CÔTE CHALONNAISE: BORGOGNA DA ESPLORARE
di VITALIANO MARCHI - 29 agosto 2019
Molto spesso, quando si parla di Borgogna, la mente tende a focalizzarsi esclusivamente sulla Côte d’Or che, divisa in Côte de Nuits e Côte de Beaune, rappresenta invece l’epitome di un territorio enologico più complesso e articolato.
L’obliterazione delle altre propaggini borgognone – dal Macon a Chablis, dalla Côte Chalonnaise a Vezelay – preclude oggi l’accesso a vini di grande qualità venduti tra l’altro a prezzi decisamente più convenienti rispetto a quelli che nascono nella maggior parte dei villaggi della Côte d’Or.
Non ne fa eccezione il distretto della Côte Chalonnaise, accluso al dipartimento della Saône et Loire e incastonato tra la Côte de Beaune, a nord, e il Maconnais, a sud. Il nome della Côte Chalonnaise deriva dal centro urbano di Chalon-sur-Saône, che a sua volta rende omaggio alla Saône, uno dei quattro grandi fiumi francesi insieme a Rodano, Senna e Loira.
La Côte Chalonnaise, che si estende per circa quarantacinque chilometri quadrati, racchiude al proprio interno 5 denominazioni comunali (AOC) per le quali, come avviene nel resto della regione, il legislatore ha ratificato regole molto restrittive.
Per quei viticoltori che decidono di produrre in deroga a queste regole si apre la possibilità di “ricadere” nella generica AOC regionale Bourgogne o, qualora siano rispettati i confini geografici del distretto, di affiancare il suffisso Côte Chalonnaise alla dicitura Bourgogne. Ipotesi quest’ultima non molto rivendicata.
All’interno dei territori delle 5 denominazioni comunali non esistono vigneti classificati grand cru, mentre le vigne premier cru sono presenti in quattro di essi.
Tutte le denominazioni prevedono la produzione di vini bianchi, mentre a sole tre denominazioni è concessa la possibilità di produre anche di vini rossi.
Questa l’analisi descrittiva di ciascuna denominazione, partendo da nord e procedendo verso sud.
Bouzeron
Potremmo considerarlo il paradiso dell’aligoté, visto che l’AOC consente il solo utilizzo di questo vitigno, pena il declassamento dei vini a Bourgogne-Côte Chalonnaise. Il territorio è particolarmente roccioso con pochi centimetri di humus posto sopra la roccia viva. Questo consente di contenere le rese di uva e ottenere una migliore qualità.
Viene sfruttata solo una piccola parte dell’areale di produzione, corrispondente a circa 45 ettari, dato che sopra i 350 m/slm il rischio di gelate, dovuto a una scarsa protezione dai venti gelidi provenienti dal Massiccio Centrale, è un forte deterrente per la creazione di nuovi impianti. In questo territorio non si producono vini rossi e il legislatore al momento non ha previsto vigne di rango premier cru. Sono presenti 21 parcelle village.
Normalmente i vini dell’AOC Bouzeron hanno un colore molto chiaro e luminoso, sono ricchi di note agrumate, di pepe bianco e con una mineralità gessosa. La tensione acida è generosa e persistente. Longevità media che si aggira intorno ai 6/8 anni.
Rully
In questa zona vengono coltivati principalmente gli stessi vitigni della Côte d’Or: chardonnay e pinot noir. Famosa fin dall’Ottocento per le grandi produzioni di vini da avviare alla spumantizzazione del Cremant de Bourgogne, ha subito un forte declino produttivo dall’inizio del Novecento passando da 600 ettari vitati a circa 85, mentre i vignaioli sono scesi da 220 a una decina. Oggi questi dati sono in netta ripresa, sia come ettari vitati, sia come numero di interpreti.
In questa zona abbiamo 23 parcelle premier cru e 21 village. I vini rossi hanno colore generalmente intenso, profilo olfattivo di media complessità, una media struttura ed una buona sapidità. I vini bianchi hanno colore brillante, ricco di riflessi più intensi, un profilo olfattivo variegato ed elegante ed una forte impronta minerale all’assaggio. Hanno un potenziale di invecchiamento piuttosto prolungato, intorno ai 25 anni.
Mercurey
Capitale della Côte Chalonnaise, Mercurey è il secondo comune nelle classifiche del volume produttivo della Borgogna dopo Beaune. Territorio già famoso dall’antichità per la produzione di vini rossi gagliardi e robusti, ad oggi mantiene la sua fama con la produzione dei vini più tannici e longevi della Côte Chalonnaise.
La produzione è data per circa l’85% da rossi e dal 15% di bianchi. Il territorio è particolarmente frastagliato, sono presenti tutte le esposizioni possibili, con variazioni altimetriche che vanno dai 255 a 370 m/slm. Esistono 31 climat classificati premier cru.
I vini rossi sono generalmente piuttosto concentrati, con note olfattive legate alla maturità del frutto e forti note minerali. Avvolgenti al palato, tendono ad esprimere minore acidità degli altri rossi della Côte Chalonnaise. Sono vini con una longevità potenziale molto elevata, che può arrivare fino a 50 anni. I vini bianchi sono particolarmente luminosi, con note olfattive caratteristiche di cereali, frutti e fiori gialli, oltre che una spiccata mineralità gessosa. Ingresso gustativo spesso irruento per sostanza e freschezza, sempre persistenti. I bianchi esprimono una longevità limitata ai 7/10 anni.
Givry
A parte Bouzeron è la più piccola denominazione della Côte Chalonnaise. Mantiene un’antica vocazione per il pinot nero, oggi presente per l’85% della produzione, mentre il bianco viene confinato alle zone sopra i 360 m/slm, a dominare il borghetto di Russilly. All’interno dei confini di questa AOC ci sono 38 climat classificati premier cru.
I vini rossi sono caratterizzati da un colore sempre luminoso e da un profilo olfattivo piuttosto maturo, con una media struttura, buona mineralità e forte sapidità finale. Longevità buona, ma in genere “limitata” ai 10/15 anni.
I vini bianchi sono sempre molto luminosi, con olfatto legato ai frutti gialli maturi, anche esotici. Il sorso, potente, glicerico ed avvolgente, a volte può peccare un poco in freschezza. Sempre piacevole il finale legato alla forte sapidità di questi terreni. Anche per i bianchi la potenzialità evolutiva è di circa 10/15 anni.
Montagny
Questa AOC è oggi riservata ai bianchi a base chardonnay. Ha un’altitudine che va dai 255 ai 410 m/slm e fino a metà Ottocento era completamente piantata a gamay e aligoté. Questi vigneti furono completamente dismessi fra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, per poi essere rivitalizzati nel 1931 con la nascita della Cantina Cooperativa.
Nel 1943 tutti i vigneti furono classificati come Premier Cru. Una successiva revisione del 1989 ha poi tolto lo status a 15 vigneti ed allargato l’areale al comune di St.Vallerin, non ricompreso nella prima classificazione.
I vini di questa zona hanno in genere colore molto chiaro e luminoso, profumi piuttosto caldi e maturi, gusto intenso, pieno, ma al tempo stesso scorrevole. Possibilità di evoluzione anche oltre i 10 anni
Alla fine dell’estate 2018 è stata organizzata nell’ambito della manifestazione “I tre giorni del Sangiovese” a Predappio, una degustazione di vini della Côte Chalonnaise condotta come al solito magistralmente da Armando Castagno. Quelle che seguono sono le impressioni e le note sui vini assaggiati.
L’obliterazione delle altre propaggini borgognone – dal Macon a Chablis, dalla Côte Chalonnaise a Vezelay – preclude oggi l’accesso a vini di grande qualità venduti tra l’altro a prezzi decisamente più convenienti rispetto a quelli che nascono nella maggior parte dei villaggi della Côte d’Or.
Non ne fa eccezione il distretto della Côte Chalonnaise, accluso al dipartimento della Saône et Loire e incastonato tra la Côte de Beaune, a nord, e il Maconnais, a sud. Il nome della Côte Chalonnaise deriva dal centro urbano di Chalon-sur-Saône, che a sua volta rende omaggio alla Saône, uno dei quattro grandi fiumi francesi insieme a Rodano, Senna e Loira.
La Côte Chalonnaise, che si estende per circa quarantacinque chilometri quadrati, racchiude al proprio interno 5 denominazioni comunali (AOC) per le quali, come avviene nel resto della regione, il legislatore ha ratificato regole molto restrittive.
Per quei viticoltori che decidono di produrre in deroga a queste regole si apre la possibilità di “ricadere” nella generica AOC regionale Bourgogne o, qualora siano rispettati i confini geografici del distretto, di affiancare il suffisso Côte Chalonnaise alla dicitura Bourgogne. Ipotesi quest’ultima non molto rivendicata.
All’interno dei territori delle 5 denominazioni comunali non esistono vigneti classificati grand cru, mentre le vigne premier cru sono presenti in quattro di essi.
Tutte le denominazioni prevedono la produzione di vini bianchi, mentre a sole tre denominazioni è concessa la possibilità di produre anche di vini rossi.
Questa l’analisi descrittiva di ciascuna denominazione, partendo da nord e procedendo verso sud.
Bouzeron
Potremmo considerarlo il paradiso dell’aligoté, visto che l’AOC consente il solo utilizzo di questo vitigno, pena il declassamento dei vini a Bourgogne-Côte Chalonnaise. Il territorio è particolarmente roccioso con pochi centimetri di humus posto sopra la roccia viva. Questo consente di contenere le rese di uva e ottenere una migliore qualità.
Viene sfruttata solo una piccola parte dell’areale di produzione, corrispondente a circa 45 ettari, dato che sopra i 350 m/slm il rischio di gelate, dovuto a una scarsa protezione dai venti gelidi provenienti dal Massiccio Centrale, è un forte deterrente per la creazione di nuovi impianti. In questo territorio non si producono vini rossi e il legislatore al momento non ha previsto vigne di rango premier cru. Sono presenti 21 parcelle village.
Normalmente i vini dell’AOC Bouzeron hanno un colore molto chiaro e luminoso, sono ricchi di note agrumate, di pepe bianco e con una mineralità gessosa. La tensione acida è generosa e persistente. Longevità media che si aggira intorno ai 6/8 anni.
Rully
In questa zona vengono coltivati principalmente gli stessi vitigni della Côte d’Or: chardonnay e pinot noir. Famosa fin dall’Ottocento per le grandi produzioni di vini da avviare alla spumantizzazione del Cremant de Bourgogne, ha subito un forte declino produttivo dall’inizio del Novecento passando da 600 ettari vitati a circa 85, mentre i vignaioli sono scesi da 220 a una decina. Oggi questi dati sono in netta ripresa, sia come ettari vitati, sia come numero di interpreti.
In questa zona abbiamo 23 parcelle premier cru e 21 village. I vini rossi hanno colore generalmente intenso, profilo olfattivo di media complessità, una media struttura ed una buona sapidità. I vini bianchi hanno colore brillante, ricco di riflessi più intensi, un profilo olfattivo variegato ed elegante ed una forte impronta minerale all’assaggio. Hanno un potenziale di invecchiamento piuttosto prolungato, intorno ai 25 anni.
Mercurey
Capitale della Côte Chalonnaise, Mercurey è il secondo comune nelle classifiche del volume produttivo della Borgogna dopo Beaune. Territorio già famoso dall’antichità per la produzione di vini rossi gagliardi e robusti, ad oggi mantiene la sua fama con la produzione dei vini più tannici e longevi della Côte Chalonnaise.
La produzione è data per circa l’85% da rossi e dal 15% di bianchi. Il territorio è particolarmente frastagliato, sono presenti tutte le esposizioni possibili, con variazioni altimetriche che vanno dai 255 a 370 m/slm. Esistono 31 climat classificati premier cru.
I vini rossi sono generalmente piuttosto concentrati, con note olfattive legate alla maturità del frutto e forti note minerali. Avvolgenti al palato, tendono ad esprimere minore acidità degli altri rossi della Côte Chalonnaise. Sono vini con una longevità potenziale molto elevata, che può arrivare fino a 50 anni. I vini bianchi sono particolarmente luminosi, con note olfattive caratteristiche di cereali, frutti e fiori gialli, oltre che una spiccata mineralità gessosa. Ingresso gustativo spesso irruento per sostanza e freschezza, sempre persistenti. I bianchi esprimono una longevità limitata ai 7/10 anni.
Givry
A parte Bouzeron è la più piccola denominazione della Côte Chalonnaise. Mantiene un’antica vocazione per il pinot nero, oggi presente per l’85% della produzione, mentre il bianco viene confinato alle zone sopra i 360 m/slm, a dominare il borghetto di Russilly. All’interno dei confini di questa AOC ci sono 38 climat classificati premier cru.
I vini rossi sono caratterizzati da un colore sempre luminoso e da un profilo olfattivo piuttosto maturo, con una media struttura, buona mineralità e forte sapidità finale. Longevità buona, ma in genere “limitata” ai 10/15 anni.
I vini bianchi sono sempre molto luminosi, con olfatto legato ai frutti gialli maturi, anche esotici. Il sorso, potente, glicerico ed avvolgente, a volte può peccare un poco in freschezza. Sempre piacevole il finale legato alla forte sapidità di questi terreni. Anche per i bianchi la potenzialità evolutiva è di circa 10/15 anni.
Montagny
Questa AOC è oggi riservata ai bianchi a base chardonnay. Ha un’altitudine che va dai 255 ai 410 m/slm e fino a metà Ottocento era completamente piantata a gamay e aligoté. Questi vigneti furono completamente dismessi fra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, per poi essere rivitalizzati nel 1931 con la nascita della Cantina Cooperativa.
Nel 1943 tutti i vigneti furono classificati come Premier Cru. Una successiva revisione del 1989 ha poi tolto lo status a 15 vigneti ed allargato l’areale al comune di St.Vallerin, non ricompreso nella prima classificazione.
I vini di questa zona hanno in genere colore molto chiaro e luminoso, profumi piuttosto caldi e maturi, gusto intenso, pieno, ma al tempo stesso scorrevole. Possibilità di evoluzione anche oltre i 10 anni
Alla fine dell’estate 2018 è stata organizzata nell’ambito della manifestazione “I tre giorni del Sangiovese” a Predappio, una degustazione di vini della Côte Chalonnaise condotta come al solito magistralmente da Armando Castagno. Quelle che seguono sono le impressioni e le note sui vini assaggiati.