ROMANO DAL FORNO E LA VALPOLICELLA MONTE LODOLETTA: VISIONE DI UNA DENOMINAZIONE
di VITALIANO MARCHI - 31 marzo 2020
La Valpolicella è una splendida zona collinare che si estende a Nord della città di Verona. L’orografia dell’eponima denominazione, che si tratti dell’area “classica” o della cosiddetta zona "allargata", è segnata da una serie di valli tra loro parallele dallo sviluppo nord-sud. Il clima, prettamente mediterraneo, è temperato dalle brezze provenienti dal vicino Lago di Garda e riparato dai venti freddi del nord dai monti Lessini.
I terreni sono caratterizzati da suoli argillo-calcarei a ovest e di origine alluvionale più a est, in entrambi i casi particolarmente adatti alla coltivazione della vite, che è presente in queste valli fin dall’epoca degli antichi romani, come da numerose testimonianze scritte.
In questo contesto brilla la luce di Romano dal Forno, vignaiolo entrato da anni nella lista dei produttori “cult” del nostro Paese. Proveniente da una famiglia che per generazioni ha prodotto uve che poi venivano conferite alla cantina sociale, Romano ha deciso di inseguire quella che può essere definita come una vera e propria visione e per raggiungerla ha vinto le resistenze, studiato e, infine, collaborato con il “maestro” Giuseppe Quintarelli, autentico patriarca e icona della Valpolicella.
Pur essendo la sua azienda collocata nella Valle d’Illasi, ai margini orientali della denominazione e in un luogo originariamente considerato di secondo piano rispetto all’area “classica”, Romano è riuscito a ottenere vini che sono divenuti un simbolo di questo territorio e lo ha fatto apponendo su di essi una firma stilistica inconfondibile, attraverso modernità e sensibilità interpretativa.
Oggi Romano, con l’aiuto di moglie e figli, conduce un’azienda che conta su 33 ettari vitati, divisi fra proprietà e affitto.
Nell’attesa di assaggiare il suo Amarone 2013, recentemente giudicato come migliore rosso italiano da Bibenda e Cernilli, nonché premiato con 99/100 da Monica Larner per Wine Advocate, mi sono coccolato con la sua Valpolicella Superiore DOP Monte Lodoletta 2007, proveniente da un unico vigneto piantato su terreni di origine alluvionale composti da ghiaia, limo e argilla. Le uve utilizzate sono: corvina e corvina grossa (corvinone) per circa l’80%, rondinella per il 20% ed un 10% equamente diviso fra croatina e oseleta. La tecnica di vinificazione è praticamente la stessa svolta per l’Amarone, con totale appassimento delle uve di circa 45 giorni, vinificazione in acciaio e maturazione in barriques per 24 mesi. Infine, dopo l’imbottigliamento, il vino viene fatto affinare per altri 36 mesi in bottiglia.
Il risultato finale è un vino sicuramente diverso da tanti Valpolicella prodotti in zona, più votati alla bevibilità immediata. In questo caso abbiamo un vino ricco, intenso, da conservare a lungo per godere appieno delle sue caratteristiche.
I terreni sono caratterizzati da suoli argillo-calcarei a ovest e di origine alluvionale più a est, in entrambi i casi particolarmente adatti alla coltivazione della vite, che è presente in queste valli fin dall’epoca degli antichi romani, come da numerose testimonianze scritte.
In questo contesto brilla la luce di Romano dal Forno, vignaiolo entrato da anni nella lista dei produttori “cult” del nostro Paese. Proveniente da una famiglia che per generazioni ha prodotto uve che poi venivano conferite alla cantina sociale, Romano ha deciso di inseguire quella che può essere definita come una vera e propria visione e per raggiungerla ha vinto le resistenze, studiato e, infine, collaborato con il “maestro” Giuseppe Quintarelli, autentico patriarca e icona della Valpolicella.
Pur essendo la sua azienda collocata nella Valle d’Illasi, ai margini orientali della denominazione e in un luogo originariamente considerato di secondo piano rispetto all’area “classica”, Romano è riuscito a ottenere vini che sono divenuti un simbolo di questo territorio e lo ha fatto apponendo su di essi una firma stilistica inconfondibile, attraverso modernità e sensibilità interpretativa.
Oggi Romano, con l’aiuto di moglie e figli, conduce un’azienda che conta su 33 ettari vitati, divisi fra proprietà e affitto.
Nell’attesa di assaggiare il suo Amarone 2013, recentemente giudicato come migliore rosso italiano da Bibenda e Cernilli, nonché premiato con 99/100 da Monica Larner per Wine Advocate, mi sono coccolato con la sua Valpolicella Superiore DOP Monte Lodoletta 2007, proveniente da un unico vigneto piantato su terreni di origine alluvionale composti da ghiaia, limo e argilla. Le uve utilizzate sono: corvina e corvina grossa (corvinone) per circa l’80%, rondinella per il 20% ed un 10% equamente diviso fra croatina e oseleta. La tecnica di vinificazione è praticamente la stessa svolta per l’Amarone, con totale appassimento delle uve di circa 45 giorni, vinificazione in acciaio e maturazione in barriques per 24 mesi. Infine, dopo l’imbottigliamento, il vino viene fatto affinare per altri 36 mesi in bottiglia.
Il risultato finale è un vino sicuramente diverso da tanti Valpolicella prodotti in zona, più votati alla bevibilità immediata. In questo caso abbiamo un vino ricco, intenso, da conservare a lungo per godere appieno delle sue caratteristiche.