POGGIO DI SOTTO, STORIA DI UN GRANDE CLASSICO DI MONTALCINO
di FILIPPO APOLLINARI - 06 aprile 2020
Quando si tratta di solcare la rotta del Sangiovese - lasciandomi alle spalle la mia amata Romagna - non nascondo che alle dolci curve ilcinesi spesso prediligo i profili più tormentati del Chianti Classico. Lo faccio con la stessa naturalezza con cui antepongo l’ombra alla calura, il bosco alle radure. Questo lo devo ad attitudini congenite, ma anche alle atmosfere più rurali che si possono respirare lungo l’Appennino.
Tuttavia esistono vini o protagonisti che hanno rischiato più volte di svellere queste gerarchie. Ne è un esempio cristallino l’azienda Poggio di Sotto, che dal 1989, l’anno di costituzione, in meno di un ventennio è riuscita a catalizzare l’apprezzamento pressoché unanime dei palati più sensibili.
I millesimi di cui conservo uno splendido ricordo sono diversi, prima e dopo l’abdicazione – avvenuta il 2 settembre 2011 - da parte del suo fondatore Piero Palmucci. A lui spetta il merito di avere iniziato, insieme a Giulio Gambelli, un pezzo della storia moderna di questo territorio; una storia che è stata raccolta da Claudio Tipa, già proprietario di aziende come Collemassari a Montecucco, del cui successo è stato un vero e proprio detonatore, e Grattamacco a Bolgheri. Al suo fianco nelle gestione agronomica e di cantina Federico Staderini.
L’azienda Poggio di Sotto si trova nel quadrante sud-est di Montalcino, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate, lungo la strada che porta all’Amiata. Il patrimonio viticolo – successivamente ampliato - contava storicamente 10 ettari vitati (divenuti 10,4 nel 2014), interamente iscritti all’albo del Brunello di Montalcino e dislocati su tre diversi livelli altimetrici: 200, 315 e 420 m/slm. Il suolo vede prevalere galestro e argilliti nella sezione basale e argille e conglomerati nella sezione apicale. Qui il sole picchia, ma le brezze che risalgono l’Orcia garantiscono un minimo di ristoro anche nelle annate calde e siccitose.
In cantina, dove si è sempre scelto di privilegiare le vinificazioni per “quote altimetriche” rispetto alle vinificazioni parcellari, si continua a fermentare, senza inoculo di lieviti selezionati o pied de cuve, in quattro tini tronco-conici e, all’occorrenza, in alcuni fermentini in acciaio. Il contatto con le bucce si protrae per 25/30 giorni, durante i quali si svolgono solo rimontaggi. La maturazione avviene in botti da 30hl di rovere di Slavonia e dura per quattro anni.
Tuttavia esistono vini o protagonisti che hanno rischiato più volte di svellere queste gerarchie. Ne è un esempio cristallino l’azienda Poggio di Sotto, che dal 1989, l’anno di costituzione, in meno di un ventennio è riuscita a catalizzare l’apprezzamento pressoché unanime dei palati più sensibili.
I millesimi di cui conservo uno splendido ricordo sono diversi, prima e dopo l’abdicazione – avvenuta il 2 settembre 2011 - da parte del suo fondatore Piero Palmucci. A lui spetta il merito di avere iniziato, insieme a Giulio Gambelli, un pezzo della storia moderna di questo territorio; una storia che è stata raccolta da Claudio Tipa, già proprietario di aziende come Collemassari a Montecucco, del cui successo è stato un vero e proprio detonatore, e Grattamacco a Bolgheri. Al suo fianco nelle gestione agronomica e di cantina Federico Staderini.
L’azienda Poggio di Sotto si trova nel quadrante sud-est di Montalcino, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate, lungo la strada che porta all’Amiata. Il patrimonio viticolo – successivamente ampliato - contava storicamente 10 ettari vitati (divenuti 10,4 nel 2014), interamente iscritti all’albo del Brunello di Montalcino e dislocati su tre diversi livelli altimetrici: 200, 315 e 420 m/slm. Il suolo vede prevalere galestro e argilliti nella sezione basale e argille e conglomerati nella sezione apicale. Qui il sole picchia, ma le brezze che risalgono l’Orcia garantiscono un minimo di ristoro anche nelle annate calde e siccitose.
In cantina, dove si è sempre scelto di privilegiare le vinificazioni per “quote altimetriche” rispetto alle vinificazioni parcellari, si continua a fermentare, senza inoculo di lieviti selezionati o pied de cuve, in quattro tini tronco-conici e, all’occorrenza, in alcuni fermentini in acciaio. Il contatto con le bucce si protrae per 25/30 giorni, durante i quali si svolgono solo rimontaggi. La maturazione avviene in botti da 30hl di rovere di Slavonia e dura per quattro anni.