BOLGHERI, GRATTAMACCO IN VERTICALE
di VITALIANO MARCHI - 28 dicembre 2015
Negli ultimi anni una certa “nouvelle vague” della narrazione enoica sembra essersi dimenticata di un’intera classe di vini, sacrificata a vantaggio di un modello produttivo “tutto in sottrazione”.
Lontano da questo ostracismo, nelle righe che seguono vi parlo del Grattamacco, un vino diventato da tempo una delle pietre miliari del comprensorio bolgherese.
Il Grattamacco nasce da una felice intuizione di Piermario Meletti Cavallari, un ferrarese trapiantato in Lombardia, alimentato da una profonda passione per il vino. Una passione che cresce di anno in anno e che lo porta alla fine degli anni settanta a trasferirsi a Bolgheri, dove, stimolato e incuriosito da quello che la Tenuta San Guido stava ottenendo con il Sassicaia, decide di acquistare il vicino Podere Grattamacco.
Nel 1982 esce il primo millesimo del suo vino, realizzato utilizzando cabernet sauvignon e merlot, i due vitigni internazionali che stavano dimostrando un perfetto adattamento al territorio, con un saldo di sangiovese, vitigno che ne sancirà l’originalità stilistica e contribuirà in modo determinante ad accentuarne il successo.
Dopo un ventennio scandito da un riscontro positivo di critica e consumatori, nel 2002 il podere Grattamacco viene ceduto all’azienda Collemassari, gestita a sua volta dalla fondazione Bertarelli, un progetto imprenditoriale che prevede il recupero paesaggistico e funzionale di alcune importanti tenute toscane e che fa capo all’ industriale svizzero Claudio Tipa, famoso per le gesta di Alinghi nell’ America’s Cup.
Come spesso succede quando un’azienda di successo cede le redini del proprio timone, il rischio di un cambio di rotta e che l’identità dei vini prodotti vada perduta generano tra appassionati e fedelissimi un normale senso di perplessità. Ad oggi, invece, il Grattamacco mantiene fede alla sua fama di vino rosso ambizioso, radicato nel luogo di provenienza, con note balsamiche e territoriali che lo accompagnano in tutte le annate. Si tratta di un vino che ha una grande capacità di invecchiamento, come ci ha dimostrato la verticale a cui ho partecipato di recente, tenuta presso l’Enoteca Burioli di Budrio di Longiano (FC).
Lontano da questo ostracismo, nelle righe che seguono vi parlo del Grattamacco, un vino diventato da tempo una delle pietre miliari del comprensorio bolgherese.
Il Grattamacco nasce da una felice intuizione di Piermario Meletti Cavallari, un ferrarese trapiantato in Lombardia, alimentato da una profonda passione per il vino. Una passione che cresce di anno in anno e che lo porta alla fine degli anni settanta a trasferirsi a Bolgheri, dove, stimolato e incuriosito da quello che la Tenuta San Guido stava ottenendo con il Sassicaia, decide di acquistare il vicino Podere Grattamacco.
Nel 1982 esce il primo millesimo del suo vino, realizzato utilizzando cabernet sauvignon e merlot, i due vitigni internazionali che stavano dimostrando un perfetto adattamento al territorio, con un saldo di sangiovese, vitigno che ne sancirà l’originalità stilistica e contribuirà in modo determinante ad accentuarne il successo.
Dopo un ventennio scandito da un riscontro positivo di critica e consumatori, nel 2002 il podere Grattamacco viene ceduto all’azienda Collemassari, gestita a sua volta dalla fondazione Bertarelli, un progetto imprenditoriale che prevede il recupero paesaggistico e funzionale di alcune importanti tenute toscane e che fa capo all’ industriale svizzero Claudio Tipa, famoso per le gesta di Alinghi nell’ America’s Cup.
Come spesso succede quando un’azienda di successo cede le redini del proprio timone, il rischio di un cambio di rotta e che l’identità dei vini prodotti vada perduta generano tra appassionati e fedelissimi un normale senso di perplessità. Ad oggi, invece, il Grattamacco mantiene fede alla sua fama di vino rosso ambizioso, radicato nel luogo di provenienza, con note balsamiche e territoriali che lo accompagnano in tutte le annate. Si tratta di un vino che ha una grande capacità di invecchiamento, come ci ha dimostrato la verticale a cui ho partecipato di recente, tenuta presso l’Enoteca Burioli di Budrio di Longiano (FC).