ROMAGNA, IL MICHELANGIOLO DELL'AZIENDA CALONGA IN VERTICALE
di GIORGIO MELANDRI - 14 ottobre 2019
C’è un tema nell’identità romagnola che se ne resta in genere ben nascosto, protetto dai modi un po’ ruvidi e dalla schiettezza portata agli estremi, espressa con un’autoironia che qui raggiunge vette altissime. È un tratto difficile da cogliere, ma sempre presente, un’anima che fa capolino dietro a quella continua tragedia che i romagnoli mettono in scena con irresistibile allegria.
Si tratta della grande poesia che avvolge le cose della gente di Romagna. C’è nel dialetto, nei fatti di campagna, nei saluti per strada. C’è nel film di Federico Fellini Amarcord, in ogni poesia di Raffaello Baldini. E c’è nei gesti di Maurizio Baravelli, nella sua cortesia, nella sua immancabile ospitalità, nell’essere schivo e generoso insieme.
La sua è una testimonianza che dura da tutta la vita, fatta di atmosfera e silenzi, di quella voglia di fare bene che i contadini romagnoli hanno sempre messo in pratica. Lui tira fuori una bottiglia e un salame, sempre un grande salame, e ti fa sedere, con poche parole e molta soddisfazione. “Verrai ricordato come un grande produttore di salumi!”. Remo Camurani l’ha spesso preso in giro, ma Maurizio l’ha sempre e solo presa come un complimento.
Attorno a lui una bellissima famiglia, la moglie Monica e i figli Lorenzo, Matteo e Francesco. Non si può parlare del Michelangiolo senza passare da casa Baravelli, perché alla loro tavola si possono capire molte cose del rapporto viscerale con la terra. La vigna certo, ma anche l’orto, i maiali, le galline, le cose di campagna.
La famiglia Baravelli vive e lavora in questa atmosfera, lontano dalle mode e da ogni discorso “di città” e il Michelangiolo è un buon testimone di questa stabilità. Un pensiero che attraversa gli anni cambiando senza cambiare, più fedele possibile a quella prima intenzione: produrre un vino di grande struttura e materia, purissimo e profondo.
La guida, come ha ricordato Maurizio, era il Pietramora della Fattoria Zerbina degli anni ’90, un vino fitto e austero che portava nel bicchiere quel lavoro maniacale fatto in vigna da Cristina Geminiani. Ecco allora una prima vendemmia imbottigliata nel 1998 e poi, dal 1999, la serie vinificata con Fabrizio Moltard, da allora in cantina con la famiglia.
Quella prima intenzione è ancora oggi la guida di un lavoro che ha alleggerito lo stile, rinfrescato la bocca e ripulito il vino da un legno che a volte ha aggiunto peso a una bocca già potente di suo.
Il 2018, assaggiato in anteprima e ancora in botte, è un vino stilisticamente compiuto, un sangiovese figlio di una esperienza matura. Il 2018 è infatti utile a capire la direzione della famiglia Baravelli che vede i figli oggi in prima linea: un vino fitto e pieno, nel più puro stile Michelangiolo, che non tradisce la sua storia, ma che traghetta questa storica etichetta romagnola in un’idea contemporanea di stile, territoriale ed elegante quanto più possibile.
Certo il Michelangiolo resta un vino di potenza, di tannini maturi e tempi lunghi, ma la verticale che segue ha disegnato un percorso e raccontato una storia che a distanza di anni brilla per coerenza e lealtà nei confronti dei suoi consumatori. Merito alla famiglia e merito anche a Fabrizio Moltard, straordinario enologo, uomo schivo che ama il suo lavoro in cantina molto più della ribalta. Il suo rapporto con la famiglia è di fiducia piena e credo vada ringraziato per avere contribuito a consegnare alla Romagna uno dei suoi grandi classici.
MICHELANGIOLO, DOVE E COME NASCE
L’Azienda Calonga è situata nella prima quinta collinare a metà strada tra Faenza e Forlì. È una zona di argille rosse e sabbie gialle, originale e di grande rango. È una zona che vede una presenza storica del sangiovese e dell’albana. La famiglia Baravelli imbottiglia dall’annata 1998 e il vino più famoso dell’azienda, il Michelangiolo, ha fatto la storia della Romagna degli ultimi vent’anni. Il Michelangiolo è prodotto a partire da uve sangiovese con un saldo di merlot sempre sotto al 10%.
Vinificato spesso in passato in barrique aperte, è un vino che negli anni è stato prodotto cercando una maggiore eleganza con macerazioni via via più corte, passate dai 15-20 giorni delle prime edizioni ai 7-9 giorni di oggi. Oggi alcune masse sono ancora vinificate in barrique aperte e alcune in acciaio. Le vigne che concorrono alla produzione sono diverse e hanno un minimo di 20 anni, con punte di età di 50-60 anni.
I suoli dell’azienda sono caratterizzati dalla presenza di sabbie gialle molasse che affiorano a grandi bolle tra le argille in mezzo alle vigne (sui suoli limosi ci sono le vigne di bianco). La risposta delle piante che affondano le radici sulla sabbia è quella di una minor vigoria e di uve dal carattere più delicato ed elegante. La famiglia Baravelli vendemmia in più passaggi con un lavoro di selezione che viene via via riportato in cantina in partite separate. In gennaio i Baravelli, insieme a Fabrizio Moltard, fanno una selezione delle masse migliori e procedono ad assemblare il taglio finale che diventerà Michelangiolo. A quel punto c’è un affinamento in barrique per 12 mesi con una rotazione dei legni di 3/4 anni.
Non prodotte le annate: 2014, 2010, 2002.
LA VERTICALE
La verticale si è svolta presso l'azienda Calonga e ha ripercorso i vent'anni di storia del Michelangiolo, dalla prima edizione "ufficiale" del 1999 fino all'anteprima del 2018. (Senza ricorrere a punteggi, ho simbolicamente attribuito le "Tre Stelle!" alle annate preferite).
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2018 (campione da botte)
Molto fresco, un vino a tinte scure, austero, con un frutto vivo e speziato. È un vino che corre nonostante la potenza, ritmato e sapido. I tannini chiedono tempo, ma impressiona l’equilibrio complessivo che i Baravelli sono riusciti a mettere a fuoco. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2017 (campione da botte)
La bocca abbandona la solita cifra di potenza e si muove delicata, appena asciutta, speziata. C’è un soffio verde complesso –alloro, erbe, cipresso– e un grande sapore. un vino che legge l’annata con particolare eleganza.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2016
Un vino di grande rango, fitto, ancora carico di gioventù. Il naso ha profondità e mille sfaccettature, la bocca energia e sapore, con un tannino serrato e maturo. Una delle più belle annate di sempre interpretata con un vino che coniuga finezza e forza. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2015
Un vino che si esprime sulla classicità, terroso e speziato, scuro nei toni e insolitamente agrumato. In bocca è sapido, fitto, complessivamente caldo nei richiami all’arancia sanguinella e ad un frutto carnoso.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2013
Un vino di grande personalità, con i profumi terziari che si aggiungono al frutto e ai richiami tostati di cuoio e spezie. La bocca è agile, con tannini ancora vivaci e sapidità in abbondanza.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2012
Molto intenso, carnoso, con un frutto pieno e il tocco originale di arance rosse e di un delicatissimo passion fruit. In bocca è saporito, pieno, maturo nell’espressione.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2011
Intenso, addirittura floreale, autunnale nei richiami di bosco e terra. Elegantissimo. La bocca è tutta sale e arance amare, con tannini che sfiorano la perfezione. Un vino che sfida il tempo, territoriale e forte, fitto e sobrio, di rango altissimo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2009
Maturo, con un repertorio terziario che spazia dai chiodi di garofano a sentori di bosco e mandarino. In bocca ancora asciutto, sapido e “leggero”.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2008
Un vino chiuso, dritto, che si apre pian piano con l’aria. Cuoio, spezie, alloro, scorza di arance, grafite, terra bagnata, prugna. Un vino minerale, con note balsamiche, elegante nello sviluppo di bocca, mai intralciato da un tannino fitto e maturo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2007
Un vino purtroppo stanco, ancora asciutto e già sulla via del tramonto.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2006
Un vino ancora freschissimo, minerale e sfaccettato. Al naso è cangiante e ruota profumi di frutta rossa, erbe –alloro, cipresso, salvia, elicriso– e bosco. In bocca è elegante, austero, agile. Il finale è sapido e pieno ed è il sapore a chiudere i giochi. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2005
Un vino delicato, floreale nei profumi, complesso nei delicati richiami di frutta e agrumi. La parte speziata arriva solo in seconda battuta, nello sviluppo di una bocca che corre via con incredibile agilità. A chiudere qualche profumo di terra bagnata e una dolcissima scorza di limone. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2004
Un naso ancora giovane e chiuso che protegge un repertorio prezioso di fiori e frutta rossa. In bocca si distende con grazia, saporito e salato. Un vino che ha energia e ancora tanta strada nelle gambe, potente e ritmato insieme. Finale lunghissimo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2003
Evoluto, asciutto, terziario in modo sgraziato. L’annata calda e impossibile ha lasciato il segno.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2001
L’annata è stata magica e questo vino la racconta con precisione e tanta eleganza. Agrumi, sale, sapore e una energia che sembra non finire mai. Il naso ha un repertorio infinito e si può indugiare su qualsiasi repertorio, dalla frutta ancora fragrante, al bosco. Il finale è addirittura affumicato e quella nota di camino se la gioca in chiusura con profumi di bosco e autunno. Un vino immenso che negli anni ha trovato anche la quadratura di un tannino nei primi anni esuberante. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2000
Affumicato e agrumato, luminoso, elegante e pieno di dettagli. Un vino di sostanza e grazia, delicato e pieno di forza, sapido e asciutto, grintoso nell’allungo finale. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 1999
Gessoso, un po’ evoluto, con una stanchezza evidente soprattutto in bocca.
Si tratta della grande poesia che avvolge le cose della gente di Romagna. C’è nel dialetto, nei fatti di campagna, nei saluti per strada. C’è nel film di Federico Fellini Amarcord, in ogni poesia di Raffaello Baldini. E c’è nei gesti di Maurizio Baravelli, nella sua cortesia, nella sua immancabile ospitalità, nell’essere schivo e generoso insieme.
La sua è una testimonianza che dura da tutta la vita, fatta di atmosfera e silenzi, di quella voglia di fare bene che i contadini romagnoli hanno sempre messo in pratica. Lui tira fuori una bottiglia e un salame, sempre un grande salame, e ti fa sedere, con poche parole e molta soddisfazione. “Verrai ricordato come un grande produttore di salumi!”. Remo Camurani l’ha spesso preso in giro, ma Maurizio l’ha sempre e solo presa come un complimento.
Attorno a lui una bellissima famiglia, la moglie Monica e i figli Lorenzo, Matteo e Francesco. Non si può parlare del Michelangiolo senza passare da casa Baravelli, perché alla loro tavola si possono capire molte cose del rapporto viscerale con la terra. La vigna certo, ma anche l’orto, i maiali, le galline, le cose di campagna.
La famiglia Baravelli vive e lavora in questa atmosfera, lontano dalle mode e da ogni discorso “di città” e il Michelangiolo è un buon testimone di questa stabilità. Un pensiero che attraversa gli anni cambiando senza cambiare, più fedele possibile a quella prima intenzione: produrre un vino di grande struttura e materia, purissimo e profondo.
La guida, come ha ricordato Maurizio, era il Pietramora della Fattoria Zerbina degli anni ’90, un vino fitto e austero che portava nel bicchiere quel lavoro maniacale fatto in vigna da Cristina Geminiani. Ecco allora una prima vendemmia imbottigliata nel 1998 e poi, dal 1999, la serie vinificata con Fabrizio Moltard, da allora in cantina con la famiglia.
Quella prima intenzione è ancora oggi la guida di un lavoro che ha alleggerito lo stile, rinfrescato la bocca e ripulito il vino da un legno che a volte ha aggiunto peso a una bocca già potente di suo.
Il 2018, assaggiato in anteprima e ancora in botte, è un vino stilisticamente compiuto, un sangiovese figlio di una esperienza matura. Il 2018 è infatti utile a capire la direzione della famiglia Baravelli che vede i figli oggi in prima linea: un vino fitto e pieno, nel più puro stile Michelangiolo, che non tradisce la sua storia, ma che traghetta questa storica etichetta romagnola in un’idea contemporanea di stile, territoriale ed elegante quanto più possibile.
Certo il Michelangiolo resta un vino di potenza, di tannini maturi e tempi lunghi, ma la verticale che segue ha disegnato un percorso e raccontato una storia che a distanza di anni brilla per coerenza e lealtà nei confronti dei suoi consumatori. Merito alla famiglia e merito anche a Fabrizio Moltard, straordinario enologo, uomo schivo che ama il suo lavoro in cantina molto più della ribalta. Il suo rapporto con la famiglia è di fiducia piena e credo vada ringraziato per avere contribuito a consegnare alla Romagna uno dei suoi grandi classici.
MICHELANGIOLO, DOVE E COME NASCE
L’Azienda Calonga è situata nella prima quinta collinare a metà strada tra Faenza e Forlì. È una zona di argille rosse e sabbie gialle, originale e di grande rango. È una zona che vede una presenza storica del sangiovese e dell’albana. La famiglia Baravelli imbottiglia dall’annata 1998 e il vino più famoso dell’azienda, il Michelangiolo, ha fatto la storia della Romagna degli ultimi vent’anni. Il Michelangiolo è prodotto a partire da uve sangiovese con un saldo di merlot sempre sotto al 10%.
Vinificato spesso in passato in barrique aperte, è un vino che negli anni è stato prodotto cercando una maggiore eleganza con macerazioni via via più corte, passate dai 15-20 giorni delle prime edizioni ai 7-9 giorni di oggi. Oggi alcune masse sono ancora vinificate in barrique aperte e alcune in acciaio. Le vigne che concorrono alla produzione sono diverse e hanno un minimo di 20 anni, con punte di età di 50-60 anni.
I suoli dell’azienda sono caratterizzati dalla presenza di sabbie gialle molasse che affiorano a grandi bolle tra le argille in mezzo alle vigne (sui suoli limosi ci sono le vigne di bianco). La risposta delle piante che affondano le radici sulla sabbia è quella di una minor vigoria e di uve dal carattere più delicato ed elegante. La famiglia Baravelli vendemmia in più passaggi con un lavoro di selezione che viene via via riportato in cantina in partite separate. In gennaio i Baravelli, insieme a Fabrizio Moltard, fanno una selezione delle masse migliori e procedono ad assemblare il taglio finale che diventerà Michelangiolo. A quel punto c’è un affinamento in barrique per 12 mesi con una rotazione dei legni di 3/4 anni.
Non prodotte le annate: 2014, 2010, 2002.
LA VERTICALE
La verticale si è svolta presso l'azienda Calonga e ha ripercorso i vent'anni di storia del Michelangiolo, dalla prima edizione "ufficiale" del 1999 fino all'anteprima del 2018. (Senza ricorrere a punteggi, ho simbolicamente attribuito le "Tre Stelle!" alle annate preferite).
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2018 (campione da botte)
Molto fresco, un vino a tinte scure, austero, con un frutto vivo e speziato. È un vino che corre nonostante la potenza, ritmato e sapido. I tannini chiedono tempo, ma impressiona l’equilibrio complessivo che i Baravelli sono riusciti a mettere a fuoco. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2017 (campione da botte)
La bocca abbandona la solita cifra di potenza e si muove delicata, appena asciutta, speziata. C’è un soffio verde complesso –alloro, erbe, cipresso– e un grande sapore. un vino che legge l’annata con particolare eleganza.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2016
Un vino di grande rango, fitto, ancora carico di gioventù. Il naso ha profondità e mille sfaccettature, la bocca energia e sapore, con un tannino serrato e maturo. Una delle più belle annate di sempre interpretata con un vino che coniuga finezza e forza. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2015
Un vino che si esprime sulla classicità, terroso e speziato, scuro nei toni e insolitamente agrumato. In bocca è sapido, fitto, complessivamente caldo nei richiami all’arancia sanguinella e ad un frutto carnoso.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2013
Un vino di grande personalità, con i profumi terziari che si aggiungono al frutto e ai richiami tostati di cuoio e spezie. La bocca è agile, con tannini ancora vivaci e sapidità in abbondanza.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2012
Molto intenso, carnoso, con un frutto pieno e il tocco originale di arance rosse e di un delicatissimo passion fruit. In bocca è saporito, pieno, maturo nell’espressione.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2011
Intenso, addirittura floreale, autunnale nei richiami di bosco e terra. Elegantissimo. La bocca è tutta sale e arance amare, con tannini che sfiorano la perfezione. Un vino che sfida il tempo, territoriale e forte, fitto e sobrio, di rango altissimo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2009
Maturo, con un repertorio terziario che spazia dai chiodi di garofano a sentori di bosco e mandarino. In bocca ancora asciutto, sapido e “leggero”.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2008
Un vino chiuso, dritto, che si apre pian piano con l’aria. Cuoio, spezie, alloro, scorza di arance, grafite, terra bagnata, prugna. Un vino minerale, con note balsamiche, elegante nello sviluppo di bocca, mai intralciato da un tannino fitto e maturo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2007
Un vino purtroppo stanco, ancora asciutto e già sulla via del tramonto.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2006
Un vino ancora freschissimo, minerale e sfaccettato. Al naso è cangiante e ruota profumi di frutta rossa, erbe –alloro, cipresso, salvia, elicriso– e bosco. In bocca è elegante, austero, agile. Il finale è sapido e pieno ed è il sapore a chiudere i giochi. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2005
Un vino delicato, floreale nei profumi, complesso nei delicati richiami di frutta e agrumi. La parte speziata arriva solo in seconda battuta, nello sviluppo di una bocca che corre via con incredibile agilità. A chiudere qualche profumo di terra bagnata e una dolcissima scorza di limone. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2004
Un naso ancora giovane e chiuso che protegge un repertorio prezioso di fiori e frutta rossa. In bocca si distende con grazia, saporito e salato. Un vino che ha energia e ancora tanta strada nelle gambe, potente e ritmato insieme. Finale lunghissimo. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2003
Evoluto, asciutto, terziario in modo sgraziato. L’annata calda e impossibile ha lasciato il segno.
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2001
L’annata è stata magica e questo vino la racconta con precisione e tanta eleganza. Agrumi, sale, sapore e una energia che sembra non finire mai. Il naso ha un repertorio infinito e si può indugiare su qualsiasi repertorio, dalla frutta ancora fragrante, al bosco. Il finale è addirittura affumicato e quella nota di camino se la gioca in chiusura con profumi di bosco e autunno. Un vino immenso che negli anni ha trovato anche la quadratura di un tannino nei primi anni esuberante. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 2000
Affumicato e agrumato, luminoso, elegante e pieno di dettagli. Un vino di sostanza e grazia, delicato e pieno di forza, sapido e asciutto, grintoso nell’allungo finale. Tre Stelle!
Romagna Sangiovese Riserva Michelangiolo 1999
Gessoso, un po’ evoluto, con una stanchezza evidente soprattutto in bocca.