DOMAINE GAUBY: I VINI DELLA ROCCIA
di VITALIANO MARCHI - 27 gennaio 2019
La Francia meridionale culla paesaggi suggestivi, incontaminati. Paesaggi che si sono preservati alla smania dell’uomo, conservando scenografie originarie. Ne è un esempio il territorio di Perpignan, al confine con la Catalogna, con il Mediterraneo a due passi ed i Pirenei innevati all’orizzonte.
L’aridità di questo territorio ha contribuito a scolpire uno scenario lunare, costituito da rocce affioranti, la cui monotonia cromatica è interrotta dalla cosiddetta garrigue, una successione disordinata di cespugli composti per lo più da piante aromatiche.
Poi, di tanto in tanto, si incontrano piccole vallate ricche di vegetazione che appaiono come vere e proprie oasi in mezzo a un deserto roccioso e inospitale. In uno di questi paradisi dimora il Domaine Gauby, a cui si arriva, partendo da Perpignan, dopo aver percorso per una ventina di chilometri una strada stretta e tortuosa che giunge a Calce, un paesino di poche anime che spunta dal nulla.
Il Domaine Gauby, mecca enologica della pianura del Roussillon e meta del nostro ultimo viaggio, si estende per circa 85 ettari di cui 45 a vigneto. Le viti, non di rado centenarie, sono allevate ad alberello, mentre i restanti 40 ettari sono lasciati ai prati, alla garrigue e a una foreste di querce.
All’arrivo siamo stati accolti da Gérard Gauby e dalla moglie Ghislaine, squisita padrona di casa.
Gérard, ex giocatore di rugby dal fisico massiccio e taciturno solo in apparenza, si è rivelato un personaggio dalla passione contagiosa. Per buona parte della giornata siamo stati ammaliati dal racconto della sua vita, dell’esternazione delle sue idee e dall’amore per le sue vigne.
La storia del Domaine risale ai primi anni Ottanta, quando Gérard barattò delle vigne acquistate del nonno a Rivesaltes con alcuni appezzamenti decisamente più “scomodi” a Calce, il paesino in cui era intenzionato ad andare a vivere. Nel giro di qualche anno, attraverso una serie di acquisizioni di altri vigneti, Gérard è arrivato fino ai 45 ettari vitati attuali.
La composizione dei ceppi è quanto mai variegata e tipica di queste zone: carignan, mourvedre, grenache, syrah, muscat, grenache blanc, grenache gris, maccabeu, viognier e chardonnay. Vitigni variabilmente assemblati per ottenere le diverse cuvée aziendali.
Le rese piuttosto basse - intorno ai 35 quintali per ettaro - permettono di ottenere una produzione annuale di circa 80.000 bottiglie.
Il territorio, pur essendo tradizionalmente vocato alla vite, è allo stesso tempo eccezionalmente ostile. I terreni sono costituiti da marne sulle quali si sono inseriti scisti calcarei verticali, cosa che consente una migliore penetrazione della roccia da parte delle radici. Il clima prevede pochissime precipitazioni e venti da nord-ovest che portano freddo in inverno e siccità in estate, alternati a venti orientali più miti ed umidi. Per limitare l’effetto dei venti, le vigne sono state circondate da cipressi e mandorli che ne limitano naturalmente la foga, oltre a richiamare insetti che favoriscono l’impollinazione. La salvaguardia e la tutela degli insetti rappresenta una delle costanti di tutta la filiera produttiva del domaine, dal vigneto fino in cantina, dove è presente una cesta apposita in cui raccoglierli durante la fase di selezione delle uve per poterli riportare nei campi.
L’obiettivo di Gérard Gauby consiste nel creare un ambiente in cui tutte le componenti naturali possano vivere in equilibrio tra loro. La sanità dell’ecosistema è una priorità. Alberi, foresta, viti, insetti ed animali selvatici devono poter convivere fra loro apportando ognuno il proprio contributo al benessere dell’altro, in una sorta di biodinamica ante litteram che premia l’ecosistema al di là di qualsiasi retaggio filosofico.
Lo stesso approccio viene mantenuto in cantina, dove la gestione è passata dal 2004 nelle mani del figlio Lionel. Nessun utilizzo di lieviti selezionati, bassissimo uso di solforosa (utilizzata in piccole dosi solo in fase di imbottigliamento) e vinificazione a grappolo intero, sono le regole a cui non si transige. Per gli affinamenti si utilizzano botti in legno di varie dimensione, per le fermentazioni si utilizzano contenitori di cemento. Poco spazio per l’acciaio.
Il risultato di questa attività è rappresentato da una sestina di vini, suddivisa equamente tra bianchi e rossi, assaggiati al termine della visita come compendio a un succulento buffet preparato dalla sorridente Signora Ghislaine.
Quelli del domaine Gauby sono vini estremamente dinamici, vivi, che vanno aspettati nel calice per capirne l’evoluzione e per ricevere in cambio una bevuta golosa ed emozionante.
Di seguito alcune note legate all’assaggio dei vini.
L’aridità di questo territorio ha contribuito a scolpire uno scenario lunare, costituito da rocce affioranti, la cui monotonia cromatica è interrotta dalla cosiddetta garrigue, una successione disordinata di cespugli composti per lo più da piante aromatiche.
Poi, di tanto in tanto, si incontrano piccole vallate ricche di vegetazione che appaiono come vere e proprie oasi in mezzo a un deserto roccioso e inospitale. In uno di questi paradisi dimora il Domaine Gauby, a cui si arriva, partendo da Perpignan, dopo aver percorso per una ventina di chilometri una strada stretta e tortuosa che giunge a Calce, un paesino di poche anime che spunta dal nulla.
Il Domaine Gauby, mecca enologica della pianura del Roussillon e meta del nostro ultimo viaggio, si estende per circa 85 ettari di cui 45 a vigneto. Le viti, non di rado centenarie, sono allevate ad alberello, mentre i restanti 40 ettari sono lasciati ai prati, alla garrigue e a una foreste di querce.
All’arrivo siamo stati accolti da Gérard Gauby e dalla moglie Ghislaine, squisita padrona di casa.
Gérard, ex giocatore di rugby dal fisico massiccio e taciturno solo in apparenza, si è rivelato un personaggio dalla passione contagiosa. Per buona parte della giornata siamo stati ammaliati dal racconto della sua vita, dell’esternazione delle sue idee e dall’amore per le sue vigne.
La storia del Domaine risale ai primi anni Ottanta, quando Gérard barattò delle vigne acquistate del nonno a Rivesaltes con alcuni appezzamenti decisamente più “scomodi” a Calce, il paesino in cui era intenzionato ad andare a vivere. Nel giro di qualche anno, attraverso una serie di acquisizioni di altri vigneti, Gérard è arrivato fino ai 45 ettari vitati attuali.
La composizione dei ceppi è quanto mai variegata e tipica di queste zone: carignan, mourvedre, grenache, syrah, muscat, grenache blanc, grenache gris, maccabeu, viognier e chardonnay. Vitigni variabilmente assemblati per ottenere le diverse cuvée aziendali.
Le rese piuttosto basse - intorno ai 35 quintali per ettaro - permettono di ottenere una produzione annuale di circa 80.000 bottiglie.
Il territorio, pur essendo tradizionalmente vocato alla vite, è allo stesso tempo eccezionalmente ostile. I terreni sono costituiti da marne sulle quali si sono inseriti scisti calcarei verticali, cosa che consente una migliore penetrazione della roccia da parte delle radici. Il clima prevede pochissime precipitazioni e venti da nord-ovest che portano freddo in inverno e siccità in estate, alternati a venti orientali più miti ed umidi. Per limitare l’effetto dei venti, le vigne sono state circondate da cipressi e mandorli che ne limitano naturalmente la foga, oltre a richiamare insetti che favoriscono l’impollinazione. La salvaguardia e la tutela degli insetti rappresenta una delle costanti di tutta la filiera produttiva del domaine, dal vigneto fino in cantina, dove è presente una cesta apposita in cui raccoglierli durante la fase di selezione delle uve per poterli riportare nei campi.
L’obiettivo di Gérard Gauby consiste nel creare un ambiente in cui tutte le componenti naturali possano vivere in equilibrio tra loro. La sanità dell’ecosistema è una priorità. Alberi, foresta, viti, insetti ed animali selvatici devono poter convivere fra loro apportando ognuno il proprio contributo al benessere dell’altro, in una sorta di biodinamica ante litteram che premia l’ecosistema al di là di qualsiasi retaggio filosofico.
Lo stesso approccio viene mantenuto in cantina, dove la gestione è passata dal 2004 nelle mani del figlio Lionel. Nessun utilizzo di lieviti selezionati, bassissimo uso di solforosa (utilizzata in piccole dosi solo in fase di imbottigliamento) e vinificazione a grappolo intero, sono le regole a cui non si transige. Per gli affinamenti si utilizzano botti in legno di varie dimensione, per le fermentazioni si utilizzano contenitori di cemento. Poco spazio per l’acciaio.
Il risultato di questa attività è rappresentato da una sestina di vini, suddivisa equamente tra bianchi e rossi, assaggiati al termine della visita come compendio a un succulento buffet preparato dalla sorridente Signora Ghislaine.
Quelli del domaine Gauby sono vini estremamente dinamici, vivi, che vanno aspettati nel calice per capirne l’evoluzione e per ricevere in cambio una bevuta golosa ed emozionante.
Di seguito alcune note legate all’assaggio dei vini.