CHIANTI CLASSICO COLLECTION 2018, LA MIA SELEZIONE

CHIANTI CLASSICO COLLECTION 2018, LA MIA SELEZIONE
Anche quest’anno la Leopolda e l’anteprima del Chianti Classico hanno restituito alla mia crescente reticenza per gli assaggi seriali una dimensione meno avulsa dal calpestio dei luoghi. La sede e soprattutto l’impeccabile organizzazione della squadra capitanata da Silvia Fiorentini (responsabile della comunicazione del Consorzio del Chianti Classico) sono riusciti a confermare CHIANTI CLASSICO COLLECTION 2018 come uno degli appuntamenti enoici più riusciti di questo inizio di anno.
Un incrocio di pensieri e calici sulla denominazione che maggiormente catalizza la mia attenzione quando si parla di sangiovese, il Chianti Classico.

Una vigna ritagliata in un bosco di lecci, cipressi e castagni, pettinata da un refolo appenninico che ne preserva la vitalità della chioma. Il Chianti Classico ci scorta con le sue scenografie in un luogo di antichi borghi medievali dall’anima austera e misteriosa. Un luogo dall’aria contesa da volpi, lepri e poiane, che disegnano una selva selvaggia e aspra e forte / che nel pensier rinnova la paura (Dante Alighieri, Divina Commedia). Così si preserva il rituale millenario del fare vino nel Chianti Classico, attraverso quella varietà, il sangiovese, che qui ha tessuto la sua affinità elettiva.

Il sangiovese - Virgilio silenzioso - ci svela queste vigne strappate alla selva e lo fa con un passo prudente, schivo e sinuoso. Un passo che diventa più agile risalendo le vette e più grave discendendole. Eppure, pur mutando falcata e timbrica vocale, il sangiovese qui raccoglie l’eredità di quella selva che ne preserva un tono più teso e disinvolto di quello che avviene a latitudini inferiori.

È nell'immagine onirica in cui il bosco diviene liquido che nasce il Chianti Classico. 
 

 
Durante l’anteprima sono state presentate a stampa e operatori i Chianti Classico 2016 e i Chianti Classico Riserva e Gran Selezione 2015: il risultato, contrariamente alle aspettative, ha dimostrato che si tratta di due annate solari, ma con esiti differenti.
L’andamento climatico del millesimo 2015 è stato mediamente regolare, con un inverno freddo e relativamente asciutto e una primavera umida nei mesi di marzo ed aprile. Nei mesi di maggio e giugno le temperature si sono alzate senza raggiungere livelli d’allerta e garantendo uno sviluppo vegetativo adeguato durante le fasi di fioritura e allegagione delle uve. L’estate è stata calda, con temperature sopra la media solamente nel mese di luglio. Le ottime escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno comunque garantito una buona vitalità alle piante, che non hanno palesato particolari condizioni di stress. Il mese di agosto è stato caratterizzato da alcune precipitazioni che hanno stimolato la pianta nel processo di completamento della maturazione fenolica dei grappoli. La raccolta è avvenuta tra la seconda metà di settembre e l’inizio di ottobre, con una settimana circa di anticipo rispetto a una media di lungo periodo. Nella maggioranza dei casi il calice ci consegna vini compiuti, solari e di buona profondità. Non hanno una silhouette slanciata di annate a me care quali la 2013, ma neppure un passo impacciato come annate quali la 2011. Un’annata che (sempre con le dovute eccezione del caso) definirei CONVINCENTE.
 
Diversa la questione legata al 2016, dove sembra opportuno procedere con un passo più prudente: l’inverno – come spesso accaduto negli ultimi anni – è stato un prolungamento dell’autunno, con temperature che sono scese sotto lo zero termico solo in una parte del mese di gennaio. La primavera si è presentata con i migliori auspici, segnando un aumento sensibile delle temperature tra fine maggio e giugno. A metà maggio alcune violente grandinate si sono abbattute nell’area meridionale, tra San Felice, Brolio e Monti, causando la perdita di buona parte del raccolto delle aree interessate. L’estate è stata calda ed asciutta, con medie superiori a quelle dell’anno precedente. Il periodo della vendemmia, iniziato ancora una volta in anticipo almeno di una decade, è stato caratterizzato da temperature medio alte, ma con buone escursioni termiche. Nel calice si distinguono vini distesi e integri da vini appesantiti dal calore (in qualche caso con note palesemente “scottate”). La discriminante, oltre ovviamente alla sensibilità interpretativa, sembra essere dettata da altitudini ed esposizioni, con i vini provenienti dalle aree più fresche a tirare la volata e a tenere alto il valore del millesimo.
 
QUESTA LA MIA PERSONALE SELEZIONE DEI MIGLIORI VINI ASSAGGIATI SCELTI TRA I CHIANTI CLASSICO 2016 E I CHIANTI CLASSICO RISERVA 2015 in ordine più o meno sparso:
 
CASTELLINUZZA E PIUCA – GREVE IN CHIANTI, LAMOLE
(Chianti Classico 2016 e Chianti Classico Riserva “Vigna Piuca” 2015)
 
MONTERAPONI - RADDA
(Chianti Classico 2016 e Chianti Classico Riserva “Il Campitello” 2015)
 
POGGERINO – RADDA
(Chianti Classico Riserva “Bugialla” 2015)
 
RIECINE – GAIOLE IN CHIANTI
(Chianti Classico 2016 e Chianti Classico Riserva 2015)
 
MONTE BERNARDI – GREVE IN CHIANTI
(Chianti Classico “Retromarcia” 2016 e CHIANTI CLASSICO RISERVA 2015)
 
BADIA A COLTIBUONO – GAIOLE IN CHIANTI
(Chianti Classico 2016)
 
CAPARSA - RADDA IN CHIANTI
(Chianti Classico Riserva Caparsino 2015)
 
CASTELLARE DI CASTELLINA – CASTELLINA IN CHIANTI
(Chianti Classico 2016)
 
CASTELLO DI MONSANTO – BARBERINO VAL D’ELSA
(Chianti Classico 2016)
 
I FABBRI – GREVE IN CHIANTI, LAMOLE
(Chianti Classico Lamole 2016)
 
ISOLE E OLENA – BARBERINO VAL D’ELSA
(Chianti Classico 2016)