CHATEAU CHALON: IL RE DELLO JURA
di VITALIANO MARCHI - 08 aprile 2020
Chateau Chalon è un suggestivo villaggio arroccato nel ventre dello Jura, dipartimento francese incastonato tra la Borgogna e la Svizzera e divenuto, negli ultimi anni, meta di orde di appassionati in cerca di eccellenze enoiche al di fuori delle rotte mainstream.
Nonostante le pittoresche scenografie, Chateau Chalon deve la sua fama all’omonima appellation, genitrice di una delle più caratteristiche produzioni dello Jura: il Vin Jaune.
Il Vin Jaune, conosciuto anche come vino giallo, vanta una lunghissima tradizione e rappresenta uno dei vini prodotti in stile ossidativo più apprezzati del mondo. Il vitigno utilizzato è il savagnin blanc, appartenente alla famiglia dei traminer, ma privo dell’aromaticità tipica del cugino più noto. Come il vitigno sia arrivato in questa regione rimane un mistero, anche se l’aneddotica sembra attribuirne il merito ai crociati di ritorno dalle guerre in Ungheria. Leggenda o verità, resta il fatto che il savagnin ha trovato in questa regione, e ancor più a Chateau Chalon, un ambiente ideale nel quale esprimere il suo rapporto privilegiato con l’ossigeno.
L’Aoc Chateau Chalon si estende per una cinquantina di ettari coinvolgendo la giurisdizione di quattro comuni: Chateau Chalon, Menetru-le-Vignoble, Domblans and Nevy-sur-Seille. Le altitudini, dominate dallo sperone roccioso sulla cui sommità si trova il centro storico di cui Chateau Chalon, variano tra i 250 e 500 metri/slm, mentre i suoli svelano una matrice marnoso-calcarea di origine giurassica.
La vinificazione prevede che dopo la fermentazione il vino venga affinato per i primi sei mesi nelle classiche pièces borgognone da 228 litri, per poi passare in botti scolme sistemate in vecchie cantine che risentono delle variazioni climatiche stagionali e stimolano la creazione di un velo di flor*. Qui sosta sei anni e tre mesi durante i quali perde parte del proprio volume e acquisisce profumi e complessità assolutamente unici. Al termine di questo lungo riposo, una commissione eletta dai vignaioli stabilisce se il millesimo ha le caratteristiche per poter fregiare il vino con la denominazione Chateau Chalon o etichettarlo semplicemente come Cotes de Jura Vin Jaune.
In entrambi i casi il vino verrà imbottigliato nelle esclusive bottiglie “clavelin”, ma solo nel caso di approvazione da parte della commissione il vetro sfoggerà il marchio Château Chalon.
Ufficializzate nel 1506, le “clavelin” hanno una forma esclusiva e una capienza di soli 620 ml. Questa capacità rappresenta la quantità di liquido che rimane da un litro di vino dopo l'evaporazione che avviene durante gli oltre sei anni d'invecchiamento. In queste bottiglie si dice che lo Château Chalon possa invecchiare per un secolo.
Le AOC giurassiane che possono produrre Vin Jaune sono quattro: Arbois, L’étoile, Cotes de Jura e, ovviamente, Chateau Chalon.
Credo che basti questa breve descrizione per arricchire di suggestioni un prodotto unico nel suo genere, proveniente da una regione dove sembra che il tempo si sia fermato, ricca di pascoli da cui si ottengono formaggi straordinari e dal cui paesaggio emergono di tanto in tanto piccoli vigneti, fitti di viti antiche che sanno regalarci vini colmi di fascino.
(*) La flor è un fenomeno microbiologico causato da lieviti (funghi unicellulari) appartenenti al genere Candida, Pichia e Hansenula. Si tratta di lieviti ubiquitari, e come tali presenti anche nelle cantine di vinificazione, che possono vivere e moltiplicarsi nel vino. Rispetto ai Saccharomyces (i principali responsabili della fermentazione alcolica), che si nutrono di zucchero e che lavorano anche in ambienti anaerobici come è quello di un mosto in fermentazione, questi lieviti necessitano di un ambiente aerobico e si nutrono di etanolo (alcool etilico). La botte scolma di un vino che ha finito la fermentazione alcolica appare quindi come un ambiente ideale per la loro gemmazione. Se il prodotto principale della attività di questi lieviti è la creazione in superficie di una patina biancastra e collosa che protegge il vino da ossidazioni eccessive e attacchi dei batteri acetici, tra i sottoprodotti troviamo la creazione di composti odorosi che rendono questi vini unici.
Nonostante le pittoresche scenografie, Chateau Chalon deve la sua fama all’omonima appellation, genitrice di una delle più caratteristiche produzioni dello Jura: il Vin Jaune.
Il Vin Jaune, conosciuto anche come vino giallo, vanta una lunghissima tradizione e rappresenta uno dei vini prodotti in stile ossidativo più apprezzati del mondo. Il vitigno utilizzato è il savagnin blanc, appartenente alla famiglia dei traminer, ma privo dell’aromaticità tipica del cugino più noto. Come il vitigno sia arrivato in questa regione rimane un mistero, anche se l’aneddotica sembra attribuirne il merito ai crociati di ritorno dalle guerre in Ungheria. Leggenda o verità, resta il fatto che il savagnin ha trovato in questa regione, e ancor più a Chateau Chalon, un ambiente ideale nel quale esprimere il suo rapporto privilegiato con l’ossigeno.
L’Aoc Chateau Chalon si estende per una cinquantina di ettari coinvolgendo la giurisdizione di quattro comuni: Chateau Chalon, Menetru-le-Vignoble, Domblans and Nevy-sur-Seille. Le altitudini, dominate dallo sperone roccioso sulla cui sommità si trova il centro storico di cui Chateau Chalon, variano tra i 250 e 500 metri/slm, mentre i suoli svelano una matrice marnoso-calcarea di origine giurassica.
La vinificazione prevede che dopo la fermentazione il vino venga affinato per i primi sei mesi nelle classiche pièces borgognone da 228 litri, per poi passare in botti scolme sistemate in vecchie cantine che risentono delle variazioni climatiche stagionali e stimolano la creazione di un velo di flor*. Qui sosta sei anni e tre mesi durante i quali perde parte del proprio volume e acquisisce profumi e complessità assolutamente unici. Al termine di questo lungo riposo, una commissione eletta dai vignaioli stabilisce se il millesimo ha le caratteristiche per poter fregiare il vino con la denominazione Chateau Chalon o etichettarlo semplicemente come Cotes de Jura Vin Jaune.
In entrambi i casi il vino verrà imbottigliato nelle esclusive bottiglie “clavelin”, ma solo nel caso di approvazione da parte della commissione il vetro sfoggerà il marchio Château Chalon.
Ufficializzate nel 1506, le “clavelin” hanno una forma esclusiva e una capienza di soli 620 ml. Questa capacità rappresenta la quantità di liquido che rimane da un litro di vino dopo l'evaporazione che avviene durante gli oltre sei anni d'invecchiamento. In queste bottiglie si dice che lo Château Chalon possa invecchiare per un secolo.
Le AOC giurassiane che possono produrre Vin Jaune sono quattro: Arbois, L’étoile, Cotes de Jura e, ovviamente, Chateau Chalon.
Credo che basti questa breve descrizione per arricchire di suggestioni un prodotto unico nel suo genere, proveniente da una regione dove sembra che il tempo si sia fermato, ricca di pascoli da cui si ottengono formaggi straordinari e dal cui paesaggio emergono di tanto in tanto piccoli vigneti, fitti di viti antiche che sanno regalarci vini colmi di fascino.
(*) La flor è un fenomeno microbiologico causato da lieviti (funghi unicellulari) appartenenti al genere Candida, Pichia e Hansenula. Si tratta di lieviti ubiquitari, e come tali presenti anche nelle cantine di vinificazione, che possono vivere e moltiplicarsi nel vino. Rispetto ai Saccharomyces (i principali responsabili della fermentazione alcolica), che si nutrono di zucchero e che lavorano anche in ambienti anaerobici come è quello di un mosto in fermentazione, questi lieviti necessitano di un ambiente aerobico e si nutrono di etanolo (alcool etilico). La botte scolma di un vino che ha finito la fermentazione alcolica appare quindi come un ambiente ideale per la loro gemmazione. Se il prodotto principale della attività di questi lieviti è la creazione in superficie di una patina biancastra e collosa che protegge il vino da ossidazioni eccessive e attacchi dei batteri acetici, tra i sottoprodotti troviamo la creazione di composti odorosi che rendono questi vini unici.