TENIMENTI D'ALESSANDRO, L'ENERGIA DEL CAMBIAMENTO
di VITALIANO MARCHI - 02 dicembre 2018
Immersa nella splendida campagna della Val di Chiana, Cortona rappresenta oramai da anni una perla del panorama vinicolo italiano. Il vitigno simbolo di questo territorio è senza dubbio il syrah, vitigno originario della valle del Rodano, che qui ha trovato condizioni ideali per una produzione di vini di alta qualità.
Senza alcuna ombra di dubbio l’artefice principale della crescita dei vini di questa zona è stata l'azienda TENIMENTI D'ALESSANDRO, che nel 2013 è passata sotto il controllo della famiglia Calabresi.
Ma procediamo con ordine.
L’azienda Tenimenti d’Alessandro sorge su quella che era una delle più grandi fattorie della zona, di proprietà della famiglia aristocratica fiorentina Maggi: 3000 ettari dedicati a colture tradizionali e all’allevamento, una villa padronale, una serie di edifici adibiti a magazzini di stoccaggio, stalle, scuderie e abitazioni dei coloni, tali da costituire un vero e proprio borgo con una cappella privata.
Acquisita nel 1967 dalla famiglia d’Alessandro, la tenuta comincia la sua progressiva trasformazione seguendo un progetto imprenditoriale teso a sviluppare la viticoltura, sperimentando la coltivazione di nuovi vitigni che potessero sostituire i tradizionali sangiovese, malvasia e trebbiano. In collaborazione con l’Università di Milano e con la consulenza di Attilio Scienza, vengono impiantate barbatelle provenienti dai più significativi vigneti francesi e per qualche anno se ne osserva lo sviluppo in rapporto ai terreni selezionati.
Dopo otto anni di studio, si capisce che i vitigni più adatti ad essere impiantati su queste distese ondulate, situate tra i 280 e i 350 m/slm, sono il viognier e il syrah. Il primo trova dimora nel versante orientale dell’azienda, dove l’argilla si miscela con una discreta quantità di sabbie, mentre il syrah si accasa sul versante aziendale rivolto a occidente, in suoli più ricchi di limo.
Da questo momento in poi comincia una lunga battaglia politica per l’inserimento nei disciplinari toscani del syrah, che all’epoca non era prevista neanche come uva da tavola. Finalmente, nel 1995, con il decisivo supporto di Marco Pallanti – illuminato deus ex machina dell’azienda chiantigiana Castello di Ama – la voce “syrah di toscana” viene approvata dal legislatore, per poi arrivare nel 2000 al riconoscimento della Doc Cortona, dedicata alla liaison tra il territorio di Cortona e il syrah, originariamente previsto in purezza e dal 2004 con una quota minima dell’80%.
È proprio da questo momento che la Tenuta d’Alessandro comincia a fare parlare di sé attraverso il proprio vino di punta, “IL BOSCO”, uno Syrah in purezza pluripremiato dalle guide di settore, che assurge ad archetipo di questo territorio.
La guida della cantina dal 1995 al 1997 viene affidata a Federico Staderini, che gestisce con responsabilità un parco vigneti ancora giovane. Al contrario di oggi non si vinificava per parcella ma su una massa unica che poi veniva affinata in barrique di 3/5 anni.
Successivamente, dal 2001 al 2004, diviene consulente enologico Stefano Chioccioli, che orienta le vinificazioni verso uno stile più allineato ai tempi, con uso esclusivo di barrique nuove sia per il completamento della vinificazione, sia per l’affinamento. Il risultato è un vino imponente per struttura e particolarmente adatto all’invecchiamento. Contemporaneamente a "Il Bosco", si sviluppano altri due vini aziendali: “Il Borgo”, secondo vino sempre a base syrah, ed il “Fontarca”, viognier in purezza.
Dopo una parentesi in cui la consulenza enologica viene affidata a Luca Currado dell'azienda langarola Vietti, arriviamo al 2013, anno in cui la proprietà della tenuta passa alla famiglia Calabresi. Il cambio di gestione è il movente per l'apporto di nuova energia e una maggiore coscienza. Da subito vengono apportati cambiamenti importanti: in vigna viene avviata la conversione al biologico, le nuove vigne vengono potate a guyot e impostate con sesti d’impianto meno densi, abbandonando quindi il cordone speronato e gli 8.000 ceppi per ettaro utilizzati sino ad allora, che se da una parte garantivano una buona qualità delle uve, dall’altra sembravano stressare in modo esagerato le piante.
In cantina si cominciano a sperimentare fermentazioni a grappolo intero, per avere uno sviluppo aromatico più vitale e arioso, e macerazioni a cappello sommerso, per stimolare uno sviluppo più elegante della trama tannica. Le micro-vinificazioni consentono di scegliere l’assemblaggio ideale.
Ma lo scatto definitivo verso il cambiamento arriva nel 2015, quando l’azienda viene affidata a un giovanissimo Filippo Calabresi, che dopo una serie di esperienze in campo vitivinicolo svolte soprattutto negli Stati Uniti ed in Francia, arriva a gestire l’azienda di famiglia.
Filippo prosegue nella nuova direzione delle vinificazioni, ma abbandona l’uso esclusivo delle barrique a vantaggio di legni esausti di diverse dimensioni, al fine di ottenere vini più freschi, che privilegino la bevibilità alla potenza.
Oltre a tutta questa serie di processi tecnici, avvia una procedura di revisione del marchio e delle etichette, finalizzata anche a un riposizionamento commerciale dei prodotti della cantina, creando una linea di vini più immediati e una gamma più ambiziosa.
Ma quello che forse è stato il cambiamento più forte è l’uscita dei vini aziendali dalla DOC Cortona. Complice la bocciatura da parte della commissione tecnica di “Valoritalia” del rosso base annata 2016, Filippo ha deciso di rinunciare alla DOC per tutti i vini aziendali, suscitando immediatamente una scia di polemiche, ma al tempo stesso prendendo una strada precisa e senza equivoci che mette al centro dell’attenzione il profilo aziendale.
A fine settembre siamo stati invitati ad una presentazione dei vini prossimi all’uscita, nei quali risulta ben riconoscibile l’idea di proporre vini di grande carattere ma al tempo stesso di grande bevibilità.
La giornata ci ha aperto le porte ad una splendida verticale di 7 annate de “Il Bosco” - oggi semplicemente "Bosco" - che ci ha permesso di ripercorrere una ventina d’anni di produzione di uno dei vini che possiamo definire più rappresentativi del panorama vinicolo italiano.
Senza alcuna ombra di dubbio l’artefice principale della crescita dei vini di questa zona è stata l'azienda TENIMENTI D'ALESSANDRO, che nel 2013 è passata sotto il controllo della famiglia Calabresi.
Ma procediamo con ordine.
L’azienda Tenimenti d’Alessandro sorge su quella che era una delle più grandi fattorie della zona, di proprietà della famiglia aristocratica fiorentina Maggi: 3000 ettari dedicati a colture tradizionali e all’allevamento, una villa padronale, una serie di edifici adibiti a magazzini di stoccaggio, stalle, scuderie e abitazioni dei coloni, tali da costituire un vero e proprio borgo con una cappella privata.
Acquisita nel 1967 dalla famiglia d’Alessandro, la tenuta comincia la sua progressiva trasformazione seguendo un progetto imprenditoriale teso a sviluppare la viticoltura, sperimentando la coltivazione di nuovi vitigni che potessero sostituire i tradizionali sangiovese, malvasia e trebbiano. In collaborazione con l’Università di Milano e con la consulenza di Attilio Scienza, vengono impiantate barbatelle provenienti dai più significativi vigneti francesi e per qualche anno se ne osserva lo sviluppo in rapporto ai terreni selezionati.
Dopo otto anni di studio, si capisce che i vitigni più adatti ad essere impiantati su queste distese ondulate, situate tra i 280 e i 350 m/slm, sono il viognier e il syrah. Il primo trova dimora nel versante orientale dell’azienda, dove l’argilla si miscela con una discreta quantità di sabbie, mentre il syrah si accasa sul versante aziendale rivolto a occidente, in suoli più ricchi di limo.
Da questo momento in poi comincia una lunga battaglia politica per l’inserimento nei disciplinari toscani del syrah, che all’epoca non era prevista neanche come uva da tavola. Finalmente, nel 1995, con il decisivo supporto di Marco Pallanti – illuminato deus ex machina dell’azienda chiantigiana Castello di Ama – la voce “syrah di toscana” viene approvata dal legislatore, per poi arrivare nel 2000 al riconoscimento della Doc Cortona, dedicata alla liaison tra il territorio di Cortona e il syrah, originariamente previsto in purezza e dal 2004 con una quota minima dell’80%.
È proprio da questo momento che la Tenuta d’Alessandro comincia a fare parlare di sé attraverso il proprio vino di punta, “IL BOSCO”, uno Syrah in purezza pluripremiato dalle guide di settore, che assurge ad archetipo di questo territorio.
La guida della cantina dal 1995 al 1997 viene affidata a Federico Staderini, che gestisce con responsabilità un parco vigneti ancora giovane. Al contrario di oggi non si vinificava per parcella ma su una massa unica che poi veniva affinata in barrique di 3/5 anni.
Successivamente, dal 2001 al 2004, diviene consulente enologico Stefano Chioccioli, che orienta le vinificazioni verso uno stile più allineato ai tempi, con uso esclusivo di barrique nuove sia per il completamento della vinificazione, sia per l’affinamento. Il risultato è un vino imponente per struttura e particolarmente adatto all’invecchiamento. Contemporaneamente a "Il Bosco", si sviluppano altri due vini aziendali: “Il Borgo”, secondo vino sempre a base syrah, ed il “Fontarca”, viognier in purezza.
Dopo una parentesi in cui la consulenza enologica viene affidata a Luca Currado dell'azienda langarola Vietti, arriviamo al 2013, anno in cui la proprietà della tenuta passa alla famiglia Calabresi. Il cambio di gestione è il movente per l'apporto di nuova energia e una maggiore coscienza. Da subito vengono apportati cambiamenti importanti: in vigna viene avviata la conversione al biologico, le nuove vigne vengono potate a guyot e impostate con sesti d’impianto meno densi, abbandonando quindi il cordone speronato e gli 8.000 ceppi per ettaro utilizzati sino ad allora, che se da una parte garantivano una buona qualità delle uve, dall’altra sembravano stressare in modo esagerato le piante.
In cantina si cominciano a sperimentare fermentazioni a grappolo intero, per avere uno sviluppo aromatico più vitale e arioso, e macerazioni a cappello sommerso, per stimolare uno sviluppo più elegante della trama tannica. Le micro-vinificazioni consentono di scegliere l’assemblaggio ideale.
Ma lo scatto definitivo verso il cambiamento arriva nel 2015, quando l’azienda viene affidata a un giovanissimo Filippo Calabresi, che dopo una serie di esperienze in campo vitivinicolo svolte soprattutto negli Stati Uniti ed in Francia, arriva a gestire l’azienda di famiglia.
Filippo prosegue nella nuova direzione delle vinificazioni, ma abbandona l’uso esclusivo delle barrique a vantaggio di legni esausti di diverse dimensioni, al fine di ottenere vini più freschi, che privilegino la bevibilità alla potenza.
Oltre a tutta questa serie di processi tecnici, avvia una procedura di revisione del marchio e delle etichette, finalizzata anche a un riposizionamento commerciale dei prodotti della cantina, creando una linea di vini più immediati e una gamma più ambiziosa.
Ma quello che forse è stato il cambiamento più forte è l’uscita dei vini aziendali dalla DOC Cortona. Complice la bocciatura da parte della commissione tecnica di “Valoritalia” del rosso base annata 2016, Filippo ha deciso di rinunciare alla DOC per tutti i vini aziendali, suscitando immediatamente una scia di polemiche, ma al tempo stesso prendendo una strada precisa e senza equivoci che mette al centro dell’attenzione il profilo aziendale.
A fine settembre siamo stati invitati ad una presentazione dei vini prossimi all’uscita, nei quali risulta ben riconoscibile l’idea di proporre vini di grande carattere ma al tempo stesso di grande bevibilità.
La giornata ci ha aperto le porte ad una splendida verticale di 7 annate de “Il Bosco” - oggi semplicemente "Bosco" - che ci ha permesso di ripercorrere una ventina d’anni di produzione di uno dei vini che possiamo definire più rappresentativi del panorama vinicolo italiano.