LO CHABLIS GRAND CRU LES CLOS DI J.P. & B. DROIN IN VERTICALE
di FILIPPO APOLLINARI - 02 maggio 2015
Nella corsa alle nuove frontiere produttive della Borgogna, Chablis si propone come l’alternativa sempre attuale, il B-side che ritorni periodicamente ad ascoltare e che contribuisce a rendere memorabile l’intero album.
Questa volta l’interprete del brano è Benoit Droin, uno dei più fulgidi dell’intero comprensorio, protagonista, insieme al suo Les Clos, della verticale che suggella il racconto di un territorio unico.
Lontano dai riflettori che splendono nella Cote d’Or, il distretto di Chablis è animato da atmosfere meno vistose, le stesse che, al momento, consentono di preservare i suoi vini dalle speculazioni commerciali in atto nel cuore della regione.
Qui nascono chardonnay più algidi rispetto a quelli della Cote de Beaune; chardonnay che riflettono tonalità cromatiche più vicine al giallo limone e al verde, in antitesi alle sfumature dorate che crescono progressivamente in intensità passando per Meursault, Puligny-Montrachet e Chassagne-Montrachet. A scandire ulteriormente questa distanza tra i vini dei due distretti interviene anche la diversa gestione del rovere, le “pièces” da 228 litri, che nella Cote d’Or rappresentano pressoché l’unico contenitore utilizzato, sia per la vinificazione, sia per l’affinamento, e che a Chablis, invece, vengono utilizzate con più parsimonia e alternate all’acciaio. Questo consente ai vini di Chablis di esprimersi con una maggiore trasparenza, scevra o quasi, nelle versioni più pure, di filtri esogeni. Vini marcati da una spiccata mineralità marina, delicatamente affumicata, e da un sorso sorretto da una spinta acido-sapida trainante, scoperta, e compensata dal sapore e dalla polposità della materia (almeno nelle versioni più riuscite) piuttosto che dalla glicerina.
IL TERRITORIO
Chablis si trova nel cuore del dipartimento dello Yonne e, nonostante i suoi vigneti siano in linea d’aria più vicini alla parte meridionale della Champagne (Aube), piuttosto che all’estremità settentrionale della Cote d’Or (Marsannay-La-Còte), si tratta di un’isola vitivinicola storicamente e legalmente acclusa alla Borgogna.
Dei 6.600 ettari vitati compresi nello Yonne, il comprensorio di Chablis domina incontrastato con 4917 ettari totali vitati, interamente dedicati allo chardonnay e suddivisi in quattro AOC (appellation d’origine controlée): Un’appellation grand cru (Chablis Grand Cru), un’appellation premier cru (Chablis Premier Cru) e due appellation comunali (Chablis e Petit Chablis). L’appellation grand cru è unica, ma suddivisa in 7 climat (vigneti) per un totale di circa 103 ettari, mentre l’appellation premier cru conta 776 ettari suddivisi in 40 vigneti. Alla base della piramide qualitativa ci sono le AOC comunali Chablis e Petit Chablis, che insieme vantano circa 4038 ettari vitati. Gli appezzamenti grand cru e i migliori premier cru si snodano lungo le sponde ondulate del fiume Serein e si trovano ad altitudini comprese tra 130 ed i 210 m/slm, con esposizioni che variano da sud-est a sud-ovest. Il clima è nordico, di natura semicontinentale, segnato dal 48esimo parallelo. La conformazione marnosa e altamente calcarea del suolo deriva dalla compressione dei depositi fossili di natura marina risalente al periodo kimmeridgiano del giurassico superiore. Un suolo che ritroviamo anche nell’area meridionale della Champagne e che contribuisce a regalare similitudini con alcuni vini provenienti proprio da quest’area.
LA SUDDIVISIONE DELLA AOC CHABLIS GRAND CRU (102,92 ha. suddivisi su 7 climat)
o Blanchot 12,7 ha
o Bougros 12,6 ha
o Le Clos 26 ha
o Grenouilles 9,4 ha
o Preuses 11,4 ha
o Valmur 13,2 ha
o Vaudesir 14,7 ha
LES CLOS
Tra i sette vigneti contigui che compongono la AOC Chablis Grand Cru, il Les Clos non solo è il più vasto (26 ettari), ma è anche il primo a essere stato vitato e valorizzato dai monaci di Tours, a cui Carlo II, nell’867 d.C., donò la cittadina di Chablis. Situato a fianco del Blanchot, che costituisce l’estremità orientale dell’AOC, il Les Clos si presenta come una sorta di collinetta (coteau) dall’esposizione prevalentemente a sud-ovest. Una conformazione favorevole, che si discosta, ad esempio, dall’avvallamento presente nel confinante Valmur e nel successivo Vaudèsir. La parte superficiale del suolo è caratterizzato da argille chiare compatte, poggiate su una roccia calcarea derivante dal kimmeridgiano (periodo Giurassico superiore), ricchissima di componenti fossili marini a cui si deve l’imprinting tipico di questi vini. I vini che nascono da questo vigneto rappresentano la quintessenza del territorio, presentando un quadro olfattivo intenso, acceso da una mineralità marina sottile, affumicata, a cui si aggiungono note agrumate e nuance balsamiche. Al palato sono polputi e asciutti, in possesso di una spina dorsale acido-sapida che veicola sapore e stimola un nuovo sorso. Vini in grado di invecchiare per almeno un ventennio arricchendosi di sfumature sempre più dettagliate.
JEAN PAUL & BENOIT DROIN
Vignaioli dal 1620, i Droin sono una delle dinastie più solide e storiche del distretto di Chablis. Benoit Droin, l’attuale proprietario, incarna la quattordicesima generazione che si succede al comando di questa azienda familiare, che si trova oggi a condurre uno dei patrimoni viticoli più prestigiosi dell’intero comparto: 26 ettari vitati spalmati su Petit Chablis, Chablis, 9 Premier Cru e 5 Grand Cru (Les Clos, Blanchot, Grenouilles, Vaudèsir e Valmur). Se a Jean Paul, il padre di Benoit, spetta il merito di aver fatto conoscere l’azienda oltre i confini territoriali, a Benoit spetta il merito di averla portata nel novero delle migliori realtà della regione. Le scelte di Benoit di migliorare la gestione del vigneto, riducendo notevolmente le rese, e di limitare l’uso del legno, soprattutto nuovo, in favore di una maggiore percentuale d’acciaio, hanno consentito ai vini aziendali di raggiungere livelli di purezza senza precedenti. Diversi vini, tra cui Petit Chablis, Chablis, Vaucoupin (premier cru), Cote de Lechet (premier cru) e Blanchot (grand cru), sono fermentati e maturati esclusivamente in acciaio; Vaillons (premier cru), Mont de Milieu (premier cru) e Montée de Tonnerre (premier cru), sono vinificati e maturati per un 25% in pièces; su Vosgros (premier cru) e Vaudèsir (grand cru) la percentuale di legno sale al 35%; 40% su Montmains (premier cru) e Valmur (grand cru); 50% su Fourchame (premier cru), Grenouilles (grand cru) e Les Clos (grand cru). Legno che si rinnova al massimo per un 10% ogni anno e solo per i Grand Cru. L’assemblaggio tra le porzioni in legno e quelle in acciaio avviene durante la primavera successiva alla vendemmia, mentre l’imbottigliamento si svolge a estate inoltrata. La porzione di Les Clos in possesso della famiglia Droin è di 1,42 ettari, suddivisi in tre distinte parcelle (una nella parte più alta e orientale del vigneto, una nel cuore del climat e una nella parte più bassa e occidentale).
Questa volta l’interprete del brano è Benoit Droin, uno dei più fulgidi dell’intero comprensorio, protagonista, insieme al suo Les Clos, della verticale che suggella il racconto di un territorio unico.
Lontano dai riflettori che splendono nella Cote d’Or, il distretto di Chablis è animato da atmosfere meno vistose, le stesse che, al momento, consentono di preservare i suoi vini dalle speculazioni commerciali in atto nel cuore della regione.
Qui nascono chardonnay più algidi rispetto a quelli della Cote de Beaune; chardonnay che riflettono tonalità cromatiche più vicine al giallo limone e al verde, in antitesi alle sfumature dorate che crescono progressivamente in intensità passando per Meursault, Puligny-Montrachet e Chassagne-Montrachet. A scandire ulteriormente questa distanza tra i vini dei due distretti interviene anche la diversa gestione del rovere, le “pièces” da 228 litri, che nella Cote d’Or rappresentano pressoché l’unico contenitore utilizzato, sia per la vinificazione, sia per l’affinamento, e che a Chablis, invece, vengono utilizzate con più parsimonia e alternate all’acciaio. Questo consente ai vini di Chablis di esprimersi con una maggiore trasparenza, scevra o quasi, nelle versioni più pure, di filtri esogeni. Vini marcati da una spiccata mineralità marina, delicatamente affumicata, e da un sorso sorretto da una spinta acido-sapida trainante, scoperta, e compensata dal sapore e dalla polposità della materia (almeno nelle versioni più riuscite) piuttosto che dalla glicerina.
IL TERRITORIO
Chablis si trova nel cuore del dipartimento dello Yonne e, nonostante i suoi vigneti siano in linea d’aria più vicini alla parte meridionale della Champagne (Aube), piuttosto che all’estremità settentrionale della Cote d’Or (Marsannay-La-Còte), si tratta di un’isola vitivinicola storicamente e legalmente acclusa alla Borgogna.
Dei 6.600 ettari vitati compresi nello Yonne, il comprensorio di Chablis domina incontrastato con 4917 ettari totali vitati, interamente dedicati allo chardonnay e suddivisi in quattro AOC (appellation d’origine controlée): Un’appellation grand cru (Chablis Grand Cru), un’appellation premier cru (Chablis Premier Cru) e due appellation comunali (Chablis e Petit Chablis). L’appellation grand cru è unica, ma suddivisa in 7 climat (vigneti) per un totale di circa 103 ettari, mentre l’appellation premier cru conta 776 ettari suddivisi in 40 vigneti. Alla base della piramide qualitativa ci sono le AOC comunali Chablis e Petit Chablis, che insieme vantano circa 4038 ettari vitati. Gli appezzamenti grand cru e i migliori premier cru si snodano lungo le sponde ondulate del fiume Serein e si trovano ad altitudini comprese tra 130 ed i 210 m/slm, con esposizioni che variano da sud-est a sud-ovest. Il clima è nordico, di natura semicontinentale, segnato dal 48esimo parallelo. La conformazione marnosa e altamente calcarea del suolo deriva dalla compressione dei depositi fossili di natura marina risalente al periodo kimmeridgiano del giurassico superiore. Un suolo che ritroviamo anche nell’area meridionale della Champagne e che contribuisce a regalare similitudini con alcuni vini provenienti proprio da quest’area.
LA SUDDIVISIONE DELLA AOC CHABLIS GRAND CRU (102,92 ha. suddivisi su 7 climat)
o Blanchot 12,7 ha
o Bougros 12,6 ha
o Le Clos 26 ha
o Grenouilles 9,4 ha
o Preuses 11,4 ha
o Valmur 13,2 ha
o Vaudesir 14,7 ha
LES CLOS
Tra i sette vigneti contigui che compongono la AOC Chablis Grand Cru, il Les Clos non solo è il più vasto (26 ettari), ma è anche il primo a essere stato vitato e valorizzato dai monaci di Tours, a cui Carlo II, nell’867 d.C., donò la cittadina di Chablis. Situato a fianco del Blanchot, che costituisce l’estremità orientale dell’AOC, il Les Clos si presenta come una sorta di collinetta (coteau) dall’esposizione prevalentemente a sud-ovest. Una conformazione favorevole, che si discosta, ad esempio, dall’avvallamento presente nel confinante Valmur e nel successivo Vaudèsir. La parte superficiale del suolo è caratterizzato da argille chiare compatte, poggiate su una roccia calcarea derivante dal kimmeridgiano (periodo Giurassico superiore), ricchissima di componenti fossili marini a cui si deve l’imprinting tipico di questi vini. I vini che nascono da questo vigneto rappresentano la quintessenza del territorio, presentando un quadro olfattivo intenso, acceso da una mineralità marina sottile, affumicata, a cui si aggiungono note agrumate e nuance balsamiche. Al palato sono polputi e asciutti, in possesso di una spina dorsale acido-sapida che veicola sapore e stimola un nuovo sorso. Vini in grado di invecchiare per almeno un ventennio arricchendosi di sfumature sempre più dettagliate.
JEAN PAUL & BENOIT DROIN
Vignaioli dal 1620, i Droin sono una delle dinastie più solide e storiche del distretto di Chablis. Benoit Droin, l’attuale proprietario, incarna la quattordicesima generazione che si succede al comando di questa azienda familiare, che si trova oggi a condurre uno dei patrimoni viticoli più prestigiosi dell’intero comparto: 26 ettari vitati spalmati su Petit Chablis, Chablis, 9 Premier Cru e 5 Grand Cru (Les Clos, Blanchot, Grenouilles, Vaudèsir e Valmur). Se a Jean Paul, il padre di Benoit, spetta il merito di aver fatto conoscere l’azienda oltre i confini territoriali, a Benoit spetta il merito di averla portata nel novero delle migliori realtà della regione. Le scelte di Benoit di migliorare la gestione del vigneto, riducendo notevolmente le rese, e di limitare l’uso del legno, soprattutto nuovo, in favore di una maggiore percentuale d’acciaio, hanno consentito ai vini aziendali di raggiungere livelli di purezza senza precedenti. Diversi vini, tra cui Petit Chablis, Chablis, Vaucoupin (premier cru), Cote de Lechet (premier cru) e Blanchot (grand cru), sono fermentati e maturati esclusivamente in acciaio; Vaillons (premier cru), Mont de Milieu (premier cru) e Montée de Tonnerre (premier cru), sono vinificati e maturati per un 25% in pièces; su Vosgros (premier cru) e Vaudèsir (grand cru) la percentuale di legno sale al 35%; 40% su Montmains (premier cru) e Valmur (grand cru); 50% su Fourchame (premier cru), Grenouilles (grand cru) e Les Clos (grand cru). Legno che si rinnova al massimo per un 10% ogni anno e solo per i Grand Cru. L’assemblaggio tra le porzioni in legno e quelle in acciaio avviene durante la primavera successiva alla vendemmia, mentre l’imbottigliamento si svolge a estate inoltrata. La porzione di Les Clos in possesso della famiglia Droin è di 1,42 ettari, suddivisi in tre distinte parcelle (una nella parte più alta e orientale del vigneto, una nel cuore del climat e una nella parte più bassa e occidentale).