ELEGIA SGHEMBA DEL CHIANTI CLASSICO
di LUCIO FOSSATI - 19 febbraio 2018
In TOSCANA, lungo la dorsale appenninica, nella distanza tra il gotico di SIENA ed il Rinascimento di FIRENZE, c'è uno spazio che è luogo dell'immaginario e che potrebbe legittimamente ambire ad essere EPITOME D'ITALIA: il CHIANTI CLASSICO.
In realtà è impossibile la sintesi della complessità italiana focalizzandosi su due province, ma è possibile comprendere perchè questa area della Toscana sia probabilmente IL BRAND TERRITORIALE PIU' FORTE AL MONDO per un turista "culturale". È FACILE! BASTA ESSERCI! Pievi, castelli, rocche e corti rurali presidiano crinali, coste e fondivalle come pietre dure infilate da strade strette e tortuose. Arterie tanto sinuose, da scoraggiare la baldanza degli antichi barbari e da arginare l'avidità dei nuovi barbari (leggasi cementificatori allegri). Qui, UNA VOCAZIONE ANTICA ALLA VIGNA, ALL'ULIVO ED AL CASTAGNO, e una morfologia - tanto serafica ed idilliaca per i villeggianti quanto nervosa ed affannosa per i lavoranti - che ha da sempre favorito la dimora di queste colline ed al contempo scoraggiato la crescita demografica.
Grato per le moderate emissioni gassose antropiche, IL CIELO sentitamente RINGRAZIA, DONANDO AZZURRI STENTOREI NEI Dì, ma soprattutto trafiggendo, NELL'INTIMITA' DELLA NOTTE, CON "CRIVELLATE DI STELLE" (come avrebbe detto Apollinaire, lo zio francese del direttore...e molto più recentemente Marco Ferradini). L'aria, non vuole essere da meno, ALITA ESSENZE DI MACCHIA APPENNINICA, una folata di legno combusto, un refolo di pane rustico guidato dal contrappunto amarognolo della crosta, e poi ancora in alcune settimane, LA GRASSA PUNGENZA DELL'OLIO APPENA FRANTO E LE REMINESCENZE FRUTTATE DEL MOSTO. Il bosco bordeggia vigne, ulivi ed altri seminativi, proteggendo una FAUNA SELVATICA e perpetuando una FLORA AUTOCTONA. Più volte ho incrociato nell'oscurità lo spettrale candore del barbagianni e l'accattivante vulnerabilità del cerbiatto e più volte mi sono stupito della SERENA PERVICACIA DELLA BIODIVERSITÀ. Applicando un grandangolo, da un punto di vista privilegiato, convivono nell'inquadratura TENUTE "PETTINATE" con un estetica severamente classicista, CAOS ORGANIZZATI e SPAZI DI RESISTENZA "NAIF".
D'altronde qui FAMIGLIE DI ANTICO LIGNAGGIO, confinano con COLONI provenuti da tutto il mondo (tanti anglosassoni e nord europei) e con un nutrito gruppo di GIOVANI VIGNAIOLI ,che hanno RICONQUISTATO IL PIACERE DELLA TERRA. Terra che è tendenzialmente colorata sulle sfumature sanguigne del tos-hano, anche se la LITOLOGIA qui è più ANARCHICA dei Carraresi. Si può cautamente generalizzare con il galestro attorno a San Casciano (nord), il tufo a Castelnuovo Berardenga (sud) e "ni mezzo" un alternanza di variopinte argille calcaree e grigio alberese, a parte Monti che poggia su solido macigno.
Anche l'altimetria e gli orientamenti degli impianti si divertono a non dare riferimenti: all' interno dello stesso comune ci possono essere più di 400 METRI DI DIFFERENZA DI ALTITUDINE fra le vigne e le esposizioni possono essere ai 4 PUNTI CARDINALI. Hic stantibus rebus, l'individuazione di salienze identitarie appare quanto mai arduo e potrebbe limitarsi al sangiovese. SANGIOVESE che è per me auspicabilmente CELIBE, seppur fosse tradizionalmente CONVIVENTE con varietà autoctone ed addivenne malauguratamente a MATRIMONI DI CONVENIENZA con vitigni internazionali dagli anni '90 in poi.
Riepilogando: 72000 ETTARI DI ESTENSIONE, di cui 1 decimo circa di vigneti iscritti all'albo del Chianti Classico, un DISCIPLINARE ACCOMODANTE, ed un comprensorio che presenta DECISIVE DISOMOGENEITÀ PEDOCLIMATICHE ED ALTIMETRICHE. Qual è quindi quella SENSAZIONE CHE RENDE FRATELLI TUTTI I CHIANTI CLASSICO (quelli boni), siano essi alti o bassi, magri o grassi, tesi o lassi? Se questa mai vi può essere, CREDO CHE SIA NEL RISPETTO DEL RESPIRO DISORDINATAMENTE COMPULSIVO E FIERAMENTE VITALE DELLA MACCHIA SELVATICA.
UNA PULSAZIONE DI ENERGIA ALTERNA CHE RIMBALZA TRA LA TATTILITÀ SFUGGENTE E TRASCINANTE DEL FRUTTO E L'ASTRINGENZA RITMANTE DEI TANNINI.
QUEL TOCCO DI SELVAGGERIA ANARCHICA CHE È PROPRIO DI QUESTA REGIONE e che puoi talvolta intercettare anche nei baluginii di sguardi che appartengono ad eredi di stirpe gentilizia. E se buone maniere, pratiche commerciali, frequentazioni internazionali e tecniche omologanti non hanno sopito lo spirito sovversivo nei custodi della conservazione, figurarsi nei giovani ardimentosi che riapprocciano il mestiere di contadino, o nei figli che tramandano orgogliosamente l'attività familiare!
Più avanti ci sarà tempo per approfondire storia e timbri territoriali, ora per rimanere in tema mi garbava ricordare ALCUNE BEVUTE DEGNE DI nota, senza peraltro alcun intento antologico o competitivo.
BADIA A COLTIBUONO - CHIANTI CLASSICO RISERVA 1971 (GAIOLE IN CHIANTI)
Sarà il potere evocativo di un anno a me particolarmente caro, sarà la reputazione della vendemmia, ma si staglia il ricordo di una EMOZIONE SOTTILE E DI GRANDE BELLEZZA.
UNA SEDUCENTE FRAGILITÀ MATURA aggrappata ad una spina affilata alle estremità (entrata e chiusura di bocca) mentre sapidamente più esposta nella lunga parte centrale. Affascinanti assai anche le ombreggiature di granato che ricordavano gli incarnati rubicondi di alcune massaie ritratte da Vincenzo Campi, mentre l'acqua di rose della nonna rincuorava nel gelo delle sferzate balsamiche. SCARNO E PREGNANTE COME UNA GRANDE SANGUIGNA DI REMBRANDT.
CASTELLO DI MONSANTO - CHIANTI CLASSICO RISERVA IL POGGIO 1982 (BARBERINO VAL D'ELSA)
Assaggiato alla cieca una decina di anni fa quando era già sulla porta della trentina, si era camuffato da adolescente. Certo al naso era svanito il verde del bosco e dominavano i TONI UMIDI E FUNGINI del terreno sottostante. Però il tannino maturo e compiuto si assumeva la responsabilità di comporre SALINITÀ, ALCOLI APPENA PERCETTIBILI e POLIALCOLI SPUMOSI. I francesi direbbero CARNOSO per sottolineare una fibra consistente ma elastica e reattiva. Sangue e pepe insieme a liquirizia e prugna.
Ai tempi segnai entusiasta tabacco dolce, ora propendo per la tesi che questa percezione odorosa sia conferita dal legno d'affinamento quindi soprassiederei. CUORE CALDO E MANI FREDDE.
CASTELL'IN VILLA - CHIANTI CLASSICO RISERVA 1985 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Bevuto a 25 anni dalla vendemmia, il calo di tensione permette una nitida espressione di appartenenza territoriale, tra le pieghe di un contegno AUSTERO che definisce comunque l'idea di questo vino. Grande ARMONIA MINIMALISTA, dove in un quadro MINERALE e SPEZIATO, fanno capolino la polvere di radice di giaggiolo ed i petali secchi di rosa selvatica. CANONE CLASSICO.
FELSINA - CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA 1990 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Colline morbide ed assolate, prospetticamente più distese in profondità, ornate di argille dai toni più caldi. Felsina è incuneata nel confine meridionale del Chianti Classico e fronteggia il Chianti senese e più oltre volge a Montalcino. Il Rancia, nelle annate migliori riesce a declinare una SAVOROSA DENSITÀ MATERICA verso la lievità esistenziale di una freschezza proiettata nel futuro. Quando si distende, come questo 1990 bevuto maggiorenne, il suo fascino è prorompente perchè esprime LA GRAVE PROFONDITA' DELLA TERRA con radici, funghi e mineralità, ma anche la SENSUALITA' DEL FRUTTO con ciliegie, prugne e soprattutto arancia rossa. La sua eleganza è sempre arricchita da un GRAFFIO SELVATICO CHE RIVENDICA LA SUA APPARTENENZA A QUEL LUOGO. POESIA DELLA TERRA.
CASTELLO DI AMA - CHIANTI CLASSICO 1999 (GAIOLE IN CHIANTI)
Bevuto a 10 anni dalla vendemmia è soprattutto espressione di vigoria virile, definita più dall'accetta che dal cesello. ACIDITÀ IMPATTANTE, che stimola l'incontro col cibo e prolunga SENSAZIONI FRUTTATE E PICCANTI. Il pepe nero domina come nella cucina locale, il ginepro spinge e la susina è disidratata ma ancora viva, le amarene sono sotto spirito ed un bouquet di viole ingentilisce. Il tannino è di foggia fine, nonostante la mordacia e conquista la bocca senza impasse. LO SCAVEZZACOLLO CHE SE LA CAVA SEMPRE.
MONTERAPONI - CHIANTI CLASSICO RISERVA BARON UGO 2007 (RADDA IN CHIANTI)
Bevuto appena uscito, una bottiglia autoestinguente, nonostante negli ultimi due lustri tenda ad evitar le annate calde per i miei desinar. Tannino vellutato, maturo e dolce come la frutta che lo compone. MORBIDEZZA CONTRAPPUNTATA DI VIVIDA FRESCHEZZA, con un alcolicità magnificamente integrata ed una PROGRESSIONE CONTINUA DEL SAPORE. ODE AI PICCOLI FRUTTI ROSSI.
PODERE LE BONCE - CHIANTI CLASSICO LE TRAME 2012 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Degustato all’uscita, in un momento di RARA GRAZIA, ci ha travolto e avviluppato nel suo FLUSSO ENERGETICO. Vita, sole, luce, terra, sale, frutto, radice, vento, acqua, mani, cuore, occhi, testa coinvolte in una centrifuga. Si può dire che è Toscana per l'impressione olfattiva complessiva, si può dire che è sangiovese per la "calda" acidità e per il tannino che è timido ed estroverso (si apre più tardi ma dopo non si chiude più). Difficile snocciolare descrittori perchè un vino così si può conoscere solo se si accetta di fare un passo indietro e ci si lascia coinvolgere dalla sua INAFFERRABILE VITALITÀ."MUSTANG SANGY"
CAPARSA - CHIANTI CLASSICO RISERVA CAPARSINO 2013 (RADDA IN CHIANTI)
Col Chianti di montagna il gusto ci guadagna! Per ottenere un vino così, tutto SPIGOLI E PROFUMO DI LUCE, può aiutare l'altitudine (anche se ci sono impianti più alti), possono contribuire galestro ed alberese, a volte può un’esposizione tendenzialmente nordorientale, altre può un microclima particolarmente fresco. Incide moltissimo sempre, LA VISIONE DEL VINO che ispira le scelte agronomiche ed enologiche. In questo caso anche l'annata marca la SAPIDA, INPONDERABILE ESSENZIALITÀ di questa euforizzante espressione di sangiovese. La sua forza sta nell' inter play tra freschezza tracciante e tannino di splendida esuberanza rustica seppur strutturalmente sopraffino; eppoi tanto per non far mancare nulla di appetitoso, anche stimolanti venature saline. "RITRATTO CUBISTA DEL CHIANTI"
In realtà è impossibile la sintesi della complessità italiana focalizzandosi su due province, ma è possibile comprendere perchè questa area della Toscana sia probabilmente IL BRAND TERRITORIALE PIU' FORTE AL MONDO per un turista "culturale". È FACILE! BASTA ESSERCI! Pievi, castelli, rocche e corti rurali presidiano crinali, coste e fondivalle come pietre dure infilate da strade strette e tortuose. Arterie tanto sinuose, da scoraggiare la baldanza degli antichi barbari e da arginare l'avidità dei nuovi barbari (leggasi cementificatori allegri). Qui, UNA VOCAZIONE ANTICA ALLA VIGNA, ALL'ULIVO ED AL CASTAGNO, e una morfologia - tanto serafica ed idilliaca per i villeggianti quanto nervosa ed affannosa per i lavoranti - che ha da sempre favorito la dimora di queste colline ed al contempo scoraggiato la crescita demografica.
Grato per le moderate emissioni gassose antropiche, IL CIELO sentitamente RINGRAZIA, DONANDO AZZURRI STENTOREI NEI Dì, ma soprattutto trafiggendo, NELL'INTIMITA' DELLA NOTTE, CON "CRIVELLATE DI STELLE" (come avrebbe detto Apollinaire, lo zio francese del direttore...e molto più recentemente Marco Ferradini). L'aria, non vuole essere da meno, ALITA ESSENZE DI MACCHIA APPENNINICA, una folata di legno combusto, un refolo di pane rustico guidato dal contrappunto amarognolo della crosta, e poi ancora in alcune settimane, LA GRASSA PUNGENZA DELL'OLIO APPENA FRANTO E LE REMINESCENZE FRUTTATE DEL MOSTO. Il bosco bordeggia vigne, ulivi ed altri seminativi, proteggendo una FAUNA SELVATICA e perpetuando una FLORA AUTOCTONA. Più volte ho incrociato nell'oscurità lo spettrale candore del barbagianni e l'accattivante vulnerabilità del cerbiatto e più volte mi sono stupito della SERENA PERVICACIA DELLA BIODIVERSITÀ. Applicando un grandangolo, da un punto di vista privilegiato, convivono nell'inquadratura TENUTE "PETTINATE" con un estetica severamente classicista, CAOS ORGANIZZATI e SPAZI DI RESISTENZA "NAIF".
D'altronde qui FAMIGLIE DI ANTICO LIGNAGGIO, confinano con COLONI provenuti da tutto il mondo (tanti anglosassoni e nord europei) e con un nutrito gruppo di GIOVANI VIGNAIOLI ,che hanno RICONQUISTATO IL PIACERE DELLA TERRA. Terra che è tendenzialmente colorata sulle sfumature sanguigne del tos-hano, anche se la LITOLOGIA qui è più ANARCHICA dei Carraresi. Si può cautamente generalizzare con il galestro attorno a San Casciano (nord), il tufo a Castelnuovo Berardenga (sud) e "ni mezzo" un alternanza di variopinte argille calcaree e grigio alberese, a parte Monti che poggia su solido macigno.
Anche l'altimetria e gli orientamenti degli impianti si divertono a non dare riferimenti: all' interno dello stesso comune ci possono essere più di 400 METRI DI DIFFERENZA DI ALTITUDINE fra le vigne e le esposizioni possono essere ai 4 PUNTI CARDINALI. Hic stantibus rebus, l'individuazione di salienze identitarie appare quanto mai arduo e potrebbe limitarsi al sangiovese. SANGIOVESE che è per me auspicabilmente CELIBE, seppur fosse tradizionalmente CONVIVENTE con varietà autoctone ed addivenne malauguratamente a MATRIMONI DI CONVENIENZA con vitigni internazionali dagli anni '90 in poi.
Riepilogando: 72000 ETTARI DI ESTENSIONE, di cui 1 decimo circa di vigneti iscritti all'albo del Chianti Classico, un DISCIPLINARE ACCOMODANTE, ed un comprensorio che presenta DECISIVE DISOMOGENEITÀ PEDOCLIMATICHE ED ALTIMETRICHE. Qual è quindi quella SENSAZIONE CHE RENDE FRATELLI TUTTI I CHIANTI CLASSICO (quelli boni), siano essi alti o bassi, magri o grassi, tesi o lassi? Se questa mai vi può essere, CREDO CHE SIA NEL RISPETTO DEL RESPIRO DISORDINATAMENTE COMPULSIVO E FIERAMENTE VITALE DELLA MACCHIA SELVATICA.
UNA PULSAZIONE DI ENERGIA ALTERNA CHE RIMBALZA TRA LA TATTILITÀ SFUGGENTE E TRASCINANTE DEL FRUTTO E L'ASTRINGENZA RITMANTE DEI TANNINI.
QUEL TOCCO DI SELVAGGERIA ANARCHICA CHE È PROPRIO DI QUESTA REGIONE e che puoi talvolta intercettare anche nei baluginii di sguardi che appartengono ad eredi di stirpe gentilizia. E se buone maniere, pratiche commerciali, frequentazioni internazionali e tecniche omologanti non hanno sopito lo spirito sovversivo nei custodi della conservazione, figurarsi nei giovani ardimentosi che riapprocciano il mestiere di contadino, o nei figli che tramandano orgogliosamente l'attività familiare!
Più avanti ci sarà tempo per approfondire storia e timbri territoriali, ora per rimanere in tema mi garbava ricordare ALCUNE BEVUTE DEGNE DI nota, senza peraltro alcun intento antologico o competitivo.
BADIA A COLTIBUONO - CHIANTI CLASSICO RISERVA 1971 (GAIOLE IN CHIANTI)
Sarà il potere evocativo di un anno a me particolarmente caro, sarà la reputazione della vendemmia, ma si staglia il ricordo di una EMOZIONE SOTTILE E DI GRANDE BELLEZZA.
UNA SEDUCENTE FRAGILITÀ MATURA aggrappata ad una spina affilata alle estremità (entrata e chiusura di bocca) mentre sapidamente più esposta nella lunga parte centrale. Affascinanti assai anche le ombreggiature di granato che ricordavano gli incarnati rubicondi di alcune massaie ritratte da Vincenzo Campi, mentre l'acqua di rose della nonna rincuorava nel gelo delle sferzate balsamiche. SCARNO E PREGNANTE COME UNA GRANDE SANGUIGNA DI REMBRANDT.
CASTELLO DI MONSANTO - CHIANTI CLASSICO RISERVA IL POGGIO 1982 (BARBERINO VAL D'ELSA)
Assaggiato alla cieca una decina di anni fa quando era già sulla porta della trentina, si era camuffato da adolescente. Certo al naso era svanito il verde del bosco e dominavano i TONI UMIDI E FUNGINI del terreno sottostante. Però il tannino maturo e compiuto si assumeva la responsabilità di comporre SALINITÀ, ALCOLI APPENA PERCETTIBILI e POLIALCOLI SPUMOSI. I francesi direbbero CARNOSO per sottolineare una fibra consistente ma elastica e reattiva. Sangue e pepe insieme a liquirizia e prugna.
Ai tempi segnai entusiasta tabacco dolce, ora propendo per la tesi che questa percezione odorosa sia conferita dal legno d'affinamento quindi soprassiederei. CUORE CALDO E MANI FREDDE.
CASTELL'IN VILLA - CHIANTI CLASSICO RISERVA 1985 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Bevuto a 25 anni dalla vendemmia, il calo di tensione permette una nitida espressione di appartenenza territoriale, tra le pieghe di un contegno AUSTERO che definisce comunque l'idea di questo vino. Grande ARMONIA MINIMALISTA, dove in un quadro MINERALE e SPEZIATO, fanno capolino la polvere di radice di giaggiolo ed i petali secchi di rosa selvatica. CANONE CLASSICO.
FELSINA - CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA 1990 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Colline morbide ed assolate, prospetticamente più distese in profondità, ornate di argille dai toni più caldi. Felsina è incuneata nel confine meridionale del Chianti Classico e fronteggia il Chianti senese e più oltre volge a Montalcino. Il Rancia, nelle annate migliori riesce a declinare una SAVOROSA DENSITÀ MATERICA verso la lievità esistenziale di una freschezza proiettata nel futuro. Quando si distende, come questo 1990 bevuto maggiorenne, il suo fascino è prorompente perchè esprime LA GRAVE PROFONDITA' DELLA TERRA con radici, funghi e mineralità, ma anche la SENSUALITA' DEL FRUTTO con ciliegie, prugne e soprattutto arancia rossa. La sua eleganza è sempre arricchita da un GRAFFIO SELVATICO CHE RIVENDICA LA SUA APPARTENENZA A QUEL LUOGO. POESIA DELLA TERRA.
CASTELLO DI AMA - CHIANTI CLASSICO 1999 (GAIOLE IN CHIANTI)
Bevuto a 10 anni dalla vendemmia è soprattutto espressione di vigoria virile, definita più dall'accetta che dal cesello. ACIDITÀ IMPATTANTE, che stimola l'incontro col cibo e prolunga SENSAZIONI FRUTTATE E PICCANTI. Il pepe nero domina come nella cucina locale, il ginepro spinge e la susina è disidratata ma ancora viva, le amarene sono sotto spirito ed un bouquet di viole ingentilisce. Il tannino è di foggia fine, nonostante la mordacia e conquista la bocca senza impasse. LO SCAVEZZACOLLO CHE SE LA CAVA SEMPRE.
MONTERAPONI - CHIANTI CLASSICO RISERVA BARON UGO 2007 (RADDA IN CHIANTI)
Bevuto appena uscito, una bottiglia autoestinguente, nonostante negli ultimi due lustri tenda ad evitar le annate calde per i miei desinar. Tannino vellutato, maturo e dolce come la frutta che lo compone. MORBIDEZZA CONTRAPPUNTATA DI VIVIDA FRESCHEZZA, con un alcolicità magnificamente integrata ed una PROGRESSIONE CONTINUA DEL SAPORE. ODE AI PICCOLI FRUTTI ROSSI.
PODERE LE BONCE - CHIANTI CLASSICO LE TRAME 2012 (CASTELNUOVO BERARDENGA)
Degustato all’uscita, in un momento di RARA GRAZIA, ci ha travolto e avviluppato nel suo FLUSSO ENERGETICO. Vita, sole, luce, terra, sale, frutto, radice, vento, acqua, mani, cuore, occhi, testa coinvolte in una centrifuga. Si può dire che è Toscana per l'impressione olfattiva complessiva, si può dire che è sangiovese per la "calda" acidità e per il tannino che è timido ed estroverso (si apre più tardi ma dopo non si chiude più). Difficile snocciolare descrittori perchè un vino così si può conoscere solo se si accetta di fare un passo indietro e ci si lascia coinvolgere dalla sua INAFFERRABILE VITALITÀ."MUSTANG SANGY"
CAPARSA - CHIANTI CLASSICO RISERVA CAPARSINO 2013 (RADDA IN CHIANTI)
Col Chianti di montagna il gusto ci guadagna! Per ottenere un vino così, tutto SPIGOLI E PROFUMO DI LUCE, può aiutare l'altitudine (anche se ci sono impianti più alti), possono contribuire galestro ed alberese, a volte può un’esposizione tendenzialmente nordorientale, altre può un microclima particolarmente fresco. Incide moltissimo sempre, LA VISIONE DEL VINO che ispira le scelte agronomiche ed enologiche. In questo caso anche l'annata marca la SAPIDA, INPONDERABILE ESSENZIALITÀ di questa euforizzante espressione di sangiovese. La sua forza sta nell' inter play tra freschezza tracciante e tannino di splendida esuberanza rustica seppur strutturalmente sopraffino; eppoi tanto per non far mancare nulla di appetitoso, anche stimolanti venature saline. "RITRATTO CUBISTA DEL CHIANTI"