SAN LEONARDO - VERTICALE DI UN'ECCELLENZA ITALIANA
di VITALIANO MARCHI - 21 giugno 2015
Quella del San Leonardo, uno dei vini che hanno segnato il “Rinascimento” dell’enologia nazionale negli anni Ottanta, è una storia dalle radici profonde.
L’omonima tenuta si trova in Trentino, al confine con il Veneto, in Vallagarina, nelle vicinanze del paese di Avio. La posizione offre scenari suggestivi: a nord il Monte Baldo si staglia con tutta la sua mole e protegge la valle dai venti freddi; a sud il lago di Garda, che con la sua distesa d’acqua regala un clima mite e temperato.
E’ proprio qui che intorno all’anno Mille un gruppo di frati crociferi (un antico ordine ormai estinto), inviati ad evangelizzare la valle, decidono di costruire un convento e una chiesa dedicata a S. Leonardo di Noblac, santo di origine francese protettore dei carcerati, dando inconsapevolmente inizio a quella che si tramuterà in una brillante storia enologica che arriva fino ai giorni nostri.
Una lunga serie di eventi che scorre per un millennio, portando a legare indissolubilmente il piccolo borgo di San Leonardo, sorto intorno al monastero, alla produzione di vino.
Nel frattempo la proprietà passa dalla Chiesa alla nobile famiglia trentina dei De Gresti, per arrivare, sul finire dell’Ottocento, in dote ai Marchesi Guerrieri Gonzaga, attuali conduttori della tenuta e della cantina.
Il passaggio definitivo al vino di qualità arriva tuttavia solamente negli anni Ottanta, grazie alla passione e alla tenacia del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga. Il Marchese, dopo gli studi di enologia all’università di Losanna, il cui punto di riferimento dell’epoca sono i vini di Bordeaux, rientra nell’azienda di famiglia, quando la produzione familiare, però, è ancora focalizzata sul vino da vendere sfuso e, come se non bastasse, il padre ha appena assunto un enologo che segue le operazioni di cantina.
Il giovane Carlo decide allora di trasferirsi in Toscana dove, anche grazie alle conoscenze di famiglia, entra in contatto come consulente con le più importanti realtà enologiche dell’epoca, tra cui gli Antinori e la Tenuta San Guido del marchese Mario Incisa della Rocchetta.
Grazie a queste esperienze e a quelle che ormai sono solide amicizie, alla scomparsa del padre Carlo Guerrieri Gonzaga rientra in Trentino, prende in mano le redini dell’azienda di famiglia e decide di perseguire quello che è sempre stato un suo sogno: realizzare un grande vino di stampo bordolese. Impianta viti di cabernet sauvignon da affiancare al carmenere e al merlot già presenti.
Fa cambiare i metodi di impianto e potatura, passando dalla pergola trentina al guyot e al cordone speronato. E, nel 1982, grazie a una vendemmia eccezionale, al fatto di essere riuscito ad avere alcune barrique dalla Francia per l’affinamento e al supporto di Giacomo Tachis, produce finalmente la prima annata del San Leonardo, assemblaggio dei tre vitigni presenti in azienda.
Il successo è immediato, anche se i riconoscimenti arrivarono prima dall’estero che dall’Italia, soprattutto da quella Francia a cui il Marchese si è sempre ispirato. Negli anni successivi la cantina viene ingrandita, l’azienda si consolida e il San Leonardo si consacra come un vino di riferimento per il Trentino e per l’Italia intera.
Dal punto di vista degustativo la prima caratteristica di questo vino è l’eleganza, sia olfattiva, sia gustativa. Pur essendo un vino in cui si ritrovano sempre le caratteristiche del millesimo di provenienza, il San Leonardo, vendemmia dopo vendemmia, riesce a conservare particolari doti di precisione, pulizia e una vena balsamica che ne rappresenta una sorta di DNA.
Si tratta di un vino mai uguale a se stesso, che va aspettato, in qualche caso compreso, che evolve nel bicchiere col passare dei minuti mantenendo sempre quella particolare finezza che lo contraddistingue.
Della degustazione faceva parte anche il Villa Gresti, un vino a base merlot con una piccola percentuale di carmenere, altro felice esempio di produzione dell’azienda.
L’omonima tenuta si trova in Trentino, al confine con il Veneto, in Vallagarina, nelle vicinanze del paese di Avio. La posizione offre scenari suggestivi: a nord il Monte Baldo si staglia con tutta la sua mole e protegge la valle dai venti freddi; a sud il lago di Garda, che con la sua distesa d’acqua regala un clima mite e temperato.
E’ proprio qui che intorno all’anno Mille un gruppo di frati crociferi (un antico ordine ormai estinto), inviati ad evangelizzare la valle, decidono di costruire un convento e una chiesa dedicata a S. Leonardo di Noblac, santo di origine francese protettore dei carcerati, dando inconsapevolmente inizio a quella che si tramuterà in una brillante storia enologica che arriva fino ai giorni nostri.
Una lunga serie di eventi che scorre per un millennio, portando a legare indissolubilmente il piccolo borgo di San Leonardo, sorto intorno al monastero, alla produzione di vino.
Nel frattempo la proprietà passa dalla Chiesa alla nobile famiglia trentina dei De Gresti, per arrivare, sul finire dell’Ottocento, in dote ai Marchesi Guerrieri Gonzaga, attuali conduttori della tenuta e della cantina.
Il passaggio definitivo al vino di qualità arriva tuttavia solamente negli anni Ottanta, grazie alla passione e alla tenacia del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga. Il Marchese, dopo gli studi di enologia all’università di Losanna, il cui punto di riferimento dell’epoca sono i vini di Bordeaux, rientra nell’azienda di famiglia, quando la produzione familiare, però, è ancora focalizzata sul vino da vendere sfuso e, come se non bastasse, il padre ha appena assunto un enologo che segue le operazioni di cantina.
Il giovane Carlo decide allora di trasferirsi in Toscana dove, anche grazie alle conoscenze di famiglia, entra in contatto come consulente con le più importanti realtà enologiche dell’epoca, tra cui gli Antinori e la Tenuta San Guido del marchese Mario Incisa della Rocchetta.
Grazie a queste esperienze e a quelle che ormai sono solide amicizie, alla scomparsa del padre Carlo Guerrieri Gonzaga rientra in Trentino, prende in mano le redini dell’azienda di famiglia e decide di perseguire quello che è sempre stato un suo sogno: realizzare un grande vino di stampo bordolese. Impianta viti di cabernet sauvignon da affiancare al carmenere e al merlot già presenti.
Fa cambiare i metodi di impianto e potatura, passando dalla pergola trentina al guyot e al cordone speronato. E, nel 1982, grazie a una vendemmia eccezionale, al fatto di essere riuscito ad avere alcune barrique dalla Francia per l’affinamento e al supporto di Giacomo Tachis, produce finalmente la prima annata del San Leonardo, assemblaggio dei tre vitigni presenti in azienda.
Il successo è immediato, anche se i riconoscimenti arrivarono prima dall’estero che dall’Italia, soprattutto da quella Francia a cui il Marchese si è sempre ispirato. Negli anni successivi la cantina viene ingrandita, l’azienda si consolida e il San Leonardo si consacra come un vino di riferimento per il Trentino e per l’Italia intera.
Dal punto di vista degustativo la prima caratteristica di questo vino è l’eleganza, sia olfattiva, sia gustativa. Pur essendo un vino in cui si ritrovano sempre le caratteristiche del millesimo di provenienza, il San Leonardo, vendemmia dopo vendemmia, riesce a conservare particolari doti di precisione, pulizia e una vena balsamica che ne rappresenta una sorta di DNA.
Si tratta di un vino mai uguale a se stesso, che va aspettato, in qualche caso compreso, che evolve nel bicchiere col passare dei minuti mantenendo sempre quella particolare finezza che lo contraddistingue.
Della degustazione faceva parte anche il Villa Gresti, un vino a base merlot con una piccola percentuale di carmenere, altro felice esempio di produzione dell’azienda.