - millesimo analogo per difficoltà - probabilmente oggi parleremmo di un’annata dai risultati più deludenti di quelli che invece possiamo riscontrare. La primavera entra in scena con un po’ di anticipo, ma senza picchi di calore. L’estate invece è all’insegna della piovosità, “non tanto dal punto di vista del numero di giorni piovosi quanto da quello delle intensità dei fenomeni”. Settembre e ottobre veicolano giornate soleggiate e buone escursioni termiche. L’azienda Mascarello inizia la vendemmia il 4 ottobre nel San Lorenzo e in una parte dei Cannubi. L’8 ottobre si prosegue nel Ruè e il giorno successivo si conclude nel Rocche dell’Annunziata e nella restante parte dei Cannubi. Il vino mostra un’ossatura più sottile rispetto ai millesimi precedenti. Risalta maggiormente le sottigliezze e i chiaroscuri dell’annata. Ne apprezzo l’agilità del sorso e l’eleganza del portamento. Il tempo permetterà al vino di stratificare meglio l’olfatto.
2015: Annata solare. Una prima parte dell’inverno abbondantemente nevosa è il preludio a un febbraio mite e a una primavera che porta un anticipo del ciclo vegetativo, che si conserverà fino alla vendemmia. A maggio e giugno si annotano diverse piogge, che rallentano solo a luglio, quando le temperature toccano più volte i 40°C e le giornate soleggiate si succedono una dopo l’altra. Maria Teresa inaugura la raccolta il 28 settembre nel Cannubi; prosegue l’1 ottobre in una parte del Ruè e il 5 ottobre nel Rocche dell’Annunziata. L’ultima porzione del Ruè viene raccolta il 9 ottobre. Nel calice sosta un capolavoro di grazia e armonia. Un vino che mostra sapore e dolcezza tattile, ma soprattutto una qualità dell’estrazione tannica superiore, soffice e disegnata. Un vino che parla con la disinvoltura di chi è sicuro delle proprie argomentazioni. Perfetto ora e per almeno i prossimi vent’anni.