MODIGLIANA, STELLA DELL'APPENNINO
di LUCIO FOSSATI - 23 settembre 2018
Siamo saliti a Modigliana sotto il sole morente di fine estate, inseguendo la stella dell'appennino.
L'abbiamo trovata, ne eravamo certi, ma questa edizione è stata più luminosa, più completa, più partecipata dagli operatori mondovino e più esplicativa delle promesse che il sangiovese può cullare, anche in zone fuori dall'occhio di bue.
Un ringraziamento ad organizzatori, produttori e relatori che sono sfilati disinvoltamente lungo i tre giorni di incontri, suonando lo standard di seminari, degustazioni e cene, con un interplay da rodato jazz trio e una passione propria di chi fa il lavoro che ha scelto.
È stato approfondito l'antico matrimonio tra il sangiovese e il tratto appenninico tosco-romagnolo, officiato nel Medioevo dai monaci che presidiavano questi crinali con le loro abbazie. È stato ricordato il sogno di Castelluccio, che nei lontani Settanta voleva i vini romagnoli nelle carte dei grandi ristoranti italiani anche, e soprattutto, perché capaci di invecchiare. E più ancora è stata tratteggiata la diversa personalità delle tre valli vitate di Modigliana. Tramazzo, Acerreta e Ibola scorrono scolpite dai rispettivi torrenti e rivestite dal bosco che le conquista alla vita, vincendo l'inospitalità di marne e arenarie e donando sostanze organiche.
Tramazzo è il torrente centrale, sul quale si innestano gli altri due corsi d’acqua dando vita al Marzeno. Il suo fondo valle è largo, abbastanza dolce nelle pendenze e fertile nei suoli meno dilavati. Le coste vitate salgono dai 200 m/slm ai 500 m/slm, senza fretta, ma più ripidamente rispetto ad Acerreta, che prosegue con altimetria degradante verso Brisighella. I terreni della valle Acerreta sono impasti di marne e arenarie tendenzialmente sciolti, con una quota di argilla che segna spesso il profilo dei vini. Ibola è invece la valle più scoscesa, stretta e verticale come una forra, avara di suolo lungo le coste, in cui la viticoltura si inerpica fino ai 550 m/slm. Il suo verde vivido e variegato è punteggiato dai candidi affioramenti di arenaria che, sfaldata da radici e da intemperie, torna ad essere sabbia mescolandosi all'humus prodotto dal bosco. Gli alberi testimoniano in questa valle degli effetti dell'inversione termica con faggi in alto e querce in basso.
Un’esperienza didattica per la lettura delle tre peculiarità vallive parte dalla degustazione orizzontale delle ultime annate confezionate dall’azienda Mutiliana di Giorgio Melandri. Ebbene, si possono decisamente focalizzare le differenti identità, al netto della stessa mano. E così si può raccontare la natura di queste conche dall'ascolto dei vini di tutti i produttori presenti.
Nell'Ibola il sangiovese vive di acidità, i tannini sono rarefatti e dall'impatto soffice, con un lievissimo colpo di coda finale. Il sale spadroneggia nel centrobocca, approfittando della latenza tannica, e trascina il sapore lungo e sottile. Un epigramma sul frutto, che predilige le sensazioni verde scuro della macchia, la balsamicità delle resine e, talvolta, i richiami iodati delle arenarie. Al naso più rosa canina che viola, più agrume che ciliegia, la mora alla fine arriva, ma le sensazioni verdi permangono in sottofondo. Villa Papiano, Pratello, Mutiliana, Lu.Va. e Il Teatro presentano vini della valle d'Ibola.
Tramazzo, invece, sfruttando la maggior quota di terreno fertile, conferisce nei vini una maggiore matericità, senza perdere una congenita austerità montana. Il tannino si fa sentire. È sottile ma pungente, colpisce prima rispetto a Ibola, ma poi fila via liscio, abbracciando freschezza e sapidità. I frutti di bosco nelle varie tonalità del rosso sono più presenti, i gliceroli ammantano più decisamente il cavo orale, trasferendo una generale sensazione di equilibrio. Il sottofondo verde – una delle cifre di Modigliana - vira più che altro verso sensazioni balsamiche. Producono qui: Torre San Martino, Lu.Va., Mutiliana, Casetta dei Frati.
Acerreta, con le sue quote più basse, un saldo di argille, maggiore calore e luminosità, si esprime di norma con un frutto rosso deciso e dalla compiuta maturità. Nel calice questa valle sembra svilupparsi più nella cooperazione delle parti verso una compatta lunghezza, dissimulata da un frutto prontamente estroverso. I tannini sono eleganti ma serrati, mentre la classica nota verde, con il tempo, evolve in una seducente mineralità. Castelluccio, Balia di Zola, Mutiliana, producono qui.
Oggi, più che mai, ci piace pensare a Modigliana come a un Cru di Romagna, con peculiarità uniche e riconoscibili. Se pensiamo a Volnay, non penseremmo mai di confonderlo con Gevrey-Chambertin, se assaggiamo un Languedoc, difficilmente lo potremmo scambiare per uno Chateauneuf-du-Pape, per quanto le zone abbiano molte concordanze pedoclimatiche, ampelografiche e distino pochi chilometri.
Così la Romagna sta crescendo nella costruzione delle proprie identità territoriali. Lo sta facendo soprattutto a Brisighella, a Marzeno, a Oriolo, a Predappio e a Modigliana, ma ci auguriamo che lo faccia ovunque ci siano le condizioni per la nascita di un terroir.
Riguardo ai vini di Modigliana, ecco qualche impressione su alcuni di questi. Da rimarcare comunque uno standard qualitativo di sorprendente livello, ed una progressiva crescita media.
Morana 2013 IGP, Il Pratello
È il sangiovese "base" dell'azienda, esce quando Emilio Placci decide che sia giusto (un seppuku commerciale). Un vino golosissimo. Prima ho ricontrollato l'etichetta più volte (bella la nuova), poi ho chiesto da quanto tempo era stato aperto, perché delle abituali riduzioni di Emilio ne aleggiava solo una timida nuvoletta. In bocca tanta pressione saporosa, tannini di compostezza oxfordiana e materiali di affinamento completamente digeriti. Semplice e guizzante come un ruzzolone nei prati alti dell'Ibola, sdrucendo erbette di campo e schiacciando lamponi e fragoline selvatiche.
I Probi di Papiano 2015 Romagna Sangiovese Modigliana Riserva, Villa Papiano
Non ho capito se è Francesco Bordini che si è un po' lasciato andare o se è l'annata pronta e loquace che gli ha preso la mano, però questo I Probi pare un’opera matura. Sempre verticale, ma meno minimalista, più concessivo nelle note fruttate, sempre rigorosamente croccanti, mai surmature. Il tannino ci aggancia e, dopo un primo attimo di coazione con l'acidità che stringe un po’ il sapore, ci trasporta in profondità di purezza materica.
Violano 2017 Romagna Sangiovese Modigliana Il Teatro (anteprima)
La canicola del 2017 non si avverte, ma si sente l'onda d'urto che devono profondere le radici per suggere linfa vitale da suoli poverissimi. Tannini lanceolati, acidità malica, sapidità gessosa ed un acquerello di lime, bergamotto, tè verde e more quasi mature. Al momento è una sinopia, ma è già bella. Bisognerà attendere qualche tempo per ammirarne i colori. In ogni caso non è il vino da scegliere se ne cercate uno rassicurante.
FraTempo 2014 Romagna Sangiovese Modigliana Riserva, Casetta dei frati
Qui il tannino non la tocca piano, ma lo fa comunque con una rigorosa eleganza. Tannino che incede perentoriamente verso la profondità, mentre sale, alcoli e polialcoli spargono sapori austeri in ampiezza. Rispetto ad altri vini assaggiati di questa azienda c'è un frutto più nitido. Vino nervoso, come da stile del vignaiolo e dell'annata, tuttavia dotato di un bouquet complesso ed affascinante nelle alternanti sensazioni di rapporto con l'ossigeno (riduzione/ossidazione). Le note ci ricordano che siamo a Modigliana e stiamo bene.
Balitore 2017 Romagna Sangiovese Superiore, Balia di Zola (Anteprima)
Il “vino di casa” di Balia di Zola si è disimpegnato in punta di piedi in un’annata torrida. Ci è parso di un’immediatezza meno "mediata" se ci si concede il termine. Più semplicità, meno ricerca di una accattivante pienezza. Parliamo di un vino comunque morbido ma innervato di acidità, con un frutto maturo e dolce. Percepiamo un quid plus di vitalità provinciale che approviamo.
Ibola 2017 Romagna Sangiovese Modigliana, Mutiliana
Gli Ibola di Mutiliana, dimostrano quanta dinamica possa generare una rarefazione della materia. Vino haiku dove i capoversi sono sapidità, freschezza e mineralità. Tannini soffici e legati da una trama larga come una garza di lino italiano, la trazione del sapore è condotta dall'acidità e l'espansione da una salinità più minerale che iodata. I frutti rossi maturano a centrobocca, ma si manifestano con una certa ritrosia, contrappuntati da sensazioni verdi. La chiusura, molto piacevole, lascia il rafano ed il bergamotto.
Tanti i vini interessanti e appaganti assaggiati, sia nelle aziende citate, sia nelle altre (Lu.Va., Castelluccio, Torre San Martino ed Agrintesa). Sarà la piacevole scusa per tornare a parlare a breve di Modigliana senza rischiare di incorrere negli strali del direttore.
FOTO DI LIDO VANNUCCHI
L'abbiamo trovata, ne eravamo certi, ma questa edizione è stata più luminosa, più completa, più partecipata dagli operatori mondovino e più esplicativa delle promesse che il sangiovese può cullare, anche in zone fuori dall'occhio di bue.
Un ringraziamento ad organizzatori, produttori e relatori che sono sfilati disinvoltamente lungo i tre giorni di incontri, suonando lo standard di seminari, degustazioni e cene, con un interplay da rodato jazz trio e una passione propria di chi fa il lavoro che ha scelto.
È stato approfondito l'antico matrimonio tra il sangiovese e il tratto appenninico tosco-romagnolo, officiato nel Medioevo dai monaci che presidiavano questi crinali con le loro abbazie. È stato ricordato il sogno di Castelluccio, che nei lontani Settanta voleva i vini romagnoli nelle carte dei grandi ristoranti italiani anche, e soprattutto, perché capaci di invecchiare. E più ancora è stata tratteggiata la diversa personalità delle tre valli vitate di Modigliana. Tramazzo, Acerreta e Ibola scorrono scolpite dai rispettivi torrenti e rivestite dal bosco che le conquista alla vita, vincendo l'inospitalità di marne e arenarie e donando sostanze organiche.
Tramazzo è il torrente centrale, sul quale si innestano gli altri due corsi d’acqua dando vita al Marzeno. Il suo fondo valle è largo, abbastanza dolce nelle pendenze e fertile nei suoli meno dilavati. Le coste vitate salgono dai 200 m/slm ai 500 m/slm, senza fretta, ma più ripidamente rispetto ad Acerreta, che prosegue con altimetria degradante verso Brisighella. I terreni della valle Acerreta sono impasti di marne e arenarie tendenzialmente sciolti, con una quota di argilla che segna spesso il profilo dei vini. Ibola è invece la valle più scoscesa, stretta e verticale come una forra, avara di suolo lungo le coste, in cui la viticoltura si inerpica fino ai 550 m/slm. Il suo verde vivido e variegato è punteggiato dai candidi affioramenti di arenaria che, sfaldata da radici e da intemperie, torna ad essere sabbia mescolandosi all'humus prodotto dal bosco. Gli alberi testimoniano in questa valle degli effetti dell'inversione termica con faggi in alto e querce in basso.
Un’esperienza didattica per la lettura delle tre peculiarità vallive parte dalla degustazione orizzontale delle ultime annate confezionate dall’azienda Mutiliana di Giorgio Melandri. Ebbene, si possono decisamente focalizzare le differenti identità, al netto della stessa mano. E così si può raccontare la natura di queste conche dall'ascolto dei vini di tutti i produttori presenti.
Nell'Ibola il sangiovese vive di acidità, i tannini sono rarefatti e dall'impatto soffice, con un lievissimo colpo di coda finale. Il sale spadroneggia nel centrobocca, approfittando della latenza tannica, e trascina il sapore lungo e sottile. Un epigramma sul frutto, che predilige le sensazioni verde scuro della macchia, la balsamicità delle resine e, talvolta, i richiami iodati delle arenarie. Al naso più rosa canina che viola, più agrume che ciliegia, la mora alla fine arriva, ma le sensazioni verdi permangono in sottofondo. Villa Papiano, Pratello, Mutiliana, Lu.Va. e Il Teatro presentano vini della valle d'Ibola.
Tramazzo, invece, sfruttando la maggior quota di terreno fertile, conferisce nei vini una maggiore matericità, senza perdere una congenita austerità montana. Il tannino si fa sentire. È sottile ma pungente, colpisce prima rispetto a Ibola, ma poi fila via liscio, abbracciando freschezza e sapidità. I frutti di bosco nelle varie tonalità del rosso sono più presenti, i gliceroli ammantano più decisamente il cavo orale, trasferendo una generale sensazione di equilibrio. Il sottofondo verde – una delle cifre di Modigliana - vira più che altro verso sensazioni balsamiche. Producono qui: Torre San Martino, Lu.Va., Mutiliana, Casetta dei Frati.
Acerreta, con le sue quote più basse, un saldo di argille, maggiore calore e luminosità, si esprime di norma con un frutto rosso deciso e dalla compiuta maturità. Nel calice questa valle sembra svilupparsi più nella cooperazione delle parti verso una compatta lunghezza, dissimulata da un frutto prontamente estroverso. I tannini sono eleganti ma serrati, mentre la classica nota verde, con il tempo, evolve in una seducente mineralità. Castelluccio, Balia di Zola, Mutiliana, producono qui.
Oggi, più che mai, ci piace pensare a Modigliana come a un Cru di Romagna, con peculiarità uniche e riconoscibili. Se pensiamo a Volnay, non penseremmo mai di confonderlo con Gevrey-Chambertin, se assaggiamo un Languedoc, difficilmente lo potremmo scambiare per uno Chateauneuf-du-Pape, per quanto le zone abbiano molte concordanze pedoclimatiche, ampelografiche e distino pochi chilometri.
Così la Romagna sta crescendo nella costruzione delle proprie identità territoriali. Lo sta facendo soprattutto a Brisighella, a Marzeno, a Oriolo, a Predappio e a Modigliana, ma ci auguriamo che lo faccia ovunque ci siano le condizioni per la nascita di un terroir.
Riguardo ai vini di Modigliana, ecco qualche impressione su alcuni di questi. Da rimarcare comunque uno standard qualitativo di sorprendente livello, ed una progressiva crescita media.
Morana 2013 IGP, Il Pratello
È il sangiovese "base" dell'azienda, esce quando Emilio Placci decide che sia giusto (un seppuku commerciale). Un vino golosissimo. Prima ho ricontrollato l'etichetta più volte (bella la nuova), poi ho chiesto da quanto tempo era stato aperto, perché delle abituali riduzioni di Emilio ne aleggiava solo una timida nuvoletta. In bocca tanta pressione saporosa, tannini di compostezza oxfordiana e materiali di affinamento completamente digeriti. Semplice e guizzante come un ruzzolone nei prati alti dell'Ibola, sdrucendo erbette di campo e schiacciando lamponi e fragoline selvatiche.
I Probi di Papiano 2015 Romagna Sangiovese Modigliana Riserva, Villa Papiano
Non ho capito se è Francesco Bordini che si è un po' lasciato andare o se è l'annata pronta e loquace che gli ha preso la mano, però questo I Probi pare un’opera matura. Sempre verticale, ma meno minimalista, più concessivo nelle note fruttate, sempre rigorosamente croccanti, mai surmature. Il tannino ci aggancia e, dopo un primo attimo di coazione con l'acidità che stringe un po’ il sapore, ci trasporta in profondità di purezza materica.
Violano 2017 Romagna Sangiovese Modigliana Il Teatro (anteprima)
La canicola del 2017 non si avverte, ma si sente l'onda d'urto che devono profondere le radici per suggere linfa vitale da suoli poverissimi. Tannini lanceolati, acidità malica, sapidità gessosa ed un acquerello di lime, bergamotto, tè verde e more quasi mature. Al momento è una sinopia, ma è già bella. Bisognerà attendere qualche tempo per ammirarne i colori. In ogni caso non è il vino da scegliere se ne cercate uno rassicurante.
FraTempo 2014 Romagna Sangiovese Modigliana Riserva, Casetta dei frati
Qui il tannino non la tocca piano, ma lo fa comunque con una rigorosa eleganza. Tannino che incede perentoriamente verso la profondità, mentre sale, alcoli e polialcoli spargono sapori austeri in ampiezza. Rispetto ad altri vini assaggiati di questa azienda c'è un frutto più nitido. Vino nervoso, come da stile del vignaiolo e dell'annata, tuttavia dotato di un bouquet complesso ed affascinante nelle alternanti sensazioni di rapporto con l'ossigeno (riduzione/ossidazione). Le note ci ricordano che siamo a Modigliana e stiamo bene.
Balitore 2017 Romagna Sangiovese Superiore, Balia di Zola (Anteprima)
Il “vino di casa” di Balia di Zola si è disimpegnato in punta di piedi in un’annata torrida. Ci è parso di un’immediatezza meno "mediata" se ci si concede il termine. Più semplicità, meno ricerca di una accattivante pienezza. Parliamo di un vino comunque morbido ma innervato di acidità, con un frutto maturo e dolce. Percepiamo un quid plus di vitalità provinciale che approviamo.
Ibola 2017 Romagna Sangiovese Modigliana, Mutiliana
Gli Ibola di Mutiliana, dimostrano quanta dinamica possa generare una rarefazione della materia. Vino haiku dove i capoversi sono sapidità, freschezza e mineralità. Tannini soffici e legati da una trama larga come una garza di lino italiano, la trazione del sapore è condotta dall'acidità e l'espansione da una salinità più minerale che iodata. I frutti rossi maturano a centrobocca, ma si manifestano con una certa ritrosia, contrappuntati da sensazioni verdi. La chiusura, molto piacevole, lascia il rafano ed il bergamotto.
Tanti i vini interessanti e appaganti assaggiati, sia nelle aziende citate, sia nelle altre (Lu.Va., Castelluccio, Torre San Martino ed Agrintesa). Sarà la piacevole scusa per tornare a parlare a breve di Modigliana senza rischiare di incorrere negli strali del direttore.
FOTO DI LIDO VANNUCCHI