SPAZIO 1999: L'ULTIMA ANNATA DEL MILLENNIO
di STEFANO ZAGHINI - 03 marzo 2019
Povero tempo nostro, povere fatiche, povera la terra intera che tutte intere le patisce. Povero tempo nostro e poveri questi giorni di magra umanità che passa i giorni e li sfinisce; lascia che torni il vento e con il vento la tempesta e fa che non sia per sempre questo poco tempo che ci resta. Lascia che torni il vento e con il vento la stagione, di quando tutto appassirà per chi bestemmia le parole.
(Gianmaria Testa, opera postuma)
(Gianmaria Testa, opera postuma)
Prologo
Sulla base lunare Alpha, presidiata dal comadante-astronauta John Koenig, il 13 settembre dell’anno 1999 (in periodo di vendemmia terrestre nell’emisfero boreale) si innesca un'esplosione di incredibile violenza, tale da provocare l'uscita della Luna dall'orbita terrestre. Il satellite inizia la sua deriva nel cosmo e, in questo naufragare senza meta, l'equipaggio della base viene a contatto con civiltà aliene, più o meno ostili, e forme di vita insolite, che indurranno l’intera umanità (posta davanti agli schermi a tubo catodico) a profonde riflessioni filosofiche sul senso ultimo della vita.
Svolgimento
Così dopo 2001 Odissea nello spazio, venne la volta di Spazio 1999.
In questo povero tempo nostro, le parole vanno soppesate con consapevolezza e sempre più utilizzate con parsimonia. Continuare a tracciare parabole del nostro tempo attraverso la fantascienza non vuole essere la blasfemia di aggettivi altisonanti come galattico, cosmico o spaziale, al fine di descrivere un evento enologico. Prima di tutto occorre partire da una Terra biblica, madre di tutti, per approdare poi alla fantascienza, la quale è solo una delle tante possibili metafore evocative per raccontare le esperienze esplorative e sensoriali del vino. Usarla a pretesto infondo si tratta di parlare di noi stessi: proiettare l’inimmaginabile verso mondi tecnologici futuribili e sconosciuti è un po’ come cercare di contestualizzare il difficile rapporto spazio-temporale che lega l’uomo contemporaneo alla natura e al suo ineluttabile destino.
Perché più che avventure interstellari questi viaggi nello spazio sono stati prima di tutto viaggi nella mente dell’uomo, ricognizioni nei meandri della sua fragile psiche, dove i tanti paradossi temporali (le scimmie, la musica di Mozart e Strauss…) erano solo giochi di specchi, allegorie evocative degli stravolgimenti in atto nelle società occidentali di quei tempi per proiettarne le coscienze civili in altre dimensioni. Prima dell’oblio.
Le trame di questi film epocali nascevano senza dubbio dall’ottimismo scientifico legato ai programmi spaziali americani dei primi anni ’60, ma poi declinavano ben presto nei temi utopistici e libertari, nello sperdimento dei simbolismi oscuri del ’68. Le utopie di quegli anni trovano così una potente rielaborazione simbolico-popolare proprio nella fantascienza: nel 1968, Philip Dick pubblica “Do Androids Dream of Electric Sheep? ”, il romanzo che ispirerà in seguito (nel 1982) il capolavoro di Ridley Scott: Blade Runner.
Emblematico, sottolinea Andrea Minuz (docente di storia dell’arte e spettacolo alla Sapienza), come il primo slogan pubblicitario dell’opera visionaria di Kubrick: ‘’An epic drama of adventure and exploration”, venne sostituito l’anno seguente da: “The ultimate trip”, quando cioè i produttori si resero conto che il film attirava soprattutto giovani consumatori di canne e Lsd, più disponibili a sprofondare nei risvolti psichedelici di “2001 Odissea nello spazio“, ad accoglierne l’andamento criptico-ipnotico, in buona sostanza ad abbandonarsi in una film experience esaltata dal SuperPanavision70 e dal Cinerama.
Mentre "2001 Odissea nello Spazio" e il coevo "Pianeta delle Scimmie", paventavano scenari futuri distopici, inquietanti se non minacciosi, dove la citazione “volevamo vivere per sempre e cercare qualcosa migliore dell’uomo” (Charlton Heston nel Pianeta delle scimmie) esprimeva in pieno lo spirito fantascientifico di mondi governati dalle macchine o in cui regnano sovrane le scimmie, Spazio 1999 (la mitica serie italo-inglese trasmessa dalla metà degli anni settanta e ideata dai coniugi Gerry e Sylvia Anderson nel 1973), invece, preludeva ottimisticamente a un futuro contatto tra umani e extra-terrestri e forse ad una loro pacifica convivenza. Una sorta di ponte primordiale teso tra i due lembi estremi dell’evoluzione umana.
Alla base delle sceneggiature di questi film si sviluppa inesorabile la potente formula fisica del concetto spazio-tempo. Una formula che li nutre ne alimenta il blasone e poi li distrugge, ma che potrebbe emigrare per traslazione bislacca (con un po’ di fantasia filosofica) dal mondo fantascientifico a quello enologico. Dunque da “Guerre Stellari” al magico liquido odoroso, che affascina noi devoti eno-appassionati con le sue straordinarie (o meno) capacità di attraversare il tempo.
Se semplifichiamo le tre dimensioni spaziali di lunghezza, larghezza e altezza, come le caratteristiche pedoclimatiche di appartenenza di un luogo vocazionalmente eletto (terroir), e le rapportiamo al concetto di percorso nel tempo (invecchiamento) che si lega inevitabilmente alla trasformazione del prima e dopo del frutto che in quel luogo viene prodotto, applicandoci poi la mano saggia dell’uomo (anche detta “manico del vignaiolo”) rispettosa del ritmo della natura di quel luogo e che può rappresentare il concetto dell'accelerazione in grado di variare la velocità di evoluzione, beh, allora… l’equivalenza eno-relativistica è soddisfatta, o quasi!
Spazio 1999 è dunque una nuova retrospettiva sul vino “di qualità” italiano, ma anche l’escamotage con il quale continuare a dialogare a distanza, attraverso un ideale fil-rouge, con il riuscito primo censimento enologico di qualche anno fa dedicato al millesimo 2001 (link).
Approfondimento
Il millesimo 1999, in concomitanza con la ricorrenza del suo ventennale, è stato recensito nelle degustazioni/evento del 26 ottobre e del 23 novembre scorsi, nelle quali si è aperto e richiuso il sipario sulla rappresentazione scenica dell’ultima annata del millennio.
Si è trattato di un’ampia orizzontale aperta al pubblico degli appassionati e guidata dalla regia esperta di Enocode, che ha selezionato 36 etichette di prestigio dell’enologia nazionale, suddividendole nei due appuntamenti. Un doppio banco d’assaggio, con servizio rigorosamente alla “cieca”, organizzato in batterie da tre campioni ciascuna.
Perseverare per capire meglio. Questo è stato l’assunto ideologico e pratico dei due eventi, dove la resilienza sul bicchiere di un panel ben assortito è stata ancora una volta la finalità indagatrice per degustatori attenti e curiosi. La bellezza dello stare insieme e del confronto reciproco ha arrecato un po’ di ristoro alle fatiche della degustazione seriale, sciogliendo i pregiudizi verso mondi enologici in parte desueti.
Con il contributo di tutti i partecipanti, in termini di commento e punteggio (al di là del gusto e dell’attitudine personale nei confronti del bere contemporaneo), si è raggiunto un censimento postumo, analitico e condiviso, su quella che è sembrata (sempre con il senno del poi) una delle migliori vendemmie dell’ultimo secolo.
Attraverso la capacità di evoluzione e il processo di maturazione dei vini proposti, abbiamo confrontato insieme stili di vinificazione e territori differenti, approfondendo l’unicità dell’annata 1999 - per molti aspetti sorprendente, come a suo tempo ebbe modo di predire l’autorevole critico inglese Hugh Johnson - con un focus specifico sulle due regioni italiane più blasonate: Piemonte e Toscana.
Di certo gli assaggi dei 1999 hanno rilevato ‘vini definitivi’, citando Francesco Falcone, nel senso “di una materia che ha raggiunto biologicamente l’età adulta; vini entrati in una sfera perenne della loro esistenza”, dove le caratteristiche del millesimo si affiancano (prevalendo in qualche caso) ai tratti principali del territorio.
Il bilancio dell’indagine di assaggio ha evidenziato in linea generale vini ancora energici, segnati da un’acidità spesso corroborante e ossature tanniche mascoline. Vini in buona sostanza più freschi e bevibili rispetto ai profili gustativi maturi nel frutto e caldi nel timbro dell’annata 2001. Un responso in aperta controtendenza rispetto ai giudizi espressi dalla stampa al momento dell’uscita di questi millesimi sul mercato.
E’ stata soprattutto la trama minerale della sapidità a donare maggiore intensità di sapore alle batterie degustate rispetto a quelle del censimento precedente.
In generale si è trattato di vini per certi versi dalla dinamica evolutiva più leggera (anche se intimamente introspettivi e introversi), a tratti austeri e rigorosi nei toni caratteriali, ma tutt’altro che crudi.
Vini senz’altro più incisivi e appaganti nella loro complessità rispetto all’espressione statica (estroversa e aperta in prima battuta, ma un po’ scontata e monotona in rapporto con l’ossigeno) della prima vendemmia del XXI secolo.
Conclusioni
Le etichette che hanno raggiunto l’eccellenza (≥90) sono state quattordici su un totale di trentasei, poco meno della metà. Un risultato senz’altro ragguardevole a distanza di venti anni.
In Piemonte sono emersi Barbaresco e Barolo dal carattere energico ma al contempo elegante (paradigmatica l’affidabilità stilistica e l’eleganza coerente dei vini di Gaja). La Toscana ha annoverato vini eccellenti in quasi tutte le sue zone principali di produzione, dal Chianti Classico alla Val d’Orcia, fino a Bolgheri, dove il Sassicaia si mostra in un’edizione più di bocca che di naso, ma dal sicuro potenziale evolutivo.
E’ stata tuttavia la stella del Chianti Classico a brillare più intensamente in questa retrospettiva dedicata ai ’99. Una luce quasi abbagliante, che ha illuminato il firmamento del vino nazionale di metà anni ’90, a confermare, ancora una volta ne fosse necessario, il valore immenso di uno dei territori più vocati ed evocativi al mondo.
Una nota di merito ed un encomio speciale al panel di degustazione: A.Amati, F.Apollinari, P.Baffoni, F.Barducci, A.Calogero, F.Collina, D.Dalfiume, L.Fossati, G.Guariglia, Vito e Anna Marchi, L. Masini, M.Panzeri, V.Rocchi, G.Romeo, G.Sapigni, D.Tavicca, F.Turi, G.M. Turi, M. Turroni, F. Vicchi, S. Zaghini.
Di seguito le 36 etichette con i punteggi in centesimi, espressione media del panel
- Marche : SALTAPICCHIO Igt – Boccadigabbia = 81,5
- Campania : NAIMA Igt – Viticoltori de Conciliis = 88
- Puglia : DONNA LISA Riserva Doc – Leone de Castris = 90
- Piemonte : Barbaresco BRICH RONCHI Riserva Docg - Albino Rocca = 87,5
- Piemonte : Barolo SORI' GINESTRA Docg - Conterno Fantino = 90,5
- Piemonte : Barolo VIGNETO MARENCA Docg – Luigi Pira = 90
- Toscana : SCRIO Igt – Le Macchiole = 88
- Piemonte : BARBARESCO – Gaja = 92,5
- Veneto : Amarone classico - Allegrini = 87
- Toscana : Nobile di Montepulciano RISERVA GRANDI ANNATE Doc – Avignonesi = 85,5
- Toscana : BRUNELLO DI MONTALCINO Docg - Castel Giocondo = 82,5
- Toscana : TIGNANELLO Igt – Marchesi di Antinori = 87
- Campania : MONTEVETRANO Igt – Montevetrano = 91,5
- Romagna : MARZIENO Igt – F. Zerbina = 88,5
- Piemonte : MOMPRA’ Langhe Rosso Doc – Conterno Fantino = 87,5
- Toscana : LUPICAIA Doc – Castello del Terriccio = 88
- Toscana : TENUTA DI TRINORO Igt – Tenuta di Trinoro = 91
- Toscana : SASSICAIA Doc – Tenuta San Guido = 93
- Piemonte : Barbaresco BRIC TUROT Docg – Prunotto = 87,5
- Piemonte : LANGHE Doc – Paitin = 88
- Piemonte : Barolo CIABOT MENTIN GINESTRA Docg – Domenico Clerico = 91
- Sardegna : TURRIGA Igt – Argiolas = 90
- Umbria : Sagrantino 25 ANNI Docg – Arnaldo Caprai = 86
- Toscana : SUMMUS – Castello di Banfi = 87
- Toscana : GUADO AL TASSO Doc – Antinori = 85
- Toscana : PIASTRAIA Doc – Michele Satta = 88
- Toscana : SOLAIA – Antinori = 93
- Toscana : ANFITEATRO Vdt – Le Vecchie Terre di Montefili = 85,5
- Toscana : LE PERGOLE TORTE Igt – Montevertine = 92
- Toscana : PERCARLO Igt – San Giusto a Rentennano = 91
- Toscana : Brunello di Montalcino VIGNETO MANACHIARA Docg - Tenuta Silvio Nardi = TCA
- Piemonte: Barolo BRIC DEL FIASC Docg – Paolo Scavino = 87
- Lombardia : Sfursat FRUTTAIO CA' RIZZIERI Docg – Rainoldi Giuseppe = 88
- Toscana : Cabernet Sauvignon Igt COLLEZIONE DE MARCHI Igt – Isole e Olena = 91
- Piemonte : DARMAGI Doc– Gaja = 91
- Toscana : ORNELLAIA Doc – Tenuta dell’Ornellaia = 85,5
Riferimenti bibliografici:
Gianmaria Testa, Prezioso, Incipit Records 2019
H. Johnson, il libro dei vini 2004, Rosenberg&Sellier
F.Falcone, Intorno al vino , Quinto Quarto 2018
Wikipendia, Spazio 1999
A. Minuz, Utopia e fantascienza, 7 Maggio 2018 : J.G. Ballard, Which way to inner space? in “New Worlds”, n. 118, maggio 1962.
E. Green, a cura di, Planet of the Apes as American Myth: Race, Politics, and Popular Culture, Wesleyan University Press, 1998.
A. Michelson, Bodies in Space: Film as “Carnal Knowledge”, in “Artforum”, vol. 7, n. 6, febbraio 1969, pp. 54-63.