FRANCIA: J’ADORE LE CHAMPAGNE! ( Piccolo vademecum per iniziandi, terza parte )
di STEFANO ZAGHINI - 04 luglio 2016
La qualità dello champagne, possiamo affermarlo, dipende dalle condizioni pedoclimatiche estreme, che rendono unico un terroir irriproducibile altrove. Suolo, orografia e clima sono fattori che permettono di ottenere uve ideali per la produzione di questo seducente metodo champenoise.
SUOLO E SOTTOSUOLO
La conformazione geologica della Champagne è costituita in prevalenza da rocce calcaree, come pure calcarei sono per il 75% i sedimenti affioranti (marna, calcare propriamente detto e il gesso). Questi sedimenti variano per composizione da un dipartimento all’altro e sono il risultato del ritirarsi delle acque marine avvenuto circa 75 milioni di anni fa durante il cretaceo superiore, in età campaniana.
Tra questi sedimenti vanta un’importante presenza un elemento ad alto tenore calcareo, detto impropriamente gesso bianco, composto esclusivamente di carbonato di calcio e formatosi dalla stratificazione di scheletri calcarei di alghe unicellulari microscopiche. L’assenza di cemento, destinata a saldare i cristalli di calcite, consente a questo materiale di conservare una notevole porosità (40% di vuoto)
Sebbene la sua predominanza non sia una costante all’interno della regione, di certo la Champagne ha fatto del suo sottosuolo gessoso un elemento qualitativo (e comunicativo) peculiare. Si tratta di banchi di pietra bianca, detti craie, profondi anche 300 metri, all’interno dei quali alcuni produttori hanno ricavato cantine suggestive (crayère).
Tra le più scenografiche troviamo quella della maison Ruinart, risalente all’epoca gallo-romana e dichiarata monumento nazionale dal 1931.
A livello geologico le craie apportano a questa regione un duplice valore aggiunto. Grazie alla propria singolare conformazione, infatti, assumono un insostituibile ruolo di regolatori idro-termici: oltre alla capacità di assorbire le frequenti eccedenze d’acqua piovana (300-400 litri per metro cubo), preservando le radici dal ristagno e restituendo loro l’umidità necessaria gradatamente nei momenti di maggiore stress idrico, possiedono anche la capacità di incamerare il calore delle ore diurne per poi cederlo durante le gelide notti invernali (N.B. in alcuni inverni qui si scende oltre i -30°).
Tuttavia, non è oro tutto ciò che luccica. Affinché questo ecosistema si trovi in equilibrio è necessario che i metodi agronomici favoriscano il radicamento stesso della pianta nel sottosuolo e, in genere, solo una vite “vecchia” con un apparato radicale profondo può beneficiare di questo vantaggio. Importante in futuro sarà, per le sorti della viticoltura champenoise, cercare di spiantare sempre meno le vigne giovani (di 20/25 anni come invece avveniva in passato) in nome di più alte rese produttive!
L’apice della concentrazione gessosa lo si trova nei 300 ettari di Vitry-le-Francois o Vitryat, un settore isolato a sud-est del dipartimento della Marna, nei pressi del comune di Vitry, i cui vigneti si estendono su uno strato di gesso affiorante puro al 94%. Scendendo invece sui colli a sud-ovest della città di Vertus (dove termina la Còte des Blancs), nella Val du Petit Morin, a cavallo tra Côte des Blancs e Côte de Sézanne, i 900 ettari vitati presentano una litologia pressoché priva di gesso.
Sempre nella Marna, troviamo una concentrazione rilevante di gesso anche nel distretto della Montagne de Reims, dove la percentuale si spinge fino al 93% nei villaggi di Bouzy e Ambonnay.
Il gesso è sensibilmente presente (63%), insieme a formazioni fini e carbonatiche, anche nei 1800 ettari vitati della Grande Vallée de la Marne: l’area, posta sulla riva destra dell’omonimo fiume, compresa tra i villaggi di Hautvillers e Tour-sur-Marne; oppure nei 1.250 ettari della Coteaux Sud d’Epernay, a sud e sud-ovest della città capoluogo, dove le vigne sono piantate su terreni gessosi (50%) misti ad argille e limo.
Nelle restanti aree del dipartimento della Marna il gesso bianco presenta percentuali ben più trascurabili, a vantaggio di marne, sabbie, argille e calcare non strettamente riconducibili al gesso. Nel Massif de Saint-Thierry, ad esempio, a nord ovest di Reims, la percentuale di gesso è vicina allo zero.
TO BE CONTINUED
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Bibliografia
- Guide des Vins de France 2013
- Champagne ; il sacrificio di un territorio – Phortos Edizioni, Roma 2008 (Cogliati Samuel)
- Champagne, il sogno fragile – Possibilia editore, Mottola 2013 (Cogliati Samuel)
- Le Vin. Le connaitre, le choisir, l’apprècier – Hachette Pratique, 2010 (Morvan Thierry)
- Champagne – Le Guide – Editions Hermè, Paris 1997 (Rabaudy Nicolas)
- Champagne ! Histoire inattendue, les Editions de l’Atelier, 2012 (Wolikow Claudine e Serge)
- Le Gout du vin. Le grand livre de la degustation, Dunod, Bordas, Paris 1983 (Peynaud Emile)
- Le livre d’or du Champagne, Editions Grand Pont, Lausanne, 1984 (Bonal Francois)
- Champagne. Les Terroirs – Le vigneron Champenois 1998/1999 – sevizi tecnici del CIVC
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Sitografia:
SUOLO E SOTTOSUOLO
La conformazione geologica della Champagne è costituita in prevalenza da rocce calcaree, come pure calcarei sono per il 75% i sedimenti affioranti (marna, calcare propriamente detto e il gesso). Questi sedimenti variano per composizione da un dipartimento all’altro e sono il risultato del ritirarsi delle acque marine avvenuto circa 75 milioni di anni fa durante il cretaceo superiore, in età campaniana.
Tra questi sedimenti vanta un’importante presenza un elemento ad alto tenore calcareo, detto impropriamente gesso bianco, composto esclusivamente di carbonato di calcio e formatosi dalla stratificazione di scheletri calcarei di alghe unicellulari microscopiche. L’assenza di cemento, destinata a saldare i cristalli di calcite, consente a questo materiale di conservare una notevole porosità (40% di vuoto)
Sebbene la sua predominanza non sia una costante all’interno della regione, di certo la Champagne ha fatto del suo sottosuolo gessoso un elemento qualitativo (e comunicativo) peculiare. Si tratta di banchi di pietra bianca, detti craie, profondi anche 300 metri, all’interno dei quali alcuni produttori hanno ricavato cantine suggestive (crayère).
Tra le più scenografiche troviamo quella della maison Ruinart, risalente all’epoca gallo-romana e dichiarata monumento nazionale dal 1931.
A livello geologico le craie apportano a questa regione un duplice valore aggiunto. Grazie alla propria singolare conformazione, infatti, assumono un insostituibile ruolo di regolatori idro-termici: oltre alla capacità di assorbire le frequenti eccedenze d’acqua piovana (300-400 litri per metro cubo), preservando le radici dal ristagno e restituendo loro l’umidità necessaria gradatamente nei momenti di maggiore stress idrico, possiedono anche la capacità di incamerare il calore delle ore diurne per poi cederlo durante le gelide notti invernali (N.B. in alcuni inverni qui si scende oltre i -30°).
Tuttavia, non è oro tutto ciò che luccica. Affinché questo ecosistema si trovi in equilibrio è necessario che i metodi agronomici favoriscano il radicamento stesso della pianta nel sottosuolo e, in genere, solo una vite “vecchia” con un apparato radicale profondo può beneficiare di questo vantaggio. Importante in futuro sarà, per le sorti della viticoltura champenoise, cercare di spiantare sempre meno le vigne giovani (di 20/25 anni come invece avveniva in passato) in nome di più alte rese produttive!
- IL DIPARTIMENTO DELLA MARNA
L’apice della concentrazione gessosa lo si trova nei 300 ettari di Vitry-le-Francois o Vitryat, un settore isolato a sud-est del dipartimento della Marna, nei pressi del comune di Vitry, i cui vigneti si estendono su uno strato di gesso affiorante puro al 94%. Scendendo invece sui colli a sud-ovest della città di Vertus (dove termina la Còte des Blancs), nella Val du Petit Morin, a cavallo tra Côte des Blancs e Côte de Sézanne, i 900 ettari vitati presentano una litologia pressoché priva di gesso.
Sempre nella Marna, troviamo una concentrazione rilevante di gesso anche nel distretto della Montagne de Reims, dove la percentuale si spinge fino al 93% nei villaggi di Bouzy e Ambonnay.
Il gesso è sensibilmente presente (63%), insieme a formazioni fini e carbonatiche, anche nei 1800 ettari vitati della Grande Vallée de la Marne: l’area, posta sulla riva destra dell’omonimo fiume, compresa tra i villaggi di Hautvillers e Tour-sur-Marne; oppure nei 1.250 ettari della Coteaux Sud d’Epernay, a sud e sud-ovest della città capoluogo, dove le vigne sono piantate su terreni gessosi (50%) misti ad argille e limo.
Nelle restanti aree del dipartimento della Marna il gesso bianco presenta percentuali ben più trascurabili, a vantaggio di marne, sabbie, argille e calcare non strettamente riconducibili al gesso. Nel Massif de Saint-Thierry, ad esempio, a nord ovest di Reims, la percentuale di gesso è vicina allo zero.
- IL DIPARTIMENTO DELL’AUBE
TO BE CONTINUED
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Bibliografia
- Guide des Vins de France 2013
- Champagne ; il sacrificio di un territorio – Phortos Edizioni, Roma 2008 (Cogliati Samuel)
- Champagne, il sogno fragile – Possibilia editore, Mottola 2013 (Cogliati Samuel)
- Le Vin. Le connaitre, le choisir, l’apprècier – Hachette Pratique, 2010 (Morvan Thierry)
- Champagne – Le Guide – Editions Hermè, Paris 1997 (Rabaudy Nicolas)
- Champagne ! Histoire inattendue, les Editions de l’Atelier, 2012 (Wolikow Claudine e Serge)
- Le Gout du vin. Le grand livre de la degustation, Dunod, Bordas, Paris 1983 (Peynaud Emile)
- Le livre d’or du Champagne, Editions Grand Pont, Lausanne, 1984 (Bonal Francois)
- Champagne. Les Terroirs – Le vigneron Champenois 1998/1999 – sevizi tecnici del CIVC
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Sitografia: