FRANCIA: J'ADORE LE CHAMPAGNE! ( Piccolo vademecum per iniziandi, prima parte )
di STEFANO ZAGHINI - 04 giugno 2016
Non è un mistero che lo Champagne sia il vino che maggiormente sento mio. Con le righe che seguono inauguro un piccolo vademecum, che racconterò in più puntate, alla scoperta di questo antidoto naturale, del suo territorio, dei metodi di lavorazione, dei princinpali protagonisti e delle etichette di riferimento. Un viaggio che spero vi rapisca l'attenzione e l'anima, proprio come successo a me oramai tanti anni fa.
Per chi scrive, lo Champagne, è in assoluto il vino più affascinante che si possa versare in un calice. Le ragioni di tale “liaison” non risiedono tanto nella sua eleganza senza tempo o nel suo carattere mondano, e solo in parte sono dovute alla sua ineguagliabile versatilità a tavola - dove a mio parere si sublima nella cucina creativa d’autore.
Si tratta piuttosto di un amore più ancestrale, simile a quello che nutro nei confronti dell’arte in genere e in particolare dell’architettura contemporanea, sintomo dell’apprezzamento sincero verso ogni forma di contrapposizione in cui cova la ricerca di una sintesi creativa.
La teoria secondo la quale la creatività nasca dal conflitto è, a ben vedere, anche quella che meglio identifica la storia dello Champagne, dove il nuovo scaturisce proprio dalla tensione intrinseca e conflittuale del binomio uomo-natura.
Una lunga storia capace di creare un metodo produttivo unico, così come lo conosciamo oggi, ottenuto dai progressi tecnologici dell’Ottocento e dalle intuizioni ‘alchemiche’ che affondano in un passato più remoto e leggendario.
La Champagne è un territorio ostile e difficile, con peculiarità pedoclimatiche uniche e inimitabili, che in oltre trecento anni hanno favorito lo sviluppo della “meccanica del genio umano” - il “savoir faire” - realizzando uno dei processi più tecnologici e creativi che il progresso della nostra civiltà occidentale possa annoverare.
Con il termine Champagne, quindi, si identifica una regione produttiva delimitata, un vino con caratteristiche precise e il metodo di lavorazione necessario a produrlo.
IL TERRITORIO E IL TESSUTO PRODUTTIVO
L’area produttiva della Champagne si trova a meno di due ore di auto da Parigi, in direzione est, nel bacino di un vasto mare scomparso durante l’era terziaria.
La superficie vitata conta 33.000 ettari vitati, 5 dipartimenti coinvolti (Marna, Aube, Aisne, Seine et Marne e Haute Marne), 319 comuni e 276.000 parcelle catastali.
Un patrimonio viticolo ingente, che nel 2014 ha permesso di riversare sul mercato 307 milioni di bottiglie, delle quali circa 160 milioni sono rimaste nel mercato interno, 80 milioni sono state assorbite dall’Europa e poco meno di 70 milioni hanno viaggiato oltre oceano.
Il tessuto produttivo della Champagne è costituito da oltre 15.000 viticoltori, di cui circa 5.000 curano l’intera filiera produttiva (dalla vigna alla commercializzazione del proprio vino), 150 cantine cooperative e più di 250 grandi case, le cosiddette Maison.
Nonostante l’esercito dei vignerons detenga cumulativamente il 90% dell’intera superficie vitata (all’incirca 1,50 ettari a testa), la quota di mercato in loro possesso (in pezzi) è attualmente pari al 20% del totale (nel 2014 hanno venduto circa 60 milioni di bottiglie). Le Maison, per contro, con un parco vigneti del 10% sul totale, detengono il 70% del mercato (216 milioni di bottiglie vendute su 307 milioni totali). Un dato raggiunto attingendo dalle vigne dei 10.000 viticoltori che si limitano alla “sola” coltivazione dell’uva, abbreviando le proprie fatiche al periodo del raccolto. Quello tra le Maison e i viticoltori è un rapporto commerciale regolato intermediari specializzati conosciuti come courtier, che hanno il compito di fare accordare le parti (Syndicat Professionnel des Courtiers en Vins de Champagne, SPCVC). Infine il dato delle cooperative, che insieme vendono poco meno del 10% del totale delle bottiglie (nel 2014 28 milioni).
IL SISTEMA INTERNO
Questo sistema commerciale non sempre in passato si è dimostrato impeccabile; in più di un’occasione i vignaioli hanno protestato contro situazioni ritenute ingiuste e non sempre le proteste sono state pacifiche: Nel 1910/11 fazioni di vignerons occuparono e danneggiarono diverse proprietà dei negociant-manipulant.
Nonostante questo, nel 1973, in concomitanza con un crollo della domanda di Champagne, si numerosi négociant-manipulant (NM) si rifiutarono di osservare i propri contratti di acquisto, inducendo molti vignerons a imparare l’arte della vinificazione.
L’EXPORT
Tra i principali mercati di destinazione dello Champagne dominano Usa, Inghilterra e Belgio, seguiti da Germania, Svizzera e fanalino di coda… l’Italia, in cui si è registrato negli ultimi anni un calo di consumo del 30% che, al netto della congiuntura finanziaria, pare direttamente proporzionale al successo delle bollicine nostrane: dal prosecco al Franciacorta.
Per tradurre meglio tutti questi numeri, ci basti pensare che il fatturato generale dello champagne equivale all’intero export del vino italiano!
LEGGERE L’ETICHETTA
Le sigle e i termini che si possono leggere su un’etichetta di Champagne sono molteplici. Tra tutte, quelle che aiutano a capire la natura del produttore sono fondamentali.
R.M. = Recoltant-Manipulant. Sono i vignaioli che con le uve dei propri vigneti producono champagne. La legge consente loro di acquistare da terzi un massimo del 5% di uve.
N.M. = Négociant-Manipulant. Sono le Maison de Champagne che acquistano le uve dai produttori elaborano e commercializzano lo champagne con il proprio nome.
R.C. = Récoltant-Coopérateur. Sono i vignaioli che conferiscono le uve alla cantina sociale la quale produce gli Champagne, li commercializza oppure li consegna al produttore per la vendita in proprio.
S.R. = Société de Récoltant. Sono vignaioli dello stesso gruppo familiare che spumantizzano i loro vini in un impianto collettivo, ma ciascuno lo vende con la propria etichetta.
C.M. = Coopérative de Manipulant. Sono cooperative di vignaioli produttori. La cooperativa produce e commercializza gli champagne elaborati con le uve dei soci produttori.
M.A. = Marque Auxiliaire o Marque d'Acheteur. Si tratta di uno champagne il cui nome (marca) non appartiene all'effettivo produttore ma a terzi (catene di supermercati, ristoratori od altro simile).
TO BE CONTINUED
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Bibliografia
- Guide des Vins de France 2013
- Champagne ; il sacrificio di un territorio – Phortos Edizioni, Roma 2008 (Cogliati Samuel)
- Champagne, il sogno fragile – Possibilia editore, Mottola 2013 (Cogliati Samuel)
- Le Vin. Le connaitre, le choisir, l’apprècier – Hachette Pratique, 2010 (Morvan Thierry)
- Champagne – Le Guide – Editions Hermè, Paris 1997 (Rabaudy Nicolas)
- Champagne ! Histoire inattendue, les Editions de l’Atelier, 2012 (Wolikow Claudine e Serge)
- Le Gout du vin. Le grand livre de la degustation, Dunod, Bordas, Paris 1983 (Peynaud Emile)
- Le livre d’or du Champagne, Editions Grand Pont, Lausanne, 1984 (Bonal Francois)
- Champagne. Les Terroirs – Le vigneron Champenois 1998/1999 – sevizi tecnici del CIVC
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Sitografia:
Per chi scrive, lo Champagne, è in assoluto il vino più affascinante che si possa versare in un calice. Le ragioni di tale “liaison” non risiedono tanto nella sua eleganza senza tempo o nel suo carattere mondano, e solo in parte sono dovute alla sua ineguagliabile versatilità a tavola - dove a mio parere si sublima nella cucina creativa d’autore.
Si tratta piuttosto di un amore più ancestrale, simile a quello che nutro nei confronti dell’arte in genere e in particolare dell’architettura contemporanea, sintomo dell’apprezzamento sincero verso ogni forma di contrapposizione in cui cova la ricerca di una sintesi creativa.
La teoria secondo la quale la creatività nasca dal conflitto è, a ben vedere, anche quella che meglio identifica la storia dello Champagne, dove il nuovo scaturisce proprio dalla tensione intrinseca e conflittuale del binomio uomo-natura.
Una lunga storia capace di creare un metodo produttivo unico, così come lo conosciamo oggi, ottenuto dai progressi tecnologici dell’Ottocento e dalle intuizioni ‘alchemiche’ che affondano in un passato più remoto e leggendario.
La Champagne è un territorio ostile e difficile, con peculiarità pedoclimatiche uniche e inimitabili, che in oltre trecento anni hanno favorito lo sviluppo della “meccanica del genio umano” - il “savoir faire” - realizzando uno dei processi più tecnologici e creativi che il progresso della nostra civiltà occidentale possa annoverare.
Con il termine Champagne, quindi, si identifica una regione produttiva delimitata, un vino con caratteristiche precise e il metodo di lavorazione necessario a produrlo.
IL TERRITORIO E IL TESSUTO PRODUTTIVO
L’area produttiva della Champagne si trova a meno di due ore di auto da Parigi, in direzione est, nel bacino di un vasto mare scomparso durante l’era terziaria.
La superficie vitata conta 33.000 ettari vitati, 5 dipartimenti coinvolti (Marna, Aube, Aisne, Seine et Marne e Haute Marne), 319 comuni e 276.000 parcelle catastali.
Un patrimonio viticolo ingente, che nel 2014 ha permesso di riversare sul mercato 307 milioni di bottiglie, delle quali circa 160 milioni sono rimaste nel mercato interno, 80 milioni sono state assorbite dall’Europa e poco meno di 70 milioni hanno viaggiato oltre oceano.
Il tessuto produttivo della Champagne è costituito da oltre 15.000 viticoltori, di cui circa 5.000 curano l’intera filiera produttiva (dalla vigna alla commercializzazione del proprio vino), 150 cantine cooperative e più di 250 grandi case, le cosiddette Maison.
Nonostante l’esercito dei vignerons detenga cumulativamente il 90% dell’intera superficie vitata (all’incirca 1,50 ettari a testa), la quota di mercato in loro possesso (in pezzi) è attualmente pari al 20% del totale (nel 2014 hanno venduto circa 60 milioni di bottiglie). Le Maison, per contro, con un parco vigneti del 10% sul totale, detengono il 70% del mercato (216 milioni di bottiglie vendute su 307 milioni totali). Un dato raggiunto attingendo dalle vigne dei 10.000 viticoltori che si limitano alla “sola” coltivazione dell’uva, abbreviando le proprie fatiche al periodo del raccolto. Quello tra le Maison e i viticoltori è un rapporto commerciale regolato intermediari specializzati conosciuti come courtier, che hanno il compito di fare accordare le parti (Syndicat Professionnel des Courtiers en Vins de Champagne, SPCVC). Infine il dato delle cooperative, che insieme vendono poco meno del 10% del totale delle bottiglie (nel 2014 28 milioni).
IL SISTEMA INTERNO
Questo sistema commerciale non sempre in passato si è dimostrato impeccabile; in più di un’occasione i vignaioli hanno protestato contro situazioni ritenute ingiuste e non sempre le proteste sono state pacifiche: Nel 1910/11 fazioni di vignerons occuparono e danneggiarono diverse proprietà dei negociant-manipulant.
Nonostante questo, nel 1973, in concomitanza con un crollo della domanda di Champagne, si numerosi négociant-manipulant (NM) si rifiutarono di osservare i propri contratti di acquisto, inducendo molti vignerons a imparare l’arte della vinificazione.
L’EXPORT
Tra i principali mercati di destinazione dello Champagne dominano Usa, Inghilterra e Belgio, seguiti da Germania, Svizzera e fanalino di coda… l’Italia, in cui si è registrato negli ultimi anni un calo di consumo del 30% che, al netto della congiuntura finanziaria, pare direttamente proporzionale al successo delle bollicine nostrane: dal prosecco al Franciacorta.
Per tradurre meglio tutti questi numeri, ci basti pensare che il fatturato generale dello champagne equivale all’intero export del vino italiano!
LEGGERE L’ETICHETTA
Le sigle e i termini che si possono leggere su un’etichetta di Champagne sono molteplici. Tra tutte, quelle che aiutano a capire la natura del produttore sono fondamentali.
R.M. = Recoltant-Manipulant. Sono i vignaioli che con le uve dei propri vigneti producono champagne. La legge consente loro di acquistare da terzi un massimo del 5% di uve.
N.M. = Négociant-Manipulant. Sono le Maison de Champagne che acquistano le uve dai produttori elaborano e commercializzano lo champagne con il proprio nome.
R.C. = Récoltant-Coopérateur. Sono i vignaioli che conferiscono le uve alla cantina sociale la quale produce gli Champagne, li commercializza oppure li consegna al produttore per la vendita in proprio.
S.R. = Société de Récoltant. Sono vignaioli dello stesso gruppo familiare che spumantizzano i loro vini in un impianto collettivo, ma ciascuno lo vende con la propria etichetta.
C.M. = Coopérative de Manipulant. Sono cooperative di vignaioli produttori. La cooperativa produce e commercializza gli champagne elaborati con le uve dei soci produttori.
M.A. = Marque Auxiliaire o Marque d'Acheteur. Si tratta di uno champagne il cui nome (marca) non appartiene all'effettivo produttore ma a terzi (catene di supermercati, ristoratori od altro simile).
TO BE CONTINUED
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Bibliografia
- Guide des Vins de France 2013
- Champagne ; il sacrificio di un territorio – Phortos Edizioni, Roma 2008 (Cogliati Samuel)
- Champagne, il sogno fragile – Possibilia editore, Mottola 2013 (Cogliati Samuel)
- Le Vin. Le connaitre, le choisir, l’apprècier – Hachette Pratique, 2010 (Morvan Thierry)
- Champagne – Le Guide – Editions Hermè, Paris 1997 (Rabaudy Nicolas)
- Champagne ! Histoire inattendue, les Editions de l’Atelier, 2012 (Wolikow Claudine e Serge)
- Le Gout du vin. Le grand livre de la degustation, Dunod, Bordas, Paris 1983 (Peynaud Emile)
- Le livre d’or du Champagne, Editions Grand Pont, Lausanne, 1984 (Bonal Francois)
- Champagne. Les Terroirs – Le vigneron Champenois 1998/1999 – sevizi tecnici del CIVC
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Sitografia: