IL BEAUJOLAIS E LA SINDROME DEL "NOVELLO"
di VITALIANO MARCHI - 23 febbraio 2020
Pur essendo meravigliosa nelle scenografie, Beaujolais rappresenta una delle regioni della Francia meno conosciute e raccontate. La sua immagine è rimasta a lungo offuscata dalla fortissima spinta commerciale del suo Nouveau (Beaujolais Nouveau), il vino novello - prodotto con la macerazione carbonica - che tradizionalmente viene commercializzato a partire dal terzo giovedì del mese di novembre.
Questo fenomeno ha di fatto oscurato una produzione di vini di assoluto rilievo qualitativo, che negli ultimi tempi, anche per merito di un comparto produttivo in crescita, stanno attirando l’attenzione di appassionati e operatori del settore.
Anche se da un punto di vista amministrativo il Beaujolais è considerato la propaggine più meridionale della Borgogna, ad un’analisi più approfondita e nelle statistiche produttive è giusto che venga considerata come una regione a sé stante.
Infatti, pur confinando a nord con il Maçonnais, il Beaujolais ha caratteristiche ampelografiche e geologiche che creano una frattura netta con il territorio borgognone. Caratteristiche che tra l’altro non possono neanche essere accomunate all’altra grande regione vitivinicola francese posta poco più a Sud: il Rodano Settentrionale.
Diversi sono i terreni, i metodi di vinificazione, il carattere dei vini, la storia e la varietà che domina incontrastata nei vigneti.
Come in tutta la Francia anche qui la viticoltura è stata portata dai romani, ma è solo verso la metà del 1600 che, grazie alla costruzione del canale di Briare che unisce la Loira alla Senna, i commerci verso la capitale Parigi diventano più facili e le colline del Beaujolais si ricoprono in modo più insistente di vigneti.
Geologicamente il Beaujolais è all’incrocio di diverse matrici di sottosuolo: nella zona delle 10 denominazioni comunali (i cosiddetti 10 Cru del Beaujolais) se ne contano almeno sette: granito, diorite, scisti, sabbia, marna calcarea, argilla e terreni alluvionali, localmente caratterizzati da ulteriori inserti di minerali vari come la quarzite e il manganese.
A sud si estendono invece i cosiddetti calcari dorati, antichi e durissimi, utilizzati da secoli come materiale da costruzione.
La base ampelografica principale è rappresentata dal gamay noir à jus blanc (gamay nero a succo bianco) che, dopo essere stata bandita dalla Borgogna nel 1395 per volontà di Filippo l’Ardito, ha trovato un luogo di elezione proprio tra i suoli acidi dei rilievi collinari del Beaujolais. Residuale è invece la presenza dello chardonnay, per una produzione poco significativa di vini bianchi.
Il metodo produttivo tradizionale dei vini più rappresentativi è quello della macerazione semi-carbonica: raccolta manuale, nessuna diraspatura, inizio della macerazione carbonica (con o senza saturazione preventiva del contenitore di vinificazione con CO2 senza chiusura ermetica), pigiatura/follatura, svinatura, fermentazione malolattica, normale affinamento.
Alcuni produttori tra quelli più in vista hanno comunque adottato protocolli “borgognoni”.
Esistono 12 denominazioni di origine “in rosso” nella regione: oltre alla generica Beaujolais, esiste un’area collinare classificata Beaujolais-Villages ed infine 10 Cru.
Il vino del Beaujolais, a parte il già citato Nouveau, può essere messo in commercio dal 15 marzo dell’anno dopo la vendemmia; soltanto il Saint-Amour a partire dal 1° febbraio.
Le denominazioni del Beaujolais comprendono :
Per approfondire tutti gli aspetti appena descritti, è stata organizzata lo scorso anno dalla delegazione AIS di Ravenna una degustazione magistralmente condotta da Armando Castagno. Di seguito le note e le impressioni sui vini assaggiati.
Questo fenomeno ha di fatto oscurato una produzione di vini di assoluto rilievo qualitativo, che negli ultimi tempi, anche per merito di un comparto produttivo in crescita, stanno attirando l’attenzione di appassionati e operatori del settore.
Anche se da un punto di vista amministrativo il Beaujolais è considerato la propaggine più meridionale della Borgogna, ad un’analisi più approfondita e nelle statistiche produttive è giusto che venga considerata come una regione a sé stante.
Infatti, pur confinando a nord con il Maçonnais, il Beaujolais ha caratteristiche ampelografiche e geologiche che creano una frattura netta con il territorio borgognone. Caratteristiche che tra l’altro non possono neanche essere accomunate all’altra grande regione vitivinicola francese posta poco più a Sud: il Rodano Settentrionale.
Diversi sono i terreni, i metodi di vinificazione, il carattere dei vini, la storia e la varietà che domina incontrastata nei vigneti.
Come in tutta la Francia anche qui la viticoltura è stata portata dai romani, ma è solo verso la metà del 1600 che, grazie alla costruzione del canale di Briare che unisce la Loira alla Senna, i commerci verso la capitale Parigi diventano più facili e le colline del Beaujolais si ricoprono in modo più insistente di vigneti.
Geologicamente il Beaujolais è all’incrocio di diverse matrici di sottosuolo: nella zona delle 10 denominazioni comunali (i cosiddetti 10 Cru del Beaujolais) se ne contano almeno sette: granito, diorite, scisti, sabbia, marna calcarea, argilla e terreni alluvionali, localmente caratterizzati da ulteriori inserti di minerali vari come la quarzite e il manganese.
A sud si estendono invece i cosiddetti calcari dorati, antichi e durissimi, utilizzati da secoli come materiale da costruzione.
La base ampelografica principale è rappresentata dal gamay noir à jus blanc (gamay nero a succo bianco) che, dopo essere stata bandita dalla Borgogna nel 1395 per volontà di Filippo l’Ardito, ha trovato un luogo di elezione proprio tra i suoli acidi dei rilievi collinari del Beaujolais. Residuale è invece la presenza dello chardonnay, per una produzione poco significativa di vini bianchi.
Il metodo produttivo tradizionale dei vini più rappresentativi è quello della macerazione semi-carbonica: raccolta manuale, nessuna diraspatura, inizio della macerazione carbonica (con o senza saturazione preventiva del contenitore di vinificazione con CO2 senza chiusura ermetica), pigiatura/follatura, svinatura, fermentazione malolattica, normale affinamento.
Alcuni produttori tra quelli più in vista hanno comunque adottato protocolli “borgognoni”.
Esistono 12 denominazioni di origine “in rosso” nella regione: oltre alla generica Beaujolais, esiste un’area collinare classificata Beaujolais-Villages ed infine 10 Cru.
Il vino del Beaujolais, a parte il già citato Nouveau, può essere messo in commercio dal 15 marzo dell’anno dopo la vendemmia; soltanto il Saint-Amour a partire dal 1° febbraio.
Le denominazioni del Beaujolais comprendono :
- Beaujolais: prodotto nella parte meridionale della Regione, comprende quasi esclusivamente vini rossi. I vitigni sono impiantati principalmente sulle terre dei calcari dorati ed i vini che si ottengono sono rotondi, fruttati, da bere piuttosto giovani senza pretese di invecchiamento. La denominazione comprende anche la tipologia Nouveau, vino prodotto da circa 50 anni ed accolto con una serie di feste paesane nel terzo fine settimana di novembre, per dare il benvenuto ai frutti dell’ultima vendemmia. I vini sono leggeri, fruttati, ottenuti con la tecnica della macerazione carbonica per preservarne freschezza e giovialità. Un’imponente campagna di marketing svolta nel recente passato, ha imposto sul mercato internazionale questa tipologia di vini, tanto che spesso nell’immaginario collettivo il nome Beaujolais è accomunato solo al novello.
- Beaujolais Villages: copre circa 6.000 ettari vitati nella parte centrale della regione. I vini hanno lo stesso stile dei precedenti, ma con una complessità ed una capacità di invecchiamento decisamente superiore.
- Saint Amour: 320 ettari vitati per il più settentrionale dei Cru, con terreni argillo-calcarei, graniti e scisti, ricchissimi di ciottoli. I vini hanno un colore scuro, violaceo con aromi fruttati di lampone e pesca bianca, floreali e leggermente speziati, con una struttura armoniosa e piuttosto leggera. Potenziale evolutivo fino a 10 anni.
- Juliénas: sviluppato su 580 ettari vitati. Terreni con presenza di argille e graniti sbriciolati. Molto vicino a Saint Amour, i vini sono piuttosto simili, con una maggiore complessità aromatica ed un sorso più nervoso, che tende ad un equilibrio maggiore col tempo. Potenziale evolutivo fino a 15 anni.
- Chénas: 270 ettari vitati per questo Cru, che è il più piccolo del Beaujolais. Terreni ricchi di argille alluvionali, graniti e scisti, con un’alta percentuale di manganese. Colore con sfumature tendenti al granato, sviluppa aromi floreali, di sottobosco, di spezie e torrefazione con un sorso carnoso ed avvolgente. Potenziale evolutivo fino a 20 anni.
- Moulin-à-Vent: 660 ettari vitati. Terreni composti da sabbie ricche di manganese e graniti rosa. Il vino ha colore intenso, profondo, dai riflessi violacei. Aromi di frutti rossi, di rose, di spezie e liquirizia, accompagnano un sorso di grande struttura, massiccio, che dà il meglio di sé con alcuni anni di invecchiamento. Potenziale evolutivo fino a 30 anni.
- Fleurie: 870 ettari vitati per uno dei vini più eleganti della regione. Terreni ricchi di graniti rosa. Vino di un bel rosso carminio, con aromi floreali di violetta, peonia e mughetto ed un sorso equilibrato ed intrigante. Potenziale evolutivo fino a 20 anni.
- Chiroubles: 360 ettari vitati posti nella zona più alta della regione a circa 450 m slm. Terreni composti da graniti erosi e sabbie rosa. Vini con carattere fresco, sia in termini di colore, un rubino luminoso, sia dal punto di vista dei profumi e del sorso, dominati da toni floreali piuttosto persistenti. Potenziale evolutivo di circa 12 anni.
- Morgon: 1.100 ettari vitati. Terreni composti da graniti e rocce vulcaniche. Vini ricchi di colore, intensi, con profumi legati a frutti scuri come ciliegia e mora ed una struttura importante, virile, che tende a smussarsi col tempo. Potenziale evolutivo di circa 25 anni.
- Régnié: 400 ettari vitati. Terreni composti da graniti rosa sbriciolati su una matrice sabbiosa. Vini luminosi, rosso rubino, con aromi di piccoli frutti rossi come fragola e ribes, fini ed eleganti al palato. Potenziale evolutivo di circa 10 anni.
- Côte de Brouilly: 310 ettari vitati posti sul pendio di un antico vulcano. Terreni composti da rocce azzurre, scisti e dioriti. Vini che mostrano sempre una decisa tensione verticale, di un bel rosso porpora, con aromi di frutti rossi e spezie orientali. Potenziale evolutivo di circa 15 anni.
- Brouilly: 1.300 ettari per il più meridionale dei cru. Terreni composti da argille compatte, marne calcaree e graniti rosa. Vini di un bel rosso rubino, con profumi di prugna, frutti rossi e liquirizia, piuttosto rotondi e vinosi al sorso. Potenziale evolutivo fino a 12 anni.
Per approfondire tutti gli aspetti appena descritti, è stata organizzata lo scorso anno dalla delegazione AIS di Ravenna una degustazione magistralmente condotta da Armando Castagno. Di seguito le note e le impressioni sui vini assaggiati.