BRISIGHELLA, ANIMA DEI TRE COLLI

BRISIGHELLA, ANIMA DEI TRE COLLI
Sul crepuscolo dell'estate Brisighella Anima dei tre Colli ha debuttato in società con diverse iniziative rivolte soprattutto agli operatori.

Anima è un'associazione di vignaioli dell'area brisighellese, tanto eterogenea ed anarco-spontaneista quanto può esserlo una combriccola romagnola all’osteria oppure, se preferite, quanto la più incoerente delle arenarie calanchive di queste colline.
Mentre la carbonara Modigliana ha mirato al cielo sopra sé autoproclamandosi Stella dell’Appennino, la cardinalizia Brisighella ha scelto l’Anima dentro di sé.

Anima dei tre Colli non solo perché tanti sono i colli che sormontano il borgo incoronato dalla Torre dell'orologio, dalla Rocca Malafronte e dal Monticino, ma anche perché tre sono sostanzialmente le aree di omogeneità territoriale che si dipanano dalla fascia pedecollinare a nord del centro abitato, alle più alte coste vitate strappate ai boschi dell'Appennino: nella fascia compresa tra i 60 e i 150 metri/slm, fino al lambire del borgo, allignano terreni più fini e calcarei, calanchivi; la fascia successiva è quella segnata dalla vena del gesso; infine la fascia della marnoso-arenacea, che si spinge fino ai 600 metri/slm.

Queste difformità morfologiche hanno tuttavia trovato cemento compattante nel comune intento degli associati, decisi a valorizzare questa sottozona attraverso pratiche e dimensioni artigianali. Tra gli obiettivi c’è quello di fare di Brisighella un centro di gravità permanente dell’albana, vitigno fortemente identitario per la Romagna e artefice della prima docg a tinte bianche d’Italia.

La nostra è un'uva talmente esondante nelle sue qualità e nella sua fertilità che da sempre pone sfide alla sensibilità interpretativa del viticoltore in vigna ed in cantina. Se si esclude il biotipo della Gaiana, in generale l’albana produce grappoli molto grandi con acini di media dimensione ed una buccia piuttosto consistente, non molto spessa, ma ricca di pruina e di quelle sfumature tanniche che ne caratterizzano la dinamica della sorsata. La polpa poi è un concentrato di zuccheri e di acidità, ragion per cui i vinificatori si sono cimentati a lungo in versioni passite o versioni secche frutto di vendemmie precoci, riduzioni spinte, solfitazioni generose e pratiche volte alla sottrazione del tannino.

Per quanto rimangano indimenticabili alcune versioni botritizzate, ridurre l’albana, nella sua rustica esuberanza, a vino da dessert o ad anemico vinello da turista rivierasco, mortifica la tradizione romagnola, nella quale questa varietà è sopravvissuta fino al secondo dopoguerra come bottiglia legata a momenti di gioia.

Negli ultimi lustri la maggior consapevolezza dei produttori romagnoli e la migliorata attenzione “all'ascolto del vino”, ha indotto gli interpreti dell’albana a rivalutarne la reazione all’ossigeno e ad accettarne il tannino.

Dalla condivisa visione di questo nuovo rapporto con i legni di affinamento, e di conseguenza con le potenzialità evolutive, parte poi un nuovo progetto dei protagonisti di Anima di elevare una bottiglia sui legni di affinamento dai sei ai dodici mesi, a cui far seguire almeno due anni in bottiglia prima della commercializzazione.

Nel 2025 è prevista una presentazione collettiva al mercato di un’Albana 2022 che segua il protocollo interno sopra enunciato.

Brisighella non è solo Albana. I suoli e le condizioni climatiche, nonché l’assaggio delle bottiglie paiono propendere verso una Brisighella ad alta vocazione bianchista, seppure non siano mai mancate buone bottiglie di rosso.
 
 
A seguire le mie note di degustazione a margine dell’evento Brisighella in bianco.  Questi i vini che mi hanno maggiormente colpito, per una conferma o per una piacevole scoperta:
 
MonteRè 2021 Vigne dei Boschi (Albana)
Una bottiglia in veste scintillante. Polpa e nervo. Matericità e luminosità. Una freschezza che distende il sorso senza scarnificarne la consistenza del sapore. Sale e zucchero. Uva ed agrumi. Legni di affinamento ammutoliti.
 
Anam 2021 Vigne di San Lorenzo (Albana)
Un acquerello di Albana in anfora. Un mormorio tannico fluido e compiuto. Sale, alcoli e polialcoli ad insufflare la sua espansione nel cavo orale. Una versione sorniona e misurata, al momento meno espressiva rispetto ad annate precedenti, ma animata da suadente armonia.
 
Tèra 2021 Fondo San Giuseppe (Trebbiano)
Etichetta per me emotiva, non tanto per l’impeccabile tecnica vinificatoria che da sempre ne disegna lo stile, quanto perché è stato il primo vessillo di trebbiano romagnolo nella ristorazione stellata. Uva neutra, tutta di fibra, valorizza le mineralità ed acquisisce una raffinatissima complessità tutta di sussurri, quando col tempo si rilassa. A Valpiana di Brisighella la parte centrale del sorso, dominio del sapore, si irrora di sale, supplendo alle carenze aromatiche del nostro trebbiano. Sempre buono e credibile.
 
Corallo Giallo 2021 Gallegati (Albana)
Albana generosa, piena e disponibile negli alcoli e polialcoli. Non è priva di asperità, con le scie ossidative ed i graffi tannici derivanti dalla quota di massa lasciata macerare con le bucce per oltre una settimana. Dal matrimonio tra parte vinificata in bianco, e parte vinificata in rosso, nasce un vino pulito nella confezione ma probabilmente antico nella sua accezione migliore. Liquido gioiosamente in equilibrio sul filo delle sue naturali abbondanze.
 
Carnè 2022 Vespignano (Sangiovese)
Sangiovese rosato ottenuto da pressatura soffice a grappolo intero di piante coltivate su terreni a matrice gessosa. Sangiovese beverino ma non privo del suo carattere tannico ed acido. Tutti i vini assaggiati di questa giovane cantina ci sono parsi trasparenti e sapientemente estratti, senza deficere nella loro spontanea sapidità.
 

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