ROMAGNA, LE DUE FACCE DEL TERRITORIO E UN PUNTO DI SVOLTA. PANORAMICA DEI VINI.
di FILIPPO APOLLINARI - 31 ottobre 2016
Mentre alcuni feticisti cartesiani si ostinano ad accusare il "genio maligno" per gli insuccessi enoici della Romagna, un nugolo di valorosi vignaioli - oggi più folto che mai - lavora per sé e per gli altri attraverso una qualità crescente delle vinificazioni e strategie lungimiranti.
Ancora una Romagna a due facce direte voi, beh sì, ma la sensazione è che qualcosa si stia muovendo finalmente per il verso giusto.
Sono sempre più numerosi i vini che rivelano una dimensione più attuale e, calice alla mano, le possibilità di bere bene oggi non sono poi così poche. Sarà un caso? Non credo. Al fianco dei produttori più storici, spesso privati dalle difficoltà del loro entusiasmo originario, c’è finalmente un nuovo gruppo di vignaioli intraprendenti e coraggiosi che, se non altro, può fungere da sveglia per un comparto troppo assopito.
Quello che mi auguro è che mentre una parte della Romagna, oltre a rimboccarsi le maniche, si è inamidata anche il colletto della camicia, un'altra parte non perseveri nell’alimentare una sterile caccia alle streghe che ha come bersaglio le cantine cooperative, il giornalismo “corrotto”, i ristoratori locali che "non hanno abbastanza a cuore la propria terra" e l'undicesima piaga d'Egitto che, guarda te che “sfiga”, ha chiesto asilo politico proprio qui!
Questo perché il romagnolo è così: dotato di un insano senso di ritrosia verso i cambiamenti e con una naturale propensione a credere nei complotti. Due caratteristiche che vanno fortunatamente a braccetto con un proverbiale quanto invidiato spirito d'accoglienza e una buona dose di solidarietà (ma questa solo nella cattiva sorte, sigh!).
È così semplicemente perché incastonato nel DNA ha un sensibile sistema di allerta che, in presenza di un eventuale pericolo, attiva una chiusura ermetica e lascia partire una controffensiva che spesso sconfina nell’eccesso di difesa.
A tal proposito vi invito a guardare l'illuminante spettacolo Rapsodie Romagnole dell'illuminato artista autoctono Roberto Mercadini, e tutto vi sarà più chiaro...almeno lo spero!
Caccia alle streghe a parte, in Romagna è in corso un processo di emancipazione che non passa solo attraverso il calice, ma anche attraverso scelte strategiche “nuove”, proprio come quella di affidare, da parte di alcuni produttori, la commercializzazione dei propri vini a prestigiose società di distribuzione nazionale (Teatro del Vino srl, Pellegrini spa e Vino & Design srl., solo per citare le prime che hanno aperto le porte ai miei concittadini romagnoli). Un passaggio che ha un sapore molto simile a quello di una vittoria per l’intero comparto, in quanto consente di posizionare i nostri vini alla stregua delle varie eccellenze enologiche italiane ed estere e, conseguentemente, di lanciare il messaggio che questa terra non teme confronti con buona parte delle aree produttive emancipate.
Per quanto riguarda il calice, come detto, le possibilità di imbattersi in una bottiglia che non sia solo uno “sparring partner” dei più blasonati Sangiovese toscani non sono mai state così elevate. A supportare questo pensiero trovate di seguito una panoramica di assaggi eseguiti di recente, corredati di commenti (più o meno) lapidari e punteggi. Senza alcuna presunzione assolutistica, e con la consapevolezza che manchino all'appello alcuni produttori importanti (che spero di coinvolgere presto), credo che sia una messa a fuoco interessante dello stato di salute del territorio.
CONSIGLI PER LA LETTURA
Vi confido che la scelta di pubblicare i punteggi è stata più sofferta del previsto, ma alla fine ha prevalso la volontà di offrire al lettore un servizio accessorio che lo aiuti maggiormente a capire il livello di gradimento di ogni singolo vino. Non ho difficoltà a sostenere che se la qualità media non fosse stata così positiva probabilmente mi sarei astenuto. Ad ogni modo, per mitigare la violenza dei numeri ho scelto di elencare le aziende in ordine alfabetico e non per punteggio ottenuto.
In ultimo, per chi volesse dare una ripassata al nuovo disciplinare (o per chi se lo fosse perso), vi segnaliamo un link a un articolo scritto nel 2012 con le linee guida da conoscere. clicca qui
Ancora una Romagna a due facce direte voi, beh sì, ma la sensazione è che qualcosa si stia muovendo finalmente per il verso giusto.
Sono sempre più numerosi i vini che rivelano una dimensione più attuale e, calice alla mano, le possibilità di bere bene oggi non sono poi così poche. Sarà un caso? Non credo. Al fianco dei produttori più storici, spesso privati dalle difficoltà del loro entusiasmo originario, c’è finalmente un nuovo gruppo di vignaioli intraprendenti e coraggiosi che, se non altro, può fungere da sveglia per un comparto troppo assopito.
Quello che mi auguro è che mentre una parte della Romagna, oltre a rimboccarsi le maniche, si è inamidata anche il colletto della camicia, un'altra parte non perseveri nell’alimentare una sterile caccia alle streghe che ha come bersaglio le cantine cooperative, il giornalismo “corrotto”, i ristoratori locali che "non hanno abbastanza a cuore la propria terra" e l'undicesima piaga d'Egitto che, guarda te che “sfiga”, ha chiesto asilo politico proprio qui!
Questo perché il romagnolo è così: dotato di un insano senso di ritrosia verso i cambiamenti e con una naturale propensione a credere nei complotti. Due caratteristiche che vanno fortunatamente a braccetto con un proverbiale quanto invidiato spirito d'accoglienza e una buona dose di solidarietà (ma questa solo nella cattiva sorte, sigh!).
È così semplicemente perché incastonato nel DNA ha un sensibile sistema di allerta che, in presenza di un eventuale pericolo, attiva una chiusura ermetica e lascia partire una controffensiva che spesso sconfina nell’eccesso di difesa.
A tal proposito vi invito a guardare l'illuminante spettacolo Rapsodie Romagnole dell'illuminato artista autoctono Roberto Mercadini, e tutto vi sarà più chiaro...almeno lo spero!
Caccia alle streghe a parte, in Romagna è in corso un processo di emancipazione che non passa solo attraverso il calice, ma anche attraverso scelte strategiche “nuove”, proprio come quella di affidare, da parte di alcuni produttori, la commercializzazione dei propri vini a prestigiose società di distribuzione nazionale (Teatro del Vino srl, Pellegrini spa e Vino & Design srl., solo per citare le prime che hanno aperto le porte ai miei concittadini romagnoli). Un passaggio che ha un sapore molto simile a quello di una vittoria per l’intero comparto, in quanto consente di posizionare i nostri vini alla stregua delle varie eccellenze enologiche italiane ed estere e, conseguentemente, di lanciare il messaggio che questa terra non teme confronti con buona parte delle aree produttive emancipate.
Per quanto riguarda il calice, come detto, le possibilità di imbattersi in una bottiglia che non sia solo uno “sparring partner” dei più blasonati Sangiovese toscani non sono mai state così elevate. A supportare questo pensiero trovate di seguito una panoramica di assaggi eseguiti di recente, corredati di commenti (più o meno) lapidari e punteggi. Senza alcuna presunzione assolutistica, e con la consapevolezza che manchino all'appello alcuni produttori importanti (che spero di coinvolgere presto), credo che sia una messa a fuoco interessante dello stato di salute del territorio.
CONSIGLI PER LA LETTURA
Vi confido che la scelta di pubblicare i punteggi è stata più sofferta del previsto, ma alla fine ha prevalso la volontà di offrire al lettore un servizio accessorio che lo aiuti maggiormente a capire il livello di gradimento di ogni singolo vino. Non ho difficoltà a sostenere che se la qualità media non fosse stata così positiva probabilmente mi sarei astenuto. Ad ogni modo, per mitigare la violenza dei numeri ho scelto di elencare le aziende in ordine alfabetico e non per punteggio ottenuto.
In ultimo, per chi volesse dare una ripassata al nuovo disciplinare (o per chi se lo fosse perso), vi segnaliamo un link a un articolo scritto nel 2012 con le linee guida da conoscere. clicca qui